Tiziano Spillari è un cantautore veronese. Ma è anche un uomo. Nel disco Fuori tempo massimo unisce questi due aspetti rilevanti della propria essenza, completando musiche riuscite e ben arrangiate con i dubbi, le melanconie, i desideri, le speranze di ogni uomo. O meglio, le sue.

Per quale motivo ha aspettato così tanto tempo per dare alle stampe il suo esordio discografico?

«I motivi sono molteplici ed includono le priorità che si danno ai propri interessi, agli incontri che si fanno durante il proprio percorso di vita. Il motivo conduttore che mi ha guidato nelle mie scelte è sempre stato la curiosità, che mi ha spinto ad avvicinarmi alla vita degli altri con una sensibilità particolare per gli ambiti di disagio socio-culturale. Conoscere le persone, le situazioni, per poter interagire con loro e, per quello che mi è stato possibile, condividerne la strada. 

Il cantautore veronese Tiziano Spillari

Nei vari ambiti in cui mi sono dedicato, sono stato animatore sociale, attore, burattinaio, sputa fuoco, musicista, educatore e insegnante. In tutti questi ruoli ho sempre osservato chi mi stava intorno per capire le dinamiche personali e le loro interazioni, creando situazioni in cui le persone potessero acquisire strumenti  efficaci a realizzare le loro aspirazioni. Ho sempre considerato il trascorrere del tempo e i momenti della vita come stanze diverse che si susseguono, specchio di diverse sfaccettature della mia personalità poliedrica.

Ora penso sia arrivato il momento di esprimermi attraverso una musicalità che ho sempre coltivato ma tenuto nascosta come fatto privato. Penso che alla forma canzone che ho scelto in questa prima raccolta di brani come modalità espressiva, oltre a suggerire emozioni o a stimolare loop cerebrali condizionanti, spetti dire qualcosa che ti appartenga, di personale, esprimere un vissuto, del quale devi conoscerne a fondo l’intima ragione. La canzone deve dipingere quello che vedi con gli occhi delle esperienze vissute. Credo che avere qualcosa da dire sia  ancora importante».

Il tema che tratta nel concept del disco è legato al passare del tempo. Cosa l’ha portata a incentrare le canzoni su questo aspetto?

«Abbiamo tutti la sensazione che il tempo scorra più o meno veloce e che questa sensazione sia legata al tipo di coinvolgimento emotivo, fisico e intellettuale che il momento attuale ci porta a percepire. Quindi il luogo, la situazione, lo sviluppo mentale del soggetto, il tipo di condizionamento subito dall’ambiente nel quale maturano gli eventi sono variabili del nostro tempo. Ne consegue che il tempo è soggettivo oltre che essere relativo, dimensione spazio-temporale, anche se lo misuriamo come uno spostamento di lancette di un orologio o lo spazio percorso dalla terra attorno al sole.

Nostro malgrado noi siamo luoghi temporali che in un continuo presente recitano una parte senza copione, all’interno di una scena che si determina in funzione delle nostre interazioni. Personalmente mi coinvolge e mi affascina osservare queste interazioni e mi sembra il momento giusto poter condividere, attraverso il linguaggio musicale, la mia soggettiva visione delle cose». 

* Ascolta il disco sul canale Youtube di Tiziano Spillari 

Come è stata l’esperienza degli studi di Ambrosini? Come si sono svolte le registrazioni?

«Per la realizzazione di questo album mi sono avvalso del mio home studio con  strumentazione analogica e digitale con la quale ho registrato tutte le tracce strumentali curandone l’arrangiamento. Inizialmente ero partito dall’idea di arrangiare  alcuni brani che da tempo erano rimasti  nel cassetto. Poi durante la lavorazione sono usciti uno dopo l’altro 32 pezzi nuovi. 

Determinante è stato conoscere Francesco Ambrosini titolare dello Duck Chagall Studio, che mi ha guidato nella scelta dei brani da pubblicare e permesso di registrare le voci in modo professionale. Attraverso un accurato e prezioso mixaggio il progetto ha quindi preso forma e vita». 

Se dovesse descrivere musicalmente il lavoro, che tipo di indicazioni darebbe?

La copertina del disco di esordio di Tiziano Spillari Fuori tempo massimo.

«Ogni musicista lavora a modo suo per cui le indicazioni che posso dare valgono quel che valgono. Io prediligo sempre lavorare sulla musica. A volte l’idea iniziale può nascere da uno spunto armonico, altre volte melodico, a seguito di un’improvvisazione al pianoforte o un riff ritmico suonando la chitarra. In seguito lavoro sull’armonizzazione. Quando il pezzo è strutturato, scrivo il testo al quale faccio seguire l’arrangiamento, che implica spesso versioni diverse finché non trovo il groove più espressivo». 

Quali sono gli artisti italiani ed internazionali che apprezza di più e quali a suo avviso hanno influenzato il suo modo di fare musica?

«Da ragazzo facevo parte di una band in cui si suonavano cover di blues, rock’n roll, country, swing e indubbiamente qualche influenza di quelle sonorità si nota negli arrangiamenti. Anche se Ambrosini dice che sono sostanzialmente un prog. Effettivamente la musica di formazione e quella degli anni Settanta-Ottanta. Artisti italiani ne ammiro tanti, ma nessuno è in vita».

In una canzone parla indirettamente del mondo dei social. Cosa ne pensa di queste modalità comunicative?

«La canzone in questione parla di un personaggio gregario che vive della vita degli altri e che vuol farne parte senza essere mai determinante. Accetta la comodità di non decidere seguendo il flusso delle cose. Il social in questo caso diventa il divano non tuo sul quale puoi sedere e condizionare la vita degli altri. In una società dove ti credi libero di poter scegliere, ma in realtà vivi in una bolla di scelte obbligate». 

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