Un racconto random per immagini di Verona: Raffaello Bassotto ci ha abituati alle mescolanze, agli accostamenti eterogenei grazie ai quali far emergere i molti volti della città scaligera e di chi la abita. Da oggi, venerdì 1 aprile, dalle ore 19, la sua mostra fotografica Vanitas&Curiosity aprirà fino a fine mese negli spazi di Quasi Fotografo, in via Carducci 29.

Un’esposizione che attinge all’Archivio Bassotto, il quale raccoglie la storia per immagini della nostra città negli ultimi 50 anni. In mostra, lavori che riprendono il Giardino Giusti, il Museo di storia naturale, le reliquie della chiesa di Santa Maria del Paradiso, l’ex fonderia di campane Cavadini, accanto a scatti di soggetti inconsueti, parte del progetto Art vs Recycling, The Secret life of Object. Curata da Nshot Academy, l’esposizione rimarrà aperta per tutto il mese di aprile dal martedì al sabato dalle ore 17 alle ore 19,30.

Dentro e fuori dal tempo

Fotografie, documenti, oggetti, dipinti, libri, scelti da Bassotto, stanno in una intercapedine temporale e di significato sottesa dal titolo dell’esposizione. Tra quella vanitas che tanto ha popolato l’arte pittorica del Seicento olandese ed italiano, in cui il soggetto non è ciò che compare nella composizione, ma nel suo significato di memento mori, di caducità insita nelle cose e nella vita, e la curiosity, la curiosità ma anche l’oggetto, il fatto strano.

Due parole che contengono mondi diversi, tra latino e inglese, antichità e modernità, classicità e multiculturalismo. Una parentesi in cui Bassotto si trova a proprio agio: ricercare i tratti delle diverse umanità è una delle matrici della sua ricerca. Così c’è spazio per l’archeologia industriale, la vita nei quartieri, ma anche volti, persone. Soggetti che compongono un personale museo che tiene insieme il passato con il presente.

«Vedere è inventare la forma inventata»

Raffaello Bassotto dagli anni ’70 insieme al fratello Enzo ha realizzato l’Archivio fotografico del Comune di Verona nel 1980. Uno dei primi interessi è rivolto agli aspetti sociali e antropologici della realtà quotidiana, come il lavoro realizzato a Borgo Nuovo.

Raffaello Bassotto in un ironico autoritratto.

Partecipa nel 1995 alla 46° Biennale di Venezia e collabora al progetto della Provincia di Milano “Archivio dello Spazio”, quindi si dedica alla documentazione del territorio e dei suoi cambiamenti come gli opifici, le manifatture, le industrie, il paesaggio veneto, in una forma di documentazione fotografica del Novecento veronese. Da questa ricerca nasce la più importante collezione privata di fotografie di archeologia industriale di Verona e provincia.

«Quando si trova un oggetto in realtà lo si crea nuovamente, con la propria immaginazione, vedere è inventare la forma inventata», ha dichiarato Raffaello Bassotto in un’intervista di qualche anno fa. Quello che ha creato nel progetto che inaugura questa sera saprà nuovamente sorprendere.

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