Sono passati due anni dalla prima edizione della Biennale internazionale della Fotografia femminile, prevista per marzo 2020 e che a causa della pandemia in corso ha dovuto riformulare il suo programma. Anche per questo, la seconda edizione si sta svolgendo con ancor più slancio e un entusiasmo che vede partecipe tutta la città di Mantova. Inaugurata il 3 marzo, chiuderà i battenti domenica 27 e si distribuisce in diverse sedi della città, quali la Casa di Rigoletto, Casa del Mantegna, Galleria Disegno e l’ex chiesa della Madonna della Vittoria.

Numerose le iniziative a corollario tra cui una open call per il Circuito off, letture dei portfolio, workshop, presentazioni di libri, conferenze e proiezioni sparse in tutto il centro storico della città, molte delle quali organizzate dall’associazione culturale La Papessa, cuore pulsante della Biennale.

Obiettivo sull’inclusività

Ci muoviamo in una società in cui ancora non esiste un’uguaglianza di genere, e la cui narrazione principale si manifesta attraverso uno sguardo maschile, occidentale, etero-normato che genera strutture rigide e stereotipate, dentro cui ci si muove con sempre maggiore difficoltà e da cui è difficile far sentire altre voci. 

Alessia Locatelli, direttrice artistica della Biennale di Fotografia Femminile di Mantova e dell’Archivio Enrico Cattaneo di Milano.

Per questo la Bff si propone da una parte di generare visioni e sinergie differenti, attraverso la prospettiva delle donne e del mondo Lgbtq+.

Dall’altra mira ad aprire nuovi sentieri percorribili indipendentemente dal proprio genere di riferimento, e che diramino i loro contributi in direzioni differenti all’interno di una società in divenire, nei sogni e nei desideri di ogni essere umano che riesca a concepire un futuro inclusivo, in grado di accogliere le istanze di una pluralità necessaria, preziosa e ineluttabile.

Tema della rassegna, l’eredità

La Biennale della Fotografia femminile si presenta in questa edizione con una riflessione collettiva attorno al tema legacy, che in italiano possiamo tradurre come eredità, lascito. Che implicazioni ha il passaggio di testimone tra generazioni? Come ci relazioniamo con le nostre eredità, che forma avrà ciò che lasceremo al futuro prossimo?

La fotografia è uno strumento che si presta bene a tale narrazione.

Per Alessia Locatelli, direttrice artistica della Bff, l’ambizione è di rendere il foto-festival di Mantova una necessità e un solido punto di riferimento, in Italia e nel mondo, nella sensibilizzazione riguardo alle tematiche di parità nelle opportunità e nella libertà di essere ciò che si vuole, e al contempo, offrire occasioni di sviluppo professionale nell’ambito delle arti visive contemporanee.

Foto di Sarah Blesener all’interno del progetto fotografico “Beckon Us From Home”

Alla ricerca di una nuova iconografia

«In questa edizione ospitiamo il collettivo australiano Lumina, che esplora come la costruzione delle immagini in Australia sia intrinsecamente legata a questioni di identità, di luoghi e storie generazionali di rilocazione – dichiara Locatelli -. Raccontiamo dei rapporti d’intimità familiare negli scatti disinvolti di Tami Aftab, della trasformazione della storia collettiva nei lavori documentali di Ilvy Njiokiktjien ed Esther Ruth Mbabazi. Le retoriche legate alle ideologie e tradizioni nei due progetti esposti congiunti di Sarah Blesener e in quello di Daniella Zalcman».

«Presentiamo la ricerca di una nuova iconografia senza tempo nei ritratti di Delphine Diallo, gli abusi della polizia argentina di Myriam Meloni e la testimonianza sull’Iran trent’anni dopo la fine della guerra di Fatemeh Behboudi – continua la direttrice artistica -. Dall’odierno dibattito sulla crisi ambientale affrontato da Solmaz Daryani, alla simbiosi conflittuale con l’ambiente di Betty Colombo sino alla riflessione attorno al patrimonio architettonico e culturale di Flavia Rossi, la Bff offre il suo contributo all’analisi del processo di cambiamento attraverso la lente del concetto di “eredità”, sia essa individuale o collettiva. Il presente e il futuro sono la prole del passato. E le scelte di oggi porranno le basi per il domani».

Prima mostra italiana per Sarah Blesener

Molte delle fotografe presenti a Mantova espongono per la prima volta in una mostra personale in Italia, e questo aspetto sottolinea l’importantissimo lavoro culturale e di ricerca, a livello internazionale, portato avanti dalla biennale.

Anna Volpi, presidente della Biennale della Fotografia femminile e dell’associazione culturale La Papessa

Una su tutte tra le professioniste esordienti in Italia è Sarah Blesener, fotografa documentarista che vive a New York. Dopo la laurea ha studiato alla Bookvar Russian Academy di Minneapolis, concentrandosi sulla lingua russa. Si è diplomata all’Icp di New York frequentando il corso in “Visual Journalism and Documentary Practice”. I suoi ultimi lavori ruotano attorno al rapporto tra le ideologie e i giovani in Russia, Europa orientale e Stati Uniti. Il suo progetto, “Beckon Us From Home”, che espone proprio a Mantova, ha ricevuto il primo premio nella categoria Long-Term Project del World Press Photo 2019.

La retorica militarista tra Russia e Usa

Un lavoro di storytelling impattante quello di Blesener, che si sviluppa attorno all’adolescenza raccontando le sfumature di un’età in crescita e l’innocente spensieratezza delle/i giovanissimi cadetti militari, tra Russia e Usa. Tema oggi di dirompente quanto triste attualità.

Blesener ha visitato le accademie militari e le scuole russe per Toy Soldiers, mentre per “Beckon Us From Home” (progetto iniziato nel 2016 e tuttora in corso) sta mappando i camp che insegnano – sin dai sei anni – i valori americani, la fede e il militarismo negli Stati Uniti.

Le sue delicate narrazioni visive si muovono su fondi contrastanti, dal profondo carattere nazionalista. I due progetti vengono esposti assieme per «indagare le ideologie e le tradizioni che vengono tramandate alle giovani generazioni e per riaccendere il dialogo sulla retorica nazionalista che dilaga in tutto il mondo», come lei stessa racconta.

La seconda edizione della Biennale di Fotografia femminile di Mantova conferma la qualità della sua proposta artistica, che ci auguriamo possa continuare a crescere con il supporto delle istituzioni ma soprattutto del pubblico, che rimane il soggetto di maggiore interesse e al quale l’evento è dedicato con rara generosità.

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