MotoGP: i piloti raccontano le sfide del tracciato dell’Indonesia
La MotoGP farà tappa in Indonesia per il secondo appuntamento della stagione durante il weekend. A raccontare le sfide del tracciato sono i piloti.
La MotoGP farà tappa in Indonesia per il secondo appuntamento della stagione durante il weekend. A raccontare le sfide del tracciato sono i piloti.
Durante il fine settimana, la MotoGP farà tappa in Indonesia dopo venticinque anni d’assenza dal calendario per il secondo appuntamento della stagione 2022. Il tracciato di Mandalika rappresenta una delle novità previste per questa stagione, anche se i piloti hanno già avuto l’opportunità di fare esperienza durante i test prestagionali di metà febbraio.
La tripletta italiana di Losail, incluso il primo trionfo di Bastianini nella massima serie, ha alzato le aspettative per il weekend, ma le incognite sono molteplici, a partire dal meteo. Alto tasso di umidità, vento e rischio pioggia: condizioni che ricordano quelle della Malesia, uno degli appuntamenti più impegnativi dal punto di vista fisico. Nonostante qualche difficoltà nelle prove prestagionali, complice un velo di fango sull’asfalto, i protagonisti del mondiale sono rimasti soddisfatti delle caratteristiche del tracciato. A raccontarne le sfide sono proprio i piloti.
Come per il Gran Premio della Malesia, anche in Indonesia il meteo potrebbe giocare un ruolo chiave durante il weekend, a partire dall’alta umidità. Un caldo torrido che mette alla prova non solo i piloti, ma anche le gomme, considerando che non ci saranno lunghi rettilinei per far raffreddare le coperture. «Il layout della pista è bello, mi piace. Sembra simile ai circuiti dell’Argentia e della Tailandia. È un mix, mi piace, è un circuito molto veloce. L’aspetto più duro è il caldo, molto più di Sepang. Non sarà molto semplice fare 28 giri, specie per le gomme», ha spiegato Francesco Bagnaia, pilota della Ducati, alla vigilia della seconda gara del mondiale.
Con la mescola impiegata durante le prove prestagionali, infatti, la gomma tendeva a surriscaldarsi e muoversi, togliendo fiducia ai piloti. Per reagire alle sfide proposte dal tracciato, Michelin ha deciso di portare una specifica di pneumatici più dura, la quale dovrebbe garantire maggior resistenza sulla lunga distanza.«I giorni di test sono stati molto positivi dal punto di vista degli pneumatici, ma ci siamo subito resi conto che grazie alla combinazione della nuova superficie della pista, il layout veloce e le alte temperature, che le gomme erano troppo sollecitate e surriscaldate. Di conseguenza, abbiamo modificato la dotazione per il weekend di gara», ha spiegato Piero Taramasso, Direttore Motorsport Michelin, illustrando come una nuova carcassa permetterà di controllare le temperature in maniera più efficace.
A differenza del primo appuntamento della stagione in Qatar, il circuito di Mandalika non presenta lunghi rettilinei su cui sfruttare la potenza bruta del motore. Sarà fondamentale, invece, poter contare su una moto pronta nell’erogazione per i numerosi cambi di direzione. Sotto questo aspetto, quelle squadre che tendono a gestire meglio le gomme nella prima parte di gara potrebbero ritrovarsi con un vantaggio sul finale.
Il tracciato propone un disegno molto scorrevole, composto da diciassette curve per lo più ad alta e media velocità, se non per il tratto finale da bassa percorrenza. Due sono le staccate che richiedono grande forza sul freno, ovvero quelle di curva uno e curva dieci, dove i piloti dovranno scendere fino alla prima marcia. Staccate che rappresentano anche le migliori opportunità per tentare un attacco a un rivale. «Devo ammettere che dal punto di vista del disegno, si tratta davvero di un bel tracciato. Non ci sono lunghi rettilinei, ma è comunque una pista molto rapida e ricca di curve in cui non si piega molto, in cui è fondamentale essere rapidi nel riprendere in mano il gas per affrontare la curva successiva. È un circuito strano, non credo di poterla confrontare con nessuna delle altre piste in calendario», ha spiegato Brad Binder, pilota KTM.
Durante la sessione di test, uno dei problemi su cui i piloti avevano espresso i loro dubbi riguardava le condizioni dell’asfalto, ricoperto da un leggero strato di fango che lo rendeva molto scivoloso. Una situazione dovuta in parte al luogo scelto per la realizzazione del circuito, in parte ai lavori necessari ultimare la costruzione dell’autodromo. Ciò aveva spinto i direttori di gara a interrompere le prove per consentire ai commissari di pulire la pista. Come se non bastasse, parte del manto stradale tendeva poi a staccarsi al passaggio delle moto, alzando piccoli sassolini che finivano poi addosso ai piloti. Per correre ai ripari in vista del Gran Premio, gli organizzatori hanno quindi deciso di riasfaltare diverse sezioni del tracciato, aumentando il grip complessivo. Secondo i calcoli svolti dagli addetti, il livello di aderenza sarebbe aumentato di circa l’80% rispetto a quello misurato nei test.
Un lavoro svolto in tempo record, dato che i promoter hanno avuto a disposizione solo tre settimane per ultimare il rifacimento dell’asfalto e la costruzione delle tribune. «Dopo due settimane di lavoro per garantire che il circuito sia nella migliore condizione possibile, sono stati riasfaltati 1.6 km di pista. È stata costruita una nuova doppia carreggiata nella parte anteriore del circuito e ci sono stati altri aggiornamenti per rendere Mandalika accogliente e funzionale», ha spiegato Simon Gandini, direttore generale RMI, ai microfoni del sito ufficiale della MotoGP.
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