Il Parco della Luna
Nel giorno del compleanno di Lucio Dalla vi proponiamo un'analisi ermeneutica di uno dei brani forse meno noti del cantautore bolognese, ma fra i più suggestivi.
Nel giorno del compleanno di Lucio Dalla vi proponiamo un'analisi ermeneutica di uno dei brani forse meno noti del cantautore bolognese, ma fra i più suggestivi.
Sono più di cent’anni
che al parco della luna
arriva Sonni Boi con i cavalli di legno
e la sua donna Fortuna
i denti di ferro e gli occhi neri
puntati nel cielo per capirne i misteri.
Sonny Boy (in inglese significa letteralmente “ragazzo”) è il figlio del sole, quindi non ha un padre né una madre. Infatti è nato, qui vicino, a Ferrara “anzi l’hanno trovato su un muro”. E’ quindi un figlio della sorte, della τύχη, come Edipo e come l’eroe greco ha una sua donna pericolosa: la Fortuna, che è anche sua madre, perché appunto è stato trovato su un muro. È un giostraio. Come figlio del sole (in inglese Sunny Boy il suono del nome, italianizzato – d’altronde è nato dalle parti di Ferrara… evoca questo significato) non può che lavorare nel Parco della Luna: il Luna Park, luogo emblematico dei divertimenti infantili. E Sonni Boi è di fatto un bambino, un bambino istintivo e crudele. Prende la vita a morsi con i suoi denti, ma ha occhi neri e profondi, desiderosi di comprendere il mistero, questo mistero della vita umana.
È nato a Ferrara
anzi l’hanno trovato su un muro
è pieno di segni
e i muscoli corrono sulla sua pelle
Sonny Boy ha disegnato sulle braccia
la mappa delle stelle
di notte va a caccia
e con il cavallo raccoglie chi si è perduto.
Sonny Boy come tutti gli avventurieri (siamo nel 1980 e i tatuaggi non appartenevano ancora al quotidiano) ha il corpo disegnato da mille forme, in particolare, lui, Figlio del Sole e lavoratore nel Parco della Luna, ha una “mappa di stelle” tatuata sulle braccia. I suoi bicipiti poderosi sono illuminati forse dall’Orsa minore e dalla Stella Polare, ma anche da molte altre stelle, quelle stelle che spesso lui scruta con ingenua, spaesata inquietudine. Sonni Boi infatti non può perdersi, lui figlio della sorte è a suo agio dovunque. Essere stato trovato su un muro, l’esser nato senza padre né madre gli dà la totale libertà degli sghiandati e per questo può raccogliere chi si è perduto. Novello Mangiafuoco, con uno dei cavalli della sua giostra può raccogliere e accogliere chi al Luna Park cerca di dimenticare con l’innocente distrazione delle giostre quella terribile giostra che è la vita.
Anch’io quante volte da bambino ho chiesto aiuto
quante volte da solo mi sono perduto
quante volte ho pianto e sono caduto
guardando le stelle ho chiesto di capire
come entrare nel mondo dei grandi
senza paura paura di morire
come uno zingaro seduto su un muro
gli occhi nel cielo puntati sul futuro.
Tutti noi siamo Sonny Boy, tutti noi abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere aiuto per capire. Tutti noi ci siamo persi e ci siamo sentiti perduti. Tutti noi abbiamo pianto, siamo caduti e abbiamo cercato di capire come diventare adulti senza l’angoscia che ci tormenta e inquieta, quella della morte che su tutti incombe e ci annienta e ci siamo sentiti zingari, vagabondi nell’universo; abbiamo, come Sonni Boi, puntato gli occhi nel cielo per cercare di capire che ne sarà di noi, quale sarà il futuro che ci attende. Ma forse non abbiamo trovato una risposta.
Dei suoi mille figli non ricorda un viso
ne ha avuto uno per coltello
ha fatto un figlio per ogni nemico ucciso
Sonni Boi non è cattivo
ha perfino sorriso guardando Fortuna
accarezzandole il viso.
Sonny Boy, si sa, è un lottatore, istintivo e crudele. D’altronde i muscoli corrono sulla sua pelle. Tanti lo hanno sfidato e sono morti e lui crudelmente ha preso le loro donne e le ha fatte sue, lasciando come segno del suo passaggio nel mondo un figlio. Quanti hanno sfidato la sorte e ne sono rimasti vittime! Quanti hanno lasciato segni evidenti della loro sconfitta, dopo aver duellato col Figlio della τύχη, con il Giostraio che fa girare questa strana crudele giostra che è la vita! Ma gli sciocchi sono stati quelli che lo hanno sfidato. Sonny Boy non è cattivo. Anzi, guardando la sua donna, che forse ha tradito tante volte quanti sono i nemici che ha ucciso, sa anche sorridere. Il suo è l’ingenuo sorriso di chi sa che solo Fortuna è la propria donna, fedele e amorevole e la accarezza con la dolcezza sia di un figlio sia di un amante.
Li ho visti abbracciarsi come bimbi
nel parco della luna
tutti e due con una valigia nella mano
con l’aria di chi deve partire
e andare lontano oppure morire
in silenzio, sparire piano piano
sopra il loro cavallo di legno
con la loro pelle scura nella mano.
Sonny Boy lascia la scena di questo tragico Luna Park, abbracciato alla sua amica, compagna, amante. Come due bambini si sono abbracciati e ingenuamente amati, come gli uomini, nonostante tutto, amano la vita. Con il fardello dei loro dolori Sonny Boy e la sua donna Fortuna sono partiti, spariti in silenzio su un cavallo di legno della loro giostra, per un giro che li ha portati lontano. Quella pelle scura che rivela una mano dura e provata dalla fatica di far girare quella giostra che era il senso stesso del loro stare insieme, ora stringe la valigia che insieme li accompagnerà nell’infinito, un infinito domestico e inquietante.
Adesso Sonny Boy e la sua donna Fortuna
saranno a metà strada tra Ferrara e la luna
Quello che si estende tra Ferrara e la Luna: fra la banale e fragile quotidianità della vita e le sue insoddisfatte aspirazioni di eterno.
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