Martedì 1 marzo è stata organizzata una conferenza stampa online da Caritas Internationalis, in collegamento con Caritas Ucraina. E si è trattato di un evento particolarmente “movimentato”. Nell’occasione sono stati invitati a parlare Tetiana Stawnychy, Presidente di Caritas Ucraina, Frà Vyacheslav Grynevych, direttore di Caritas-Spes Ucraina. Sono anche intervenuti Ireneusz Krause di Caritas Polonia e Aloysius John, Segretario Generale di Caritas Internationalis.

Oltre ad una conferenza stampa pubblica doveva trattarsi anche di un incontro tecnico, per descrivere la situazione in Ucraina e coordinare gli aiuti necessari con i vari colleghi della rete Caritas, collegati da tutto il mondo. Fin dall’inizio però qualcosa è andato storto. Dopo pochi minuti di saluti alcuni hacker hanno iniziato a disturbare i relatori, sia inserendosi con proclami anti Ucraina ed insulti ai relatori, sia intasando la chat di messaggistica, clonando i nominativi dei partecipanti .

Foto del collegamento online di Laura Cappellazzo

C’è voluto del tempo prima che i tecnici riuscissero a bloccarli, e la conferenza potesse riprendere. Durante tutta la riunione comunque, gli attacchi sono continuati, anche se attenuati. Il portavoce di Caritas Polonia, per esempio, si è visto oscurare la telecamera durante il suo intervento. Infine c’è anche la misteriosa scomparsa del video della conferenza: inizialmente caricato integralmente su youtube, ora è divenuto inaccessibile. Forse per cautela, forse volutamente, ma dalle premesse tutto lascia pensare ad un colpo di coda dei pirati informatici.

Questa è forse una piccola esperienza che però permette di toccare con mano come davvero questa guerra non sia una guerra “classica stile Novecento”, come commentano alcuni, ma piuttosto una guerra ibrida, in cui i campi di battaglia reali si confondono con quelli sul web.

Tutto ciò ci fa comprendere quanto sia fondamentale, in questi giorni, accertarsi delle fonti delle notizie, verificarne la provenienza, ricercare testimoni diretti di ciò che accade. Era proprio questo infatti, uno degli obiettivi della conferenza in cui Stawnychy e Grynevych hanno potuto alla fine raccontare cosa stanno vedendo e cosa stanno facendo.

Foto Caritas Ucraina

Alcuni esempi: 19 centri polivalenti di assistenza nelle più importanti città dell’Ucraina sono impegnati nella distribuzione di generi di prima necessità, soprattutto verso gli anziani e le persone sole. In 22 case famiglia sono stati ospitati bambini evacuati dagli orfanotrofi pubblici. Caritas Ucraina quindi sta privilegiando l’aiuto a persone sole, senza reti famigliari, bisognose di qualcuno che offra loro un riparo e del cibo.

Ma le due Caritas forniscono anche sostegno alle persone colpite dal conflitto con cibo, acqua potabile, alloggi sicuri e kit igienici. Inoltre offrono un trasporto sicuro per le persone vulnerabili, per raggiungere i loro cari e le aree sicure.

D’altra parte le Caritas di Polonia, Moldavia e Romania hanno attivato una rete di prima accoglienza per quanti varcano il confine in cerca di aiuto (ricordiamo che solo la Polonia ospita da anni almeno 2 milioni di profughi ucraini, nda.). In particolare Caritas Romania, è tra le prime ad essersi attivata in merito alla documentata difficoltà di persone di origine africana o comunque di “Paesi Terzi”, a lasciare il territorio ucraino varcando il confine con la Polonia, perché non autorizzati.

«Rischiamo una colossale catastrofe umanitaria, considerando che la popolazione ucraina era già in condizioni critiche dopo otto anni dall’inizio della crisi, che ha causato oltre 14 mila morti e lo sfollamento di altri 1,5 milioni persone», afferma Tetiana Stawnychy.

Già dalla fine dell’estate 2021, in particolare nell’Ucraina orientale, Caritas stava preparando la risposta umanitaria in vista di una possibile escalation del conflitto, in modo da rafforzare la propria rete e aumentare la propria capacità nonché formare personale e volontari e non trovarsi impreparata.

Foto Caritas Internationalis

«Sono stati posizionati temporaneamente dei centri per accogliere e garantire l’assistenza agli sfollati interni, il cui numero molto probabilmente aumenterà considerevolmente nei prossimi giorni. Prima dell’attacco su entrambi i lati della linea di contatto vi erano già almeno 2,9 milioni di persone che ora necessitano di assistenza umanitaria», aggiunge la Presidente di Caritas Ucraina.

«In questo momento drammatico, continuiamo con coraggio ad aiutare le persone bisognose», aggiunge Frà Grynevych, lodando l’impegno dei 67 membri dello staff e dei 120 volontari di Caritas-SPES. «Le nostre città, case e asili sono state distrutte. Ma nessuno riuscirà a distruggere le nostre aspirazioni di pace e libertà

Tetiana Stawnychy, Presidente di Caritas Ucraina durante il collegamento online. Foto L. Cappellazzo

Purtroppo, alla fine della conferenza stampa, alcune domande sono rimaste senza risposta. Fra tutte: se Caritas Ucraina si stava preparando già dall’estate del 2021, perché il resto della comunità internazionale è stata presa alla sprovvista? Cosa non quadra in ciò che è successo e che viene raccontato? Che prospettive ci sono?

In un’intervista rilasciata alla BBC World, Stawnychy aveva risposto ad una domanda sugli scenari politici futuri con queste parole: «Noi siamo operatori Caritas. Il nostro obiettivo è aiutare le persone che soffrono e che hanno bisogno. Ora non possiamo permetterci di farci troppe domande sul futuro, su quello che sarà. Dobbiamo rimanere concentrati sul presente, su chi ha bisogno di noi adesso.»

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