La ricerca di modi sicuri per permettere alle persone di comunicare e scambiare informazioni in modo protetto. Questo è il lavoro di un crittografo, spiegato da Carla Mascìa, l’assegnista di ricerca in matematica e crittografia, protagonista del secondo episodio del podcast di Ewa – “Stem by me”. Ascolta il podcast.

Quello che forse in pochi immaginano rispetto a questa professione, è che dietro ci sta tanta, tanta matematica!

Mascìa, com’è stato il suo incontro con la crittografia? Vista la recente utilità (e popolarità) di questa materia, è difficile immaginare che fosse il suo sogno da bambina…

«La crittografia è entrata nella mia vita un po’ per caso, come proposta di ricerca di dottorato in seguito alla laurea magistrale in matematica. Sono entrata nel centro di ricerca per le mie conoscenze in algebra, da applicare a un progetto sulla sicurezza dei pagamenti via carta o bancomat. Ed è lì che ho cominciato a impiegare i miei modelli teorici a servizio di questa disciplina – però c’è da dire che è un lavoro di team e che ingegneri e informatici contribuiscono per la parte più pratica.»

Ma per spiegare più semplicemente la sua attività, possiamo definire i crittografi come degli intermediari dei sistemi informatici, degli “hacker buoni”?

«Sì, è così. Cerchiamo di rendere affidabili le transazioni e lo scambio di dati, informazioni, messaggi. E riferiamo prontamente alla comunità scientifica l’identificazione di bug o errori di sistema, in modo che il problema venga risolto a monte. Mi piace anche pensare che il frutto del nostro lavoro si veda tutti i giorni, quando usiamo il bancomat per pagare la spesa, che usiamo un social, o whatsapp – ecco, avete presente quando leggete “Questa comunicazione è crittografata end-to-end”, questo significa che dei crittografi hanno lavorato perché quei messaggi siano visibili solo agli utenti partecipi della comunicazione.»

E quali competenze crede siano fondamentali per essere un buon matematico – e crittografo ?

«Contrariamente a quello che si può pensare, oltre ad una buona capacità di astrazione, sono indispensabili tanta immaginazione e una certa dose di creatività, per trovare soluzioni a quesiti il più delle volte teorici… ma che poi, me ne rendo conto sempre più spesso, hanno una chiara convalida nella pratica.»

Leggi anche la prima storia del progetto Ewa – Stem By Me

Si sente, quindi, di consigliare di intraprendere una carriera nella matematica?

«Assolutamente sì, anzi! Io sono la conferma che non per forza si finisce a insegnare e che, anzi, ci sono sempre più lavori legati alla maestria con i numeri – basti pensare all’analisi dati, al settore medico o a quello statistico. Senza contare le intersezioni fra le varie branchie, sempre più frequenti.»

Si può comunque immaginare l’aura di mistero e incomprensione che circonda questo mestiere. Ci sono dei miti da sfatare o delle curiosità che vorrebbe rivelarci?

«Prima di tutto vorrei ribadire che non lavoriamo in bunker sotterranei circondati da enormi computer! E poi permettetemi di svelare un segreto rispetto alla matematica. Può sembrare una banalità, ma matematica e fisica non sono la stessa cosa e non piacciono automaticamente entrambe.

La fisica si riferisce al mondo pratico e tangibile e usa formule per arrivare a regole. Invece nella matematica cerchiamo di dimostrare teoremi – anzi, in realtà c’è proprio il dilemma se la matematica sia stata inventata o la si scopra, no? Quando si dimostra un nuovo teorema, lo si sta inventando o lo si sta scoprendo? E sono due approcci opposti, due visioni completamente diverse, secondo me… e questa domandina aiuta un po’ a riflettere.»

Nient’altro da aggiungere in difesa della matematica?

«Sì, c’è un’altra caratteristica che mi piace sempre ricordare. Ovvero che la matematica si basta da sola – mi spiego meglio. In fisica, informatica e in tante altre aree di scienza serve la matematica per risolvere i loro problemi. Mentre a noi matematici non servono le altre discipline, utilizziamo solo strumenti puramente matematici.»

Questa chiacchierata ci ha di sicuro aiutato a fare luce nel bunker in cui si nascondono le credenze legate ai matematici e ai crittografi – ma un consiglio per noi e le nostre password?

«Di sicuro, non usare 123456, la vostra data di nascita o il nome del vostro animale domestico. Questi sono codici fallimentari, non serve l’hacker nel bunker per rubarli.»

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