Il pomeriggio esaltante del Bentegodi, culminato con l’esultanza esplosiva di Tameze sotto la sud, è iniziato giovedì, quando De Paoli è stato presentato ufficialmente. Una presentazione tardiva e inutile, dato che il nuovo esterno gialloblù si era già ampiamente fatto conoscere fin dal suo esordio a La Spezia. Incalzato dai giornalisti, il giocatore ha detto di aver apprezzato l’onestà della società riguardo alla sua missione in riva all’Adige: «Sono qui per fare il sostituto di Faraoni». 

Situazione non facile da digerire per un ragazzo che non ha trovato spazi alla Samp, e che sta dimostrando sul campo di potersi giocare benissimo un ruolo in serie A. Eppure De Paoli ha la testa giusta. Qui a Verona si spinge e si copre come se fosse l’NBA? Nessun problema. Qual era la specialità della casa del titolare Faraoni? La chiusura al volo sul secondo palo? Nessun problema.

«Troppo buono – dice Tudor a fine partita – il ragazzo è forte e va incattivito». Ma gli occhi dell’allenatore brillano già. Sa di aver trovato un altro ragazzo dei suoi. Uno di quelli che si mettono a disposizione, mangiano l’erba e non fanno respirare gli avversari. E tutto con una qualità da spellarsi le mani. 

Così nasce il quattro a zero di Verona Udinese. Una miscela di intensità e qualità che hanno solo le grandi squadre. Una capacità di bilanciare la corsa e il pressing con il tocco elegante, mai lezioso, sempre efficace. Uno spettacolo.

Frasario gialloblù: “fare il proprio”

La prima azione spiega tutta la partita, la palla la toccano tutti, la toccano una volta e la toccano benissimo. Segna la riserva di Faraoni, che non è cattivo abbastanza ma forse dovremmo chiederlo a Molina. 

Il resto della partita è solo una conferma: novanta minuti di dimostrazione pratica di cosa significhi il colloquialismo “fare il proprio”.  Lazovic martella, Simeone lotta a tutto campo, Caprari e Barak rifiniscono e insaccano, Gunter ha deciso che Verona-Udinese è l’anticipo del Superbowl e non lascia passare nessuno, Tameze fa il Tameze e Montipò è tra i migliori in campo.

Quattro a zero e il portiere è tra i migliori. Detta così sembra una di quelle partite stregate (e in Friuli probabilmente l’hanno vista così), ma la grandissima prova di Montipò dà ancora più valore alla goleada: l’Udinese è una signora squadra per fisico e per qualità. Il Verona è semplicemente una squadra migliore.

Se il punteggio non bastasse, la differenza tra le due squadre ha lasciato sul campo parecchi indizi: uno tra tutti è il paragone tra Simeone e Deulofeu. Da una parte c’è una punta che non segna da sette partite, vede i suoi compagni di reparto buttarla dentro in tutti i modi e lui niente, la sua reazione è sbattersi a tutto campo, recuperare palloni su palloni, dare il via ai contropiedi e rifinirli con fiato e qualità. Esce tra gli applausi e con la consapevolezza di essere irrinunciabile. Dall’altra c’è un attaccante che, in preda a un incubo che si chiama Koray Gunter, spreca le punizioni calciando malamente in porta, dopo aver fatto salire tutti i difensori che, giustamente, lo coprono di improperi. Mentalità.

La qualità la mettono i ragazzi in questo Hellas, la mentalità la mette il mister. Sul quattro a zero si mangia il sorriso, gli occhi sono infuocati, guarda i suoi sul campo e fa segno: siamo ancora sullo zero a zero. Cose che si dicono? Retorica? Sul quattro a zero, due minuti dopo, Bessa si prende un giallo di cattiveria e intensità.

La vita dopo i quaranta

Ora il popolo del Verona aspetta, aspetta di arrivare a quaranta. L’insopportabile soglia psicologica dei quaranta punti. E poi? Con la salvezza in cassaforte e oltre dieci giornate da giocare, a dare spettacolo saranno ancora una volta la mentalità di Tudor e la qualità dei ragazzi in blu. L’obiettivo mettetecelo voi, al Bentegodi basta continuare a divertirsi. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA