Martedì 8 febbraio è tornato l’appuntamento con I Martedì del Mondo, ciclo di dibattiti di attualità promosso dalla Fondazione Nigrizia. Nel corso dell’incontro, dal titolo “L’Italia sono anch’io“, condotto dalla giornalista Jessica Cugini, si è discusso dell’esperienza delle nuove generazioni di giovani italiani figli di migranti. Presenti all’incontro anche gli alunni del liceo Carlo Montanari di Verona che hanno realizzato, insieme al regista etiopico Dagmawi Ymer e grazie all’associazione Le Fate Onlus, il cortometraggio “Io sono“.

L’incontro

L’evento è stata un’occasione di incontro e di scambio tra gli ospiti e gli studenti, oltre che un’occasione per discutere e approfondire il tema legati alle generazioni figlie delle migrazioni. A tale gruppo demografico si fa riferimento con il nome di “seconda generazione“. Si tratta di persone figlie di immigrati nate e cresciute in Italia, che troppo spesso subiscono fenomeni di discriminazione non solo a livello personale, ma anche a livello normativo e rappresentativo.

Si Mohamed Kaabour

La domanda posta dalla giornalista Jessica Cugini a Si Mohamed Kaabour, presidente del Coordinamento nazionale nuove generazioni italiane, è quindi: «quand’è che “si diventa italiani”?» Il giovane docente nato a Casablanca racconta così la “banalità”, se vogliamo, di un nutrito gruppo di giovani italiani figli di immigrati ma nati e cresciuti in Italia che altro non vogliono che «Uno spazio in cui gli venga concesso di essere italiani, anche a modo loro».

«I genitori di questi – soprattutto – giovani, non sono altro che persone che si sono fatte carico del peso di una migrazione per poter offrire ai figli uno spazio di realizzazione, che è esattamente ciò che anche i genitori italiani desiderano per i propri, prosegue Kaabour».

All’incontro ha partecipato, tramite alcuni brevi contributi video, anche Marilena Delli Umuhoza. Fotografa, regista e scrittrice, è autrice del libro “Negretta. Baci razzisti“, nel quale affronta il tema della discriminazione dei cittadini italiani figli di immigrati.

Marilena Delli Umuhoza, fonte: Facebook

Prendendo ampiamente spunto dalla sua esperienza personale la scrittrice, figlia di padre bergamasco e madre ruandese, affronta il tema della rappresentazione artistica e mediatica che l’ha spinta a scrivere: «Ho scritto questo libro per compensare la totale mancanza di rappresentazione positiva che ho vissuto crescendo. Il “nero” è associato qualcosa di “cattivo” nei media italiani, che
raccontano dell’essere neri solo attraverso una rappresentazione distorta e negativa».

“Io sono”

Io sono“: questo il titolo del cortometraggio sviluppato da alcuni alunni del liceo Carlo Montanari di Verona insieme al regista etiopico Dagmawi Ymer, realizzato anche grazie a Le Fate Onlus e proiettato nel corso dell’evento di ieri sera. Il corto, che affronta con leggerezza ma con empatia il tema delle discriminazioni subite dai giovani figli di immigrati, mette in scena le domande e i dubbi che una ragazza di origini marocchine. Sono domande sulla propria identità, sulla propria appartenenza, che la portano alla conclusione che non è necessario rinunciare a nessuna parte di sé: «Io sono tutto in uno. Sono sempre io».

Dagmawi Ymer, foto di Angela Vicino, Shoot4Change, CC BY-SA 3.0

«L’importanza del progetto – dice Dagmawi Ymer – sta proprio nel processo di creazione, nei retroscena. Sta nel fare esperienza dei problemi delle altre persone»

Insieme a lui, l’importanza di questo processo è stata rimarcata dalle studentesse che vi hanno partecipato, tra le quali alcune hanno portato la propria esperienza diretta in quanto figlie di immigrati.

Presenti anche le professoresse Giovanna Bolzoni e Luisa Conti, che hanno seguito il progetto insieme agli studenti e alle studentesse. Nel corso della serata, hanno parlato dell’importanza della scuola come luogo di formazione, non solo in senso strettamente accademico, ma anche personale, come luogo per formare delle persone attente alla realtà e capaci di affrontarne e indirizzarne i cambiamenti.

Proprio parlando di cambiamenti si è conclusa la serata, con un bilancio di alcuni aspetti infelici della legge italiana che ancora discriminano gli immigrati di prima e di seconda generazione, in primis con l’attuale legge sul diritto di acquisto della cittadinanza. Si tratta di norme che ancora non riescono ad adeguarsi ad una realtà mutata, requisiti minimi indispensabili per cominciare a tappare i buchi e le discrepanze tra le norme e l’Italia reale, composita e ricca di diversità.

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