La notizia è di quelle ghiotte, in attesa di conferma: pare che Save spa, la società che governa l’aeroporto Valerio Catullo senza averne la maggioranza ma in virtù di patti parasociali che sono stati incorporati nello statuto societario, abbia iniziato una trattativa per la cessione delle quote.

La candidata sarebbe Atlantia, società della galassia Benetton che sovraintende alle aziende che operano in ambito infrastrutturale, tristemente nota per le vicende del ponte Morandi e per essere stata liquidata da Cassa Depositi e Prestiti con 8 miliardi di euro per la cessione forzosa di Autostrade per l’Italia e che ha in portafoglio due società aeroportuali di primo piano: Aeroporti di Roma e Aeroports de la Cote d’Azure per un totale (valori pre-pandemia) di circa 60 milioni di passeggeri in transito.

Gli interessi comuni

Che faranno i soci pubblici, che nominalmente posseggono la maggioranza del capitale ma, di fatto, sono senza risorse per intervenire in concorrenza ad un altro privato? Dopo aver dimostrato incapacità di risolvere il vicolo cieco in cui si sono infilati quando hanno individuato in Save il cavaliere bianco che avrebbe dovuto dare una svolta a una gestione che era stata dipinta come fallimentare, mentre pativa soprattutto una crisi di liquidità a cui nessuno ha avuto l’intelligenza e la volontà di trovare una soluzione alternativa? Dalla liquidazione di Aerogest spa, la newco costituita per organizzare la coabitazione con Save di tutti gli enti del territorio, il coordinamento per dare indicazioni a riguardo è una fatica erculea e ognuno potrà prendere una decisione autonoma secondo la strategia che vorrà adottare il futuro detentore della maggioranza relativa.

Auguriamoci che stimoli revanscisti non colgano i responsabili della Camera di Commercio (18,8%) della provincia di Trento (14,2%) della provincia di Verona (9,9%) del Comune di Verona (4,6%)  della Fondazione Cariverona (2,9%) e delle province di Bolzano e Brescia (2,1% ciascuna) e  non raccontino agli abitanti dei loro territori la favola che la presenza pubblica è necessaria per garantire gli interessi comuni: abbiamo visto come hanno saputo difenderli e praticarli in tanti anni, con incarichi e ruoli tra i quali non si sono sapute trovare responsabilità del disastro corrente, tranne quella di un direttore generale la cui azione giudiziaria si sta sgretolando ad ogni grado di giudizio, dimostrandone buona fede, diligenza e correttezza operativa su indicazione degli amministratori del tempo.

Il ruolo del Sindaco

Tra tutti, ha sempre dato l’impressione di avere un ruolo cardine il Sindaco del Comune di Verona e, dati i tempi necessari per arrivare ad una conclusione delle trattative, è ragionevole pensare che sarà un dossier sul tavolo del nuovo Sindaco per il quale è utile ragionare sulle promesse inserite nei programmi delle tre figure con maggiore possibilità di andare al ballottaggio.

Per Federico Sboarina l’aeroporto è un’infrastruttura strategica in cui la presenza dei soci pubblici nel consiglio di amministrazione è indispensabile, sebbene durante il suo mandato non abbia saputo sbrogliare la matassa del patto di sindacato e coordinare la collaborazione con i colleghi degli enti pubblici per dare una speranza di uscire dall’abbraccio mortale della gestione pro-Venezia dell’attuale organo amministrativo: ha aderito con i soldi dei contribuenti all’aumento di capitale deliberato accontentandosi di assistere alle celebrazioni per l’inaugurazione dei grandi lavori che, quando saranno finiti, manterranno la capacità dei passeggeri a 4 milioni l’anno, castrando definitivamente le possibilità di un bacino di utenza con assai maggiore necessità e che non potrà che andare a beneficio degli scali limitrofi, via via più vicini appena saranno terminati i lavori della TAV e della linea ad alta capacità del Brennero (Bergamo, Venezia e Bologna).

Flavio Tosi ha espresso di recente la sua visione in una conferenza stampa dove ha affrontato le strategie sull’aeroporto assieme a quella per la gestione della galassia di partecipate pubbliche del comune di Verona: una nuova cabina di regia finalizzata a recuperare i rapporti con Save, individuata durante la sua amministrazione. Cosa possiamo aspettarci di diverso da chi ha avallato l’accesso di un socio privato al capitale della società in maniera originale rispetto a quanto previsto dalla normativa, senza l’obbiettivo di massimizzare il valore del capitale posseduto dall’ente di cui era a capo? Ma se Save trovasse un acquirente? La paura è che potrebbe investire tutte le sue risorse per mantenere dei rappresentanti nel CdA e quindi inserire i ruoli nella futura società di gestione nel portafoglio delle cariche con cui accontentare i sostenitori. Difficile trovare riscontri ufficiali poiché il sito della campagna del candidato sindaco www.farecontosi.it, invece di illustrare i temi che affronta nelle numerose conferenze stampa e negli inviti agli elettori per votarlo, indirizza ad un sito di annunci per conoscere persone over 50 e 60!

Damiano Tommasi non ha dato molte indicazioni a riguardo, nelle poche notizie di cui hanno beneficiato i veronesi attraverso le interviste che ha rilasciato fino ad ora. Sull’argomento si sono fatti sentire, nel tempo,  alcuni dei componenti della sua coalizione che hanno avuto interesse di occuparsi dell’argomento e che, partecipando ad uno degli 11 tavoli approntati per preparare il programma elettorale, avranno potuto trasferire la loro visione al gruppo dei suggeritori: Gian Pietro Dal Moro, deputato del PD notoriamente e pervicacemente ostile alle soluzioni adottate e sostenitore dell’unica procedura legittima della sollecitazione all’acquisto, aperta ad operatori nazionali ed internazionali; Michele Bertucco, accanito consigliere d’opposizione in perenne servizio censorio che non ha perso occasione di stigmatizzare comportamenti a suo parere attendisti, pavidi e assenti di progettualità della compagine pubblica dai tempi dell’amministrazione del sindaco Tosi e di quella del Sindaco Sboarina.

Verona e il bacino del Garda

E a Verona, al bacino del Garda, ai territori di Brescia, Bolzano e Trento cosa conviene? È un dato di fatto che la presenza di Save non ha portato bene al Catullo: al netto del disastro successivo al blocco dei voli a causa del Covid, l’andamento dell’incremento di passeggeri nel periodo 2014-2019 ha visto lo scalo veronese con l’aumento più basso tra i concorrenti del nord Italia: Bergamo +58%, Treviso (Save) +46%,  Bologna +43%, Venezia (Save) +36% Verona +31%;  alle grandi opere citate nel masterplan precedente l’entrata del socio privato nel capitale, a fronte dei 136 milioni di euro di investimenti approvati dall’assemblea dei soci nel 2013 Save ha risposto con un piano di 66 milioni di euro che sarebbero dovuti essere investiti da subito e un effettivo inizio di spese nel 2021 con la posa della prima pietra del progetto Romeo….

Dopo aver visto interessamenti da parte dell’aeroporto di Monaco, del Fondo di investimento italiano F2i (detentore della maggioranza del capitale di Sacbo e Sea , equivalente di Save ma del nord ovest), dei fondi di investimento australiani AMP Capital e First State e di quello di Hong Kong Sixian Holdings, di cui non è concesso conoscere gli esiti ai comuni mortali, la prospettiva di vedere i Benetton farsi carico dello sviluppo dell’aeroporto veronese è auspicabile e dovrebbe essere caldeggiata da ogni veronese che abbia a cuore la rivitalizzazione dello scalo per gli indubbi vantaggi di cui potrebbe beneficiare l’economia locale, principalmente quella turistica, oltre alla possibilità di tornare alla comodità di viaggiare per il mondo senza faticose trasferte in provincie limitrofe.

Riusciremo a rivedere scali europei nel tabellone delle partenze, coincidenze con gli hub internazionali per i voli di più lunga distanza e un nutrito numero di voli in partenza e arrivo? Lo sviluppo di Verona e del suo territorio, che sta a cuore a tanti politici e viene ripetuto nelle promesse elettorali, risiede nella capacità delle infrastrutture di rispondere alle necessità di spostamento dei viaggiatori, alla appetibilità di attrarre i voli delle compagnie ed all’efficienza con cui vengono gestiti gli asset strategici. I politici e chi ha avuto responsabilità diretta hanno fallito scegliendo chi ha avuto maggiori benefici procrastinando le attività promesse ed operando affinché i voli venissero trasferiti sulle piste di Venezia e Treviso; lascino intervenire chi ha dimostrato di saper gestire aeroporti grandi e importanti con capacità e auguriamoci che non tutto sia perduto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA