Hellas Verona: il mercato minimal nel segno della continuità
Pochi acquisti, poche cessioni: il mercato del Verona si è chiuso senza scossoni, con l’intento di dare continuità alla stagione e qualche alternativa in più a Tudor nei ruoli chiave.
Pochi acquisti, poche cessioni: il mercato del Verona si è chiuso senza scossoni, con l’intento di dare continuità alla stagione e qualche alternativa in più a Tudor nei ruoli chiave.
Con la squadra a riposo per la pausa, la palla in questi ultimi giorni è passata a Toni D’Amico, fresco di premiazione come miglior direttore sportivo italiano agli Italian Sports Awards per il secondo anno di seguito. E, come d’abitudine negli ultimi anni, il diesse gialloblù non ha deluso.
In un mercato dominato dalla Juventus – prossimo avversario del Verona – e sfruttato da alcune società per una completa rifondazione, con Genoa e Salernitana che hanno comprato una dozzina di giocatori ciascuna, l’Hellas ha puntato su una strategia di mercato minimalista, con pochi rinforzi e poche cessioni, puntando tutto sul gruppo che così bene ha fatto nella prima parte della stagione.
Per dare un giudizio alla sessione di mercato dell’Hellas Verona non basta guardare al tris di nomi dei nuovi arrivati, ma è necessario considerare l’andamento della stagione in corso e, soprattutto, i timori di smobilitazione che come ogni anno serpeggiano attorno alle “piccole” che spaventano le “grandi”.
La prima grande buona notizia è questa: il Verona non ha venduto i suoi pezzi pregiati. Barak e Casale, i più richiesti dalle grandi della Serie A e non solo, rimarranno al loro posto almeno fino alla fine della stagione continuando a dare il loro prezioso contributo alla causa gialloblù. Si tratta di una scelta tecnica – troppo importanti queste pedine nello scacchiere di Tudor – ma anche una buona scommessa economica: se i due dovessero continuare su questi livelli (e i presupposti ci sono tutti) D’Amico si troverebbe a giugno con in mano due pepite d’oro.
La temuta smobilitazione non c’è stata, dunque. I timori di una seconda parte di campionato grigia, con una squadra che si accontenta di limitare i danni e capitalizzare sul bottino raccolto nel girone di andata, si sono rivelati felicemente infondati. Le ragioni della scelta della società sono chiare: il Verona, ad oggi, è a soli cinque punti dall’Europa, e ci è arrivato con la forza del gruppo, senza follie ma con scommesse vinte. Non servono sforzi economici particolari per onorare la stagione, basta crederci e continuare nel solco già tracciato.
Le operazioni più importanti del Verona in uscita si sono concentrate su giocatori che non trovavano sufficiente spazio, Ragusa, fuori dai giochi in attacco, e i difensori Cetin e Magnani, uno spedito in prestito in Turchia, l’altro già accasato alla Sampdoria.
Le cessioni in difesa, unite all’infortunio del fondamentale Pawel Dawidowicz, hanno causato un buco in difesa che aveva fatto sbilanciare Tudor già nelle scorse settimane. Il mister, normalmente molto discreto nell’addentrarsi nelle dinamiche di mercato, ha affermato in conferenza stampa la necessità di intervenire in difesa per avere un’alternativa in più rispetto al trio Gunter-Casale-Ceccherini.
Detto-fatto: dal Bayer Leverkusen è arrivato Panagiotis Retsos, un centrale greco che promette di giocarsi un posto da titolare se saprà adeguarsi al superlavoro imposto da Tudor ai tre dietro. L’unico interrogativo riguarda le sue condizioni fisiche, ma in questi casi non resta che dare fiducia allo staff medico dell’Hellas.
Del secondo rinforzo si è già parlato ampiamente. De Paoli è arrivato con una missione chiara e necessaria: far rifiatare Faraoni. Le prime partite dell’ex blucerchiato hanno mandato ottimi segnali alla società, mostrando una buona efficacia in avanti e gamba sufficiente per coprire l’intera fascia. Certo, sostituire un giocatore fondamentale come il vice-capitano gialloblù è un’ardua impresa, ma la scommessa di De Paoli è già vinta e, da quella parte, Tudor può stare tranquillo.
La più interessante operazione del mercato del Verona è senz’altro il trequartista Mateusz Praszelik, giovane under 21 polacco con un ottimo destro e una buona propensione all’inserimento in area di rigore. Interessante non solo per il valore tecnico del giocatore, ma soprattutto per l’impatto che questo nuovo tassello può avere sulle gerarchie del centrocampo gialloblù.
Nel 3-4-2-1 di Tudor un trequartista come Praszelik può essere adattato nel ruolo che ad oggi è coperto da Caprari e Barak, ma con prime scelte così importanti e alternative come Kalinic, Lasagna e Bessa è difficile pensare che Praszelik possa trovare posto in attacco.
L’altra possibilità è che Praszelik sia stato preso come alternativa a Ilic e Veloso, come centrocampista avanzato da far giocare in coppia con un altro regista – il doppio play caro a Tudor – o assieme a Tameze per un centrocampo più equilibrato. In questo caso il messaggio forte e chiaro è diretto Ivan Ilic, su cui la società ha puntato forte e che, fino ad oggi, non ha avuto alcuna concorrenza nelle scelte del mister. Ora per quei due posti in mezzo al campo c’è un nome in più, e Ilic, il futuro del centrocampo del Verona, è chiamato a diventare il presente.
A D’amico, insomma, bisogna ancora una volta fare i complimenti. Dopo il capolavoro di inizio stagione, il mea culpa lampo e la sostituzione di Di Francesco dopo sole tre giornate, il diesse gialloblù ha dimostrato di avere le idee chiare e di essere così intelligente da saperle mettere in discussione, preparando alternative per il presente e per il futuro.
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