Terzo giorno di votazioni, terzo giorno di vittoria del partito trasversale della scheda bianca. Ieri 412 grandi elettori hanno scelto di non scegliere e oggi ripartiranno le votazioni, questa volta a maggioranza semplice. Con 505 voti l’Italia avrà il suo tredicesimo Presidente. Ma la votazione di mercoledì non è stata inutile, anzi ci ha detto molte cose.

La candidatura di Mattarella prende forza           

Mattarella, Presidente uscente, ha fatto capire in ogni modo possibile che lui non è disponibile ad un secondo mandato. Nei mesi scorsi ha citato ripetutamente i suoi predecessori Segni e Leone che chiesero la non rieleggibilità del Capo dello Stato, poi dalle parole è passato ai fatti. Il Presidente ha deciso di seguire le prime due giornate di votazioni da Palermo e non da Roma, mentre i suoi collaboratori pubblicavano su Twitter foto di scatoloni pieni e di scrivanie del Quirinale ormai vuote. Nonostante questi messaggi decisamente espliciti, i grandi elettori non sembrano capire l’antifona e, giorno dopo giorno, il nome di Mattarella acquista sempre più quota.  Mercoledì il suo nome è stato ripetuto per 125 volte dal Presidente della Camera, Roberto Fico. Il messaggio appare chiaro: la situazione si sta complicando, Mattarella rappresenterebbe la continuità e una guida sicura in un momento difficile. Se lo scenario dovesse ulteriormente aggrovigliarsi non è da escludere un risultato plebiscitario per il Presidente uscente che a quel punto avrebbe difficoltà istituzionali a declinare la nomina, una situazione che non si è mai verificata nella storia della Repubblica.       

Il caso Crosetto: i conti non tornano

Mentre Fico ripeteva il nome di Mattarella, un altro dato catturava però l’attenzione. Nella mattinata di ieri, Fratelli d’Italia ha deciso che, contrariamente a quanto annunciato da tutti gli altri partiti, avrebbe iniziato a contarsi internamente e per questo annunciava di votare Guido Crosetto. Sulla carta, Fratelli d’Italia conterebbe 63 grandi elettori, lecito quindi aspettarsi che Crosetto avrebbe raccolto intorno la sessantina di preferenze. Errore. Il nome di Crosetto raccoglie 114 preferenze, praticamente il doppio. La domanda che inizia a circolare in Parlamento è chi possano essere i 51 grandi elettori di differenza. Diverse chiavi di lettura: la più estrema è quella che vede parte di Forza Italia e Lega mandare segnali di insofferenza verso i rispettivi leader e vedono nella Meloni una guida più decisa. A gettare acqua sul fuoco e allontanare i sospetti ci pensa la stessa leader di Fratelli d’Italia che giustifica la sorpresa con una capacità di attrarre voti da parte di tutto il centrodestra in grado di scavalcare le divisioni partitiche. Vedremo.       

Lo scontro finale, una scelta pericolosa

Nel frattempo, subito dopo la votazione, inizia a circolare la possibilità che giovedì sia il giorno dello scontro frontale: i due blocchi contrapposti, uno contro l’altro fino all’ultimo voto. I due schieramenti (centrodestra e centrosinistra) presenterebbero i loro campioni e li manderebbero nell’arena di Montecitorio a sfidarsi.
Un’opzione affascinante ma ad alto rischio. Nel migliore dei casi, vorrebbe dire che il prossimo Presidente di tutti gli italiani sarebbe frutto di un voto stringatissimo che inevitabilmente avrebbe ripercussioni anche sugli equilibri di governo. Nel peggiore dei casi, entrambi gli schieramenti potrebbero uscire con le ossa rotte, qualora nessuno delle due parti portasse a casa il risultato, gettando ombre e sospetti reciproci su tutta l’Assemblea.         
Nella serata di ieri, il rischio di duello all’ultimo sangue pare però scongiurato dall’assemblea del PD dove il Segretario Enrico Letta conferma la scheda bianca anche per la giornata di oggi.

La proposta della Lega

L’autonominato king-maker Matteo Salvini assicura intanto di avere pronto “un coniglio nel cilindro”. Il coniglio della situazione sarebbe il costituzionalista ottantaseienne Sabino Cassese. Una candidatura a prima vista molto tecnica, ma che potrebbe contare su una certa forza. Innanzitutto, potrebbe non dispiacere troppo a Italia Viva. Nel 2016, infatti, lo stesso Cassese si espresse a favore della riforma costituzionale di Renzi e lo appoggiò pubblicamente nella campagna referendaria. Poi, il costituzionalista vanta un curriculum di tutto rispetto in linea con un profilo quirinalizio: Ministro della Funzione Pubblica nel Governo Ciampi, Giudice alla Corte Costituzionale, Professore universitario, ecc. Dulcis in fundo: Cassese è molto in là con gli anni, nel 2029 avrebbe 93 anni, magari potrebbe pensare a dimissioni anticipate concordate già ora. In quel caso, il naturale sostituto potrebbe essere Draghi, incentivando quest’ultimo a restare a Palazzo Chigi e blindando il governo fino a fine legislatura. Piano arzigogolato ma non inverosimile. Resta da capire se PD e M5S siano pronti ad accettare la sconfitta di vedere il centrodestra, e la Lega in particolare, intestarsi la vittoria delle Presidenziali ad un anno dalle elezioni politiche. Sembra invece finita, ancora prima di iniziare, la candidatura della Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, lanciata in maniera velata dallo stesso Salvini nella giornata dell’altro ieri e caduta in fretta nel dimenticatoio.

Draghi e Casini: il tecnico e il politico si scaldano in panchina

L’assente di giornata è proprio Draghi, per tutto il mercoledì praticamente non nominato e che sembra finito a margine delle analisi e delle possibilità politiche. Anche qui, potrebbe trattarsi di tatticismo: dopo l’attività intensa delle settimane e dei giorni scorsi, Draghi potrebbe decidere di aspettare a ritornare in partita, far passare la giornata di giovedì ed eventualmente provare a rientrare in corso d’opera a partire da venerdì. Venerdì che si annuncia essere la giornata decisiva: il Segretario del PD Letta si dice sicuro che quella sarà la giornata giusta per dare al Quirinale un nuovo inquilino e il nome che ha in mente sarebbe Pierferdinando Casini. Casini potrebbe accontentare tutti: Presidente della Camera eletto per volontà del Governo Berlusconi nella legislatura 2001-2006, attualmente eletto tra le file del PD è il decano dei parlamentari italiani, con 38 anni di carriera consecutivi tra Camera e Senato.

Leggi anche Quirinarie – Giorno 2

© RIPRODUZIONE RISERVATA