Dopo la batosta della scorsa settimana contro la modesta Salernitana, il Verona ha colto la seconda vittoria di fila in trasferta contro il Sassuolo, una formazione che sulla carta ha una potenza tecnica ed economica estremamente superiore a quella dei gialloblù. Per fare un rapido esempio basti pensare che i neroverdi possono normalmente mettere in campo una fetta consistente dell’attacco della nazionale, con Berardi (assente contro l’Hellas), Scamacca e Raspadori. 

Le vere concorrenti dell’Hellas 

La vittoria contro il Sassuolo dunque non è solo una panacea per il morale e l’ottima classifica del Verona, ma rappresenta simbolicamente un grande successo dei gialloblù dal punto di vista del progetto e della gestione. Considerarsi concorrenti dirette di una squadra come il Sassuolo, partendo da una disponibilità economica ben diversa, testimonia l’ottimo lavoro svolto da D’Amico e il suo staff in questi tre anni di vero consolidamento in Serie A.

Se è vero che su mille partite giocate in serie A dal Verona, quella del Mapei Stadium è la numero 250 della gestione Setti, è evidente che il contributo dato alla storia e alla posizione sportiva del Verona dall’attuale società – tra alti e bassi – è assolutamente positivo. Proprio per questo sarebbe un errore accontentarsi

Per il terzo anno di fila l’Hellas può fare affidamento su un gruppo di calciatori di grande valore per la categoria e può puntare al prestigioso risultato di terminare la stagione nella parte sinistra della classifica per la terza volta di seguito, e tutto questo senza quei conti in profondo rosso così comuni tra le big della Serie A. 

Battere il Sassuolo con l’autorità con cui c’è riuscito il Verona, giocando per un tempo a una porta sola, è l’ennesimo segno del valore di questa squadra, una squadra che a volte cade e lascia punti per strada, a volte è più brillante e a volte meno, ma che non si snatura mai e non lascia mai alcun dubbio sul proprio valore assoluto. Una squadra le cui concorrente dirette certamente non sono Spezia, Salernitana e Venezia, checché se ne dica. 

Basi solide e responsabilità

Dal punto di vista tecnico l’Hellas sul campo non ha molto da invidiare al Sassuolo, e di questo il direttore sportivo gialloblù può davvero andare fiero, essendo riuscito a compensare la differenza economica con la competenza e l’organizzazione. Una serie di scommesse vinte in attacco, esperienza e muscoli a centrocampo, giovani del settore giovanile che diventano fondamentali pedine in difesa: il Verona sta procedendo su un sentiero di successo sostenibile, è evidente.  

Eppure, per diventare a tutti gli effetti una squadra d’alta classifica, al Verona manca qualcosa: il coraggio e la consapevolezza. La consapevolezza di essere una squadra provinciale con un pubblico, un’organizzazione e un organico da grande. Il coraggio di ammettere il proprio valore e di smetterla di accettare il piccolo cabotaggio come una sentenza a vita. 

Il Verona è una realtà importante di questa Serie A. Ha la sua identità definita e un patrimonio di giocatori che possono garantire l’ossatura della squadra per gli anni a venire. Per fare il definitivo salto di qualità e necessario pensare da grande, senza ambire subito a qualificazioni europee – anche se non sia mai – ma ponendosi magari l’obiettivo concreto di migliorare la posizione dell’anno precedente, invece che ripetere come un mantra che l’unico obiettivo è la salvezza, non facendo altro che porre le basi per finali grigi di campionato e per svendite di massa.

Uno degli stadi più affascinanti del mondo – Old Trafford – è soprannominato “Il teatro dei sogni”, un monito a chiunque si occupi di questo sport perché non si scordi che senza i sogni il calcio non è poi così interessante. Nel caso delle piccole squadre si può sempre sognare, anche quando non ci sono speranze, ma quando le speranze ci sono, puntare in alto è un imperativo. 

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