Lo confermano i dati raccolti negli ultimi venti anni elaborati nell’ambito del programma europeo Prepair sulla qualità dell’aria nell’Italia del Nord e in Slovenia che analizza anche le molteplici cause di un problema complesso; tutto ciò anche grazie alla elaborazione di migliaia di dati provenienti dal quotidiano lavoro delle varie ARPA regionali che misurano costantemente, con le apposite centraline, i livelli di concentrazione dei vari inquinanti.

La percezione dei cittadini

L’indagine “Valuta l’aria“, lanciata attraverso Facebook da Art-ER nell’ambito del progetto “Life Prepair” che tra novembre 2018 e gennaio 2019 ha misurato la percezione nel bacino padano sul tema della qualità dell’aria. Sono stati raccolti oltre 7.300 questionari dai quali emerge che i cittadini del bacino del Po hanno la percezione che la qualità dell’aria sia in peggioramento nonostante, che i dati oggettivi, pur nella criticità del bacino padano, indichino tutt’altro.

Vi è stato un calo degli inquinanti?

Si, da questo importante lavoro di raccolta ed elaborazione dati emerge che negli ultimi 20 anni la qualità dell’aria nelle regioni della Pianura Padana migliora in modo continuo ed evidente; inquinanti ad alta pericolosità, tipici degli anni ottanta, come benzene, monossido di carbonio e biossido di zolfo, hanno valori ben al di sotto dei limiti di legge. In particolare l’anidride solforosa che fino agli anni ’90 rendeva acida la pioggia da Torino a Venezia, da Verona a Forlì, è diminuita notevolmente, come pure gli altri inquinanti ossidi di azoto, ammoniaca, anche le polveri fini diminuiscono, ma con un trend inferiore e con superamenti annui ancora  superiori alla normativa.

Perché sono calati gli inquinanti?

1) Diminuzione delle grandi fabbriche ad emissioni molto alte di inquinanti; una volta avevano sede poco fuori le grandi città, oggi hanno delocalizzato le produzioni.

2)  Diminuzione delle vecchie caldaie a carbone e quelle a gasolio che sono diventate sempre più rare perché sostituite con altre a rinnovata tecnologia emissiva.

3) Miglioramento dei motori del parco auto che risultano avere prestazioni migliori producendo meno inquinanti grazie che allo sviluppo, da che parte di aziende specializzate, di nuove tecnologie con  impatti emissivi sempre più ridotti.

4) Sostituzione degli autobus molto inquinanti, a seguito dei molteplici piani di risanamento, ciò ha  permesso la riduzione degli ossidi di azoto e delle polveri sottili specie nelle aree urbane.

La riduzione vi è stata anche in Veneto?

Si, per esempio, per il PM10 vi é stato un calo dei superamenti del limite annuo di 35 giorni di almeno un quarto rispetto ai primi anni 2000 quando si verificavano superamenti annui della media giornaliera ( che é di 50 microgrammi su m3) di ben 150-200 giorni. Anche l’ultimo report di ARPAV sul bilancio polveri del 2021 PM10 regionale 2021 va in questa direzione; vi è comunque da rilevare che negli ultimi anni, siamo, nonostante il calo, ancora fuori della normativa europea poiché si registra un plateau strutturale con superamenti tra i 40 e 50 giorni annui.

Andamento regionale dei superamenti del PM10

La situazione a Verona

Anche la qualità dell’aria di Verona segue l’andamento regionale, si notano dal grafico qui sotto i valori molto elevati negli anni iniziali del 2000 seguiti da un costante miglioramento; nel grafico sono riportati anche i giorni di pioggia utili a capire come alcuni anni presentino una decisa diminuzioni delle polveri, come avvenuto nel 2014 grazie al dilavamento operato da ben 120 giorni piovosi;  tuttavia vi è ancora da lavorare nel ridurre le sorgenti inquinanti perché negli ultimi anni siamo, ancora fuori della normativa europea essendoci superamenti tra i 40 e 50 giorni annui. Nel 2021 presso la stazione di traffico urbano di B.go Milano si sono avuti 51 giorni di superamento, inferiori a quelli del 2020 (73) e del 2019 (59). Anche la stazione di fondo urbano ARPAV di Giarol ha visto un valore di 47 superamenti, più basso rispetto ai due anni precedenti; ricordiamo che tale stazione è utilizzata ufficialmente come stazione di riferimento per la valutazione del raggiungimento dei livelli di allerta del PM10.

Cosa è emerso sulle fonti emissive del PM10

Da queste ultime indagini del rapporto Prepair si evidenzia come le principali fonti di inquinamento da PM10 siano quelle che molti cittadini non sospettano e cioè il trasporto merci, l’allevamento e l’agricoltura, i caminetti e le stufe a legna e a pellet, mentre sono in secondo piano le fonti di inquinamento cui in molti attribuiscono un peso maggiore, cioè le auto e gli impianti di riscaldamento a gas o gasolio. Questo, dicono gli esperti, è uno dei motivi per cui hanno modesto effetto sull’aria strumenti come le piste ciclabili e i blocchi del traffico.

Fonte: Prepair

L’aria migliora?

Si, ma non basta. Lo conferma una condanna per i superamenti dei limiti di legge ricevuta un anno fa dall’UE. L’aria padana resta fra le peggiori d’Europa. E purtroppo lo resterà a lungo. Bisogna lavorare ancora molto perché troppo spesso sono superati gli obiettivi europei e il piano padano , per la sua natura di bacino chiuso, fertilissimo, umido e brulicante di vita vegetale ed animale  è condannato ad avere spesso un’aria pessima: di recente l’OMS ( Organizzazione Mondiale della Sanità) ha abbassato i livelli sanitari di qualità dell’aria, cioè il massimo di inquinanti tollerabili per poter definire sana l’aria. I nuovi livelli OMS sono così bassi che, per quanto riguarda la Pianura Padana, sarebbero inferiori perfino ai composti naturali di “fondo” del bacino padano stesso. Un motivo ulteriore per dare un piccolo contributo,  eseguendo giornalmente quelle buone pratiche che tutti noi, specie i giovani, possono fare.

Fonte: Arpav

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