Un errore fatale di Magnani, un gollonzo in mischia, una lettura forse sbagliata da parte di Tudor, tanto orgoglio e qualità, poca fortuna. Basterebbero poche parole per riassumere i novanta minuti del Verona a Torino. Eppure del gelido domenica-pomeriggio dell’Olimpico si potrebbe parlare per ore intere, tra dichiarazioni d’amore perduto, misteri, insinuazioni e, dietro l’angolo, un’altra sfida complicatissima.

Matthew Mcconaughey interpreta Ivan Juric… 

Il Verona ieri sera sembrava intrappolato in una di quelle insopportabili commedie romantiche natalizie, con il protagonista deciso a far ingelosire l’amore perduto mettendosi in ghingheri, sfoggiando un nuovo partner e finendo immancabilmente per umiliarsi cadendo di faccia in qualche torta. O, in questo caso, prendendo un rosso al 25esimo. 

Per rendersi conto della situazione basta dare un’occhiata al livello di melensaggini raggiunto dal caro Juric in conferenza post partita: «Sono stato uno stronzo… sentivo dentro che me ne dovevo andare… Verona mi ha dato tanto… Con te sono stato benissimo…». Mancava solo l’immancabile “Non sei tu, sono io” e il quadro sarebbe stato completo. Praticamente, più che un posticipo di serie A, sembrava “Sex and the City”. 

Nel pieno rispetto del copione da rom-com zuccherosa, l’Hellas ha dimostrato sul campo di valere ben di più della nuova fiamma di Juric, e, anche se questa volta i tre punti sono rimasti a Torino, i gialloblù sono tornati a casa consapevoli di aver buttato via un’opportunità di vittoria in trasferta contro una squadra incapace di creare una sola occasione da gol in oltre un’ora di superiorità numerica. 

Giallo Barak o complesso da provinciale?

Oltre al rosa, Torino Verona si è anche tinta di giallo, almeno sui social. Il forfait di Barak, arrivato a sorpresa all’ultimo momento, ha dato la stura a sospetti e insinuazioni da rotocalco. 

Ufficialmente il ceco è rimasto fuori per il riacutizzarsi di un problema alla schiena, e non si sono in questo momento elementi per affermare il contrario, ma tra i tifosi aleggia il sospetto che si tratti della classica esclusione del giocatore già ceduto.

Che si tratti di insinuazioni infondate o che ci sia un fondo di verità, questi sospetti dimostrano una cosa sola: l’ambiente Hellas ha una scimmia sulle spalle che viene dal 5 maggio 2002 e che si trascina fino alla fuga notturna di Jorginho al Catullo. 

Ad oggi l’Hellas non è ancora riuscito a togliersi quello spirito da piccolo cabotaggio e a credere nella dimensione nazionale del club, fondamento imprescindibile per qualsiasi programmazione a lungo termine. E l’impressione è che l’addio di Juric alla fine della scorsa stagione sia stato causato proprio da questa mentalità. 

Il verdetto del campo

Lasciando da parte il giallo e il rosa, ma concentrandosi sul verde del terreno di gioco, Torino-Verona ha lanciato numerosi segnali, alcuni dei quali confortanti, altri più critici. 

Tudor, che dopo quindici partite abbiamo imparato a conoscere, ha dimostrato una volta di più di avere la sua forza nell’idea di gioco e nella gestione del gruppo, ma di poter migliorare nelle scelte a partita in corso. Già contro Atalanta e Venezia c’erano stati dei dubbi sulle scelte di formazione, e ieri, dopo l’improvvida espulsione di Magnani e il gol di Pobega, la decisione di togliere sia Lasagna che Caprari, lasciando Simeone completamente isolato contro lo sterile torello dei granata, non si è rivelata vincente. 

La tattica del Verona è stata di far sfogare il Torino, tenendo in difesa ed evitando che la squadra di Juric potesse dilagare sulle ali dell’entusiasmo. Dopo aver assorbito il colpo, e una volta che il Torino si fosse stancato, l’Hellas avrebbe dovuto colpire in profondità, cercando di interrompere le trame più imprecise dei granata. 

Un piano di battaglia solido, ma forse portato a termine con un po’ di ritardo e rinunciando troppo a lungo a giocatori capaci di dare profondità, senza contare che, in questo momento della stagione, sembra davvero impossibile rinunciare a Caprari e a Tameze, titolare obbligatorio in mezzo al campo vicino a Veloso. 

I ragazzi in campo, dal canto loro, hanno fatto una partita encomiabile. Hanno tenuto viva fino all’ultimo respiro una gara che sembrava già compromessa al 25esimo del primo tempo, dopo una doppia mazzata che avrebbe messo al tappeto chiunque. Cuore, gambe e polmoni: cos’altro chiedere a un gruppo?

Contro la Fiorentina sarà emergenza difesa

Purtroppo la peggior notizia della serata, oltre al rosso sciagurato, è stata l’ammonizione ingenua di Ceccherini, già diffidato. L’ennesimo colpo a una difesa ormai quasi completamente indisponibile: privo di Gunter, Dawidowicz, Magnani e Ceccherini, Tudor dovrà reinventarsi una linea difensiva di sana pianta. 

Tra i titolari e i loro immediati sostituti, l’unico disponibile è l’ottimo Casale, mentre saranno chiamati a rapporto giocatori che non hanno quasi mai visto il campo come Cetin e Sutalo, che, per la verità, contro il Torino ha dato segnali confortanti. Sarà questa difesa rabberciata ad affrontare la Fiorentina mercoledì al Bentegodi, e con un pessimo cliente come Vlahovic servirà una prova di altissimo livello. 

Naturalmente la partita contro la Fiorentina non è mai una gara come un’altra, l’atmosfera da gemellaggio la rende una delle occasioni più belle della stagione, almeno sugli spalti, ma sul campo non ci sarà spazio per i sentimentalismi

Il Verona ha bisogno di punti per rimanere attaccata alla battaglia per la parte sinistra della classifica, e, di sguardi languidi e sviolinate, francamente, ne abbiamo già avuto abbastanza a Torino. 

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