Al Teatro Camploy “Find me: on the nature of wolves”
Intervista a Mirko Fin, autore della mostra fotografica collegata al tema dello spettacolo, che si terrà nel foyer del teatro.
Intervista a Mirko Fin, autore della mostra fotografica collegata al tema dello spettacolo, che si terrà nel foyer del teatro.
Malgrado la giovane età, ha poco più di trent’anni, Mirko Fin è un fotografo professionista già da diverso tempo, nonché docente di Fotografia presso la scuola Nshot Academy di Verona.
Lo abbiamo incontrato per farci raccontare della sua prossima esposizione, che si terrà nel foyer del Teatro Camploy Martedì 21 dicembre, in concomitanza con lo spettacolo di danza Find me: on the nature of wolves della Fòov Dance Company.
Fin, ci racconta com’è il Suo approccio all’ottava arte e se è cambiato in questi tuoi dieci anni di attività?
«Da sempre il mio modo di intendere la fotografia è basato sull’essere fluidi. Dico spesso che sono una persona che si annoia facilmente e questo mi ha portato a indagare ogni ramo della Fotografia a disposizione, tutte le volte che si presentava l’occasione. Fare fotografia significa raccontare una storia e di storie, là fuori, ce ne sono troppe per fissarsi su una cosa sola.»
Cosa l’ha portata a collaborare con una compagnia di danza?
«Tutto nasce il giorno in cui ho conosciuto Lucia. Curiosamente è successo all’interno di un teatro, quasi fosse un cerchio che si chiude. Grazie a lei ho scoperto il mondo della danza contemporanea e ho aperto una nuova fase della mia Fotografia: ho iniziato a raccontare storie attraverso il movimento del corpo. Questo è il quinto progetto originale che realizziamo assieme, ma non ho dubbi che non sarà l’ultimo. Fotografare il corpo in movimento è una sfida continua che non vogliamo smettere di affrontare.»
Qual è il tema dello spettacolo e come si collega a quello della mostra?
«Credo che il cuore pulsante di questo progetto sia il desiderio di armonia. Sia lo spettacolo che la mostra si prefiggono di far interrogare lo spettatore su ogni aspetto del proprio essere, compresa la parte animale che abita in ognuno di noi. Solo accettando intimamente anche questa parte, troppo spesso nascosta e soppressa, potremmo davvero dirci in armonia con noi stessi e con il mondo che ci circonda. Per farlo abbiamo creato un parallelismo visivo tra l’uomo e l’animale, per aprire gli occhi dei nostri spettatori.»
Dove nasce l’idea del rapporto tra uomo e animale?
«È un tema che, in qualche modo, abbiamo sempre sentito. Per questo ci sono voluti tre anni di studi e ricerche per poter capire come dargli forma. Abbiamo incontrato persone meravigliose lungo questo percorso che sono state essenziali per la costruzione, tanto dello spettacolo, quanto della mostra. Daniela Ciotti, allevatrice cinofila, appassionata ricercatrice autrice di quattro libri dedicati al Cane Lupo Cecoslovacco, ci ha aperto le porte del suo allevamento in Emilia Romagna, permettendoci di entrare in contatto con il suo branco di lupi. Mauro Delogu, medico veterinario, ricercatore e docente presso il Dipartimento universitario di Scienze Mediche Veterinarie e responsabile del Servizio di Fauna selvatica ed Esotica dell’Università di Bologna, è stato invece fondamentale nel trasmetterci le conoscenze necessarie per replicare i movimenti dell’animale sul palco e sulle tele fotografiche. Grazie a persone come loro tutto questo è stato possibile, e ci tengo a ringraziarle con il cuore.»
Perché proprio il lupo?
«Il lupo rappresenta in questo spettacolo un simbolo per tutto il mondo animale selvatico. È una specie con cui l’uomo ha sempre avuto a che fare e, secondo noi, non sempre con le dinamiche di rapporto corrette per la salvaguardia di entrambi. Con questo progetto vogliamo porre l’attenzione su questo rapporto con una nuova luce, sperando di spingere gli spettatori a interrogarsi sulla natura degli animali selvatici e anche sulla propria. Il lupo, poi, è l’animale che ha cambiato la vita sia mia che di Lucia, quindi non potevamo che partire con lui per esplorare il mondo animale.»
Ci sta suggerendo che non sarà l’ultimo lavoro di questo tipo?
«Assolutamente no. Nell’arco del 2022 vogliamo sia portare il progetto Find me: on the nature of wolves in giro per l’Italia, sia produrre il nuovo capitolo della serie. Come dicevo prima, le storie da raccontare sono tantissime e noi non abbiamo intenzione di fermarci.»
Appuntamento quindi al Teatro Camploy per Martedì 21 dicembre alle ore 20,15 per la mostra fotografica e, a seguire, lo spettacolo Find me: on the nature of wolves. Ricordiamo che i biglietti sono acquistabili in prevendita sul sito oooh.events.
©RIPRODUZIONE RISERVATA