Herat. Ora Nona è l’opera che lo scultore Ernesto Lamagna, Accademico pontificio dei Virtuosi al Pantheon, sta per portare a Verona, dal 3 al 18 dicembre a Palazzo Barbieri. Già esposta al Mart di Trento e Rovereto su invito di Vittorio Sgarbi, l’installazione nasce da un’esperienza che l’autore ha vissuto in Afghanistan.

Era il 2008 e Lamagna era stato invitato dal Ministero degli Esteri e della Difesa a tenere un corso di pittura e scultura agli studenti dell’università di Herat. Il confronto culturale con una generazione interessata all’arte, ma priva di libertà espressiva, ha generato una serie di appunti, di studi, ritraendo volti e impressioni, per cogliere una realtà umana nuova per lo scultore napoletano, complicata dalla necessità di muoversi sempre con una scorta che ne tutelasse l’incolumità.

Fragilità e contemplazione

Da più di quarant’anni Lamagna utilizza diversi materiali come bronzo a cera persa, resina, vetro, accompagnando alla modellazione il disegno e la pittura. Ed è proprio la scultura a tenerlo legato a Verona, di cui apprezza la professionalità delle diverse fonderie grazie alle quali realizza le sue opere. Formatosi all’Accademia di Belle arti di Napoli, il suo lavoro gli ha fatto ottenere il soprannome di “scultore degli angeli“: figure che si possono ammirare nell’atrio della sede del Centro nazionale delle ricerche, nella basilica di Santa Maria degli Angeli o nella Chiesa degli Artisti a Roma, città in cui vive e lavora.

Un particolare dell’opera Herat. Ora Nona di Ernesto Lamagna. Mart, Archivio fotografico e mediateca, Emanuele Tonoli.

In Herat. Ora Nona affida all’installazione una elaborazione tematica che ai giorni nostri, dopo la ritirata delle truppe occidentali dall’Afghanistan. acquisisce un’ulteriore profondità.

La figura bronzea di Cristo è parte di una sacra rappresentazione circondata da sagome che rimandano alle donne afgane, avvolte nel burqa azzurro.

La composizione accosta due contesti culturali distanti e li assesta in una messa in scena che blocca l’osservatore in una lenta contemplazione. Non c’è solo il racconto di un Paese piagato, ma anche la raffigurazione di una relazione che si impernia sulla fragilità. Ed infatti tutto si svolge in quell’ora nona in cui avviene la morte di Cristo.

La figura del dolore tra mondi diversi

L’iconografia cristiana pone da secoli sotto alla croce un mondo sofferente e le donne sono co-protagoniste del calvario e del compianto. Nella lettura di Lamagna le pie donne sono ora vesti appese, corpi completamente impercettibili perché è ciò che indossano a farle esistere. La fisicità del Cristo, realizzato in bronzo, si manifesta nel totale abbandono al dolore, in rispetto di una visione rappresentativa molto radicata in Occidente.

La figura del Cristo nell’opera di Lamagna, in mostra a Verona dal 3 dicembre a Palazzo Barbieri. Mart, Archivio fotografico e mediateca, Emanuele Tonoli.

Il corpo in Herat. Ora nona è uno dei temi dell’opera, perché se la cultura islamica predilige un approccio aniconico in ambito religioso, il regime talebano è ulteriormente restrittivo nell’uso dell’immagine pubblica femminile.

La mostra, curata da Federico Martinelli e da Alessandro Carone, con il patrocinio del Comune di Verona e con il sostegno di Serit, è arricchita da un catalogo a tiratura limitata numerato e firmato dall’artista.

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