Tutti coloro che si occupano di violenza sulle donne sono concordi nell’attribuire alla pandemia in corso un ruolo importante sui vissuti e sulle relative richieste d’aiuto da parte delle donne vittime di violenza.

C’è già chi ha definito questa dinamica, ancora tutta da approfondire, un‘emergenza nell’emergenza. O un’emergenza-ombra legata alla pandemia (shadow pandemic), nel senso che chi già si trovava in una situazione di vulnerabilità prima dell’inizio della pandemia, ha visto peggiorare le proprie condizioni di vita.

Il convegno dell’Università di Padova

Mercoledì 24 novembre, si è tenuto a Padova, presso il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università degli Studi, un incontro sugli effetti che la pandemia ha avuto sull’agire violento contro le donne e sulla ricerca di aiuto da parte di chi ne è stata vittima.

Il convegno aveva l’obiettivo di indicare la strada che si dovrà intraprendere per osservare e studiare il fenomeno della violenza di genere in questo attuale momento storico. Lo scopo, quindi, è stato quello di mettere in luce le domande principali a cui le prossime ricerche che si svolgeranno nel 2022, dovranno tentare di rispondere.

L’importanza del Rapporto sulla relazione tra pandemia e violenza di genere.

All’interno del convegno è stato presentato il nuovissimo Report elaborato congiuntamente da Istat e Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che illustra proprio i primi dati relativi alla relazione tra pandemia e violenza di genere. Al termine del convegno, il Report è stato pubblicato sulla pagina Istat dedicata al tema e reso disponibile a chiunque lo voglia consultare.

Il Rapporto è molto importante a partire dalla metodologia che è stata seguita per realizzarlo. Per la prima volta l’Istat ha usato fonti molto diverse tra loro per reperire i dati. Mancando la possibilità di intervistare in tempo reale le donne che tra il 2020 e il 2021 hanno chiesto aiuto e sono state seguite dai vari enti di protezione, l’Istat si è rivolto a fonti privilegiate nell’osservare il fenomeno: centri antiviolenza, le chiamate al Numero 1522, il sistema di indagine della Polizia e il database sugli omicidi del Ministero dell’Interno.

Dopo la raccolta, i dati sono stati incrociati tra loro e ne è risultato un primo quadro abbozzato, ma piuttosto realistico, della situazione attuale in Italia in merito alla violenza di genere.

Le chiamate al 1522

Maria Giuseppina Muratore, Responsabile Rilevazioni e sistemi attinenti la violenza contro le donne Istat, ha presentato il Rapporto in modo puntuale e approfondito. Da ricercatrice ha riportato delle interessanti osservazioni circa il lavoro del Numero Gratuito anti violenza e stalking.

In tempi normali, molte chiamate al 1522 sono false: o vengono fatte per scherzo o sono stalker. Nel 2020 invece, la maggior parte delle chiamate erano autentiche e avvenivano di notte. Questo fa capire come il Numero Gratuito sia stato davvero una risorsa importantissima per le vittime di violenza, che cercavano aiuto nelle ore notturne perché erano le uniche ore in cui si allentava il controllo dell’uomo violento su di loro.

Altra sottolineatura interessante riguarda la relazione tra campagna di sensibilizzazione e numero di chiamate (in aumento) al 1522. Questa è una tendenza che i ricercatori conoscono bene: a ridosso di una nuova campagna promossa attraverso i mezzi di comunicazione, crescono le richieste di aiuto.

Durante la pandemia, tuttavia, non è salito solo il numero ma anche la diversificazione della tipologia di violenza subita. La domanda che si è dunque posta la Muratore è la seguente: sono stati la pandemia e il conseguente lockdown forzato ad avviare una diversificazione delle forme di violenza (quindi non solo fisica ma anche verbale, psicologica ed economica) o sono state le campagne avviate durante il recente periodo, ad aumentare la consapevolezza che ciò che la donna stava vivendo era una forma di violenza?

Sarà compito delle varie indagini Istat che verranno realizzate l’anno prossimo, tentare di dare una risposta a questa e ad altre questioni.

Le donne over 65

Foto di Luis Machado

Alessandra Minello, Ricercatrice del Dipartimento di Scienze Statistiche Università di Padova, ha portato la questione dell’aumento della violenza nei confronti di donne anziane. Questa categoria di donne sopra i 65 anni è sempre stata una categoria poco osservata perché i casi erano ridotti. Con la pandemia, invece, è incrementato vistosamente, il numero di donne anziane vittime di violenza da parte di famigliari, solitamente mariti o figli.

Anche questa è una dinamica tutta da approfondire, ed infatti, proprio nella Regione Veneto, è prevista per il 2022 una ricerca sulle donne anziane e il rischio di subire violenza da parte di operatori professionali, badanti o famigliari che si occupano della loro assistenza.

Già da ora infatti, fa notare la dottoressa Minello, si può osservare una stretta correlazione tra stato di salute della donna anziana e rischio di subire violenza. Sembrerebbe, infatti, che una donna anziana con problemi di salute prolungati sia più esposta ad atti di violenza.

L’ipotesi avanzata dalla ricercatrice è che tale connessione sia causata da un diffuso schema culturale per cui è la donna che generalmente si occupa di malati e anziani all’interno della famiglia. Quando invece è lei a diventare il soggetto fragile del nucleo famigliare, l’equilibrio crolla.

La difficoltà di raggiungere e offrire aiuto a queste donne è enorme. Prima di tutto perché molto spesso le vittime sono le prime a non riconoscere la violenza che subiscono. Secondariamente perché l’attuale protocollo dei centri antiviolenza non riesce a rispondere alle esigenze dovute alla loro età e alla loro situazione sanitaria.

Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023

Per concludere, Laura Menicucci, Direttrice dell’Ufficio per le Politiche delle Pari opportunità ha ricordato che il 23 novembre la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, ha illustrato le caratteristiche di quello che sarà il nuovo Piano triennale di azione del Governo per contrastare la violenza di genere.

Conferenza stampa della Ministra Bonetti

Il nuovo piano renderà di fatto strutturali alcune caratteristiche del precedente, quali il coinvolgimento delle parti sociali, dei centri antiviolenza e delle forze dell’ordine.

Verrà inoltre rafforzato il percorso educativo per la parità di genere nelle scuole.

Infine sono previste azioni concrete anche per quella che viene definita violenza economica verso la donna (situazione per cui la donna all’interno della famiglia, non possiede dei soldi propri ma le vengono consegnati dall’uomo per le spese necessarie a tutto il gruppo famigliare).

Il sommerso

Tutte le ricerche e gli approfondimenti fatti fino a qui si basano sui dati raccolti. Purtroppo il sommerso, ovvero tutte le violenze sconosciute perché non denunciate, arriva al 90% dei casi reali.

L’Istat infatti ha calcolato che solo il 6% delle donne denuncia uno stupro agito da qualcuno senza legami con la vittima. Le donne che invece subiscono violenza all’interno della coppia denunciano nel 17% dei casi. Sono percentuali bassissime.

Proprio l’essere numeri così piccoli, rispetto a quanto succede nella realtà, ci dà immediatamente l’idea della diffusione della violenza di genere e della paura delle donne di essere colpevolizzate per quanto subito.

Locandina del Convegno

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