Mentre a Glasgow i rappresentanti degli Stati del mondo riuniti nella Cop26 sbandieravano uno scandaloso accordo per “smettere di deforestare il pianeta entro il 2030”, a Isola della Scala, presso la società agricola Ca’ Magre, si presentava il Progetto Boscàja per avviare concretamente, da subito, un rimboschimento responsabile della provincia di Verona.

Si permette ancora la deforestazione nel momento in cui alcune realtà locali – Cooperativa Ca’ Magre, A.Ve.Pro.Bi (Associazione Veneta Produttori Biologici), A.R.I. (Associazione Rurale Italiana), Co.Ge.V. (Cooperativa Gestione Verde), Terra Viva, Baldo Festival, Comitato Mag per la Solidarietà Sociale Onlus, Mag Mutua per l’Autogestione Cooperativa Sociale e la Rete delle Nuove Vite Contadine, seppure su diversa scala dimensionale, promuovono l’estensione e il recupero dei boschi.

«La situazione del nostro mondo contadino è peggiore di come ce la raccontano» sostiene Antonio Tesini, presidente della Cooopertiva Ca’ Magre durante la conferenza stampa convocata per l’occasione. «Le foreste planiziali, con i querco-carpineti e gli alno-ulmion o boschi igrofili della zona padana, sono ormai quasi scomparse, la loro estensione è estremamente ridotta e la loro distribuzione è frammentata. In Veneto se ne registrano meno di cento ettari, in diminuzione».

Antonio Tesini, a sinistra, e Alberto Motta, Segretario della Fondazione Giorgio Zanotto, durante la conferenza stampa di presentazione del progetto Boscaja. Foto di Alessandra Salardi.

«I boschi, come le siepi, sono bio-fabbriche, luoghi dove si sviluppa la biodiversità faunistica e vegetale fondamentale e necessaria per una produzione agricola sana e biologica» aggiunge Tiziano Quaini di A.Ve.Pro.Bi. «È quindi nell’interesse di tutti che essi vengano preservati, estesi e tutelati».

I boschi, si legge nella documentazione fornita, garantiscono servizi ecosistemici a tutta la comunità: fungono da corridoio ecologico per la fauna, da isole verdi per specie migratorie o stanziali, hanno un effetto mitigatore a livello microclimatico, contrastano la semplificazione ecologica favorendo la biodiversità, migliorano il controllo e la gestione delle acque superficiali. 

Paolo Dagazzini di Mag Verona, foto di Alessandra Salardi.

«Per questo con il progetto Boscàja», spiega Paolo Dagazzini di Mag Verona, «in nome di una responsabilità sociale di territorio si vuole sviluppare un rapporto virtuoso fra mondo contadino, aziende, amministrazioni, associazioni, nel comune obiettivo di frenare il degrado ambientale e rendere più sostenibili le attività umane».

La realizzazione del progetto prevede il coinvolgimento di contadini che si impegnino a piantare e manutenere i nuovi boschi nelle proprie aziende agricole e soggetti sostenitori che ne assicurino le risorse necessarie. Il progetto si concentrerà inizialmente nel Veronese in tre fasce altimetriche: l’area collinare, la pedemontana e nella pianura.

Possono aderire anche aziende agricole che hanno terreni inutilizzati, marginali o che non riescono più a coltivare in maniera idonea e che si impegnano per un ettaro minimo di bosco in almeno dieci anni. L’azienda riceverà un contributo annuale per ettaro.

Per le imprese sostenitrici si configura come un’opportunità per favorire un’attività in chiave di responsabilità sociale e compensare eventuali impatti ambientali dovuti ai loro processi produttivi. Invece per fondazioni e associazioni rappresenta un modo per finanziare un programma di rigenerazione territoriale, in un’ottica di sostegno alla transizione ecologica. Finanziamento che può beneficiare di credito di imposta.

Il contributo che viene richiesto ai donatori, singolarmente o aggregati, per dieci anni e per ogni ettaro di bosco che adottano, è di  2.000 euro/anno per i primi 5 anni e di 1.300 euro/anno per i successivi 5 anni.

Il Comitato Boscàja coordinerà le attività, garantendo con trasparenza il rispetto degli impegni presi, e la supervisione del progetto per assicurare rispondenza ai protocolli tecnico-scientifici, invece al Comitato Mag per la solidarietà sociale Onlus sarà affidata la gestione amministrativa a supporto di tutti i soggetti coinvolti.

Boscàja, dopo due anni di progettazione, inizia ora la sua avventura con l’adesione di quattro diverse realtà agricole, 17 ettari messi a disposizione per il rimboschimento, distribuite oltre a Isola della Scala a Minerbe, San Martino Buon Albergo e Verona Sud. La Fondazione Giorgio Zanotto è il primo ente sostenitore, mentre si lavorerà per interessare imprese e istituzioni per raccogliere presto nuove adesioni.

Secondo Alberto Motta la Fondazione Zanotto, della quale è segretario, «riconosce così il segno dei tempi e intende la rigenerazione ambientale in continuità con la sua missione fondativa, impegnata da sempre a supportate attività culturali nella provincia veronese».

Antonio Tesini, Paolo Dagazzini e Tecla Soave allestiscono la messa a dimora del primo gelso, che darà vita alla prima area del progetto Boscaja. Foto di Alessandra Salardi.

I nuovi boschi inoltre ospiteranno attività didattiche, parte del programma “Prendersi cura della Terra”, sostenuto dalla Fondazione Cariverona, destinate a studenti di tutti i segmenti scolastici. Il coordinamento delle attività di educazione ambientale sarà affidato all’associazione AMEntelibera, rappresentata in conferenza stampa da Tecla Soave, una delle sue fondatrici.

L’impiantamento di un gelso, considerato dagli antichi il più saggio, il più paziente fra gli alberi, ha dato il via simbolico a Boscàja: progetto con l’ambizione di durare nel tempo con saggezza e pazienza.

Un’inaspettata coincidenza con l’avverso pronunciamento della COP26.

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