I tanti “nodi” di Verona Sud
Il Comitato Verona Sud, attraverso la voce di Giorgio Bernini, ci racconta le tante questioni che ancora "soffocano" il quartiere. La soluzione del Central Park potrebbe non bastare.
Il Comitato Verona Sud, attraverso la voce di Giorgio Bernini, ci racconta le tante questioni che ancora "soffocano" il quartiere. La soluzione del Central Park potrebbe non bastare.
“Un girotondo per l’allargamento del Parco Santa Teresa” è l’appuntamento che si è tenuto ieri, sabato 30 ottobre, in zona Zai. Proprio davanti all’area verde per la quale la Giunta ne ha deliberato l’ampliamento: il progetto c’è, i soldi pure, ma i lavori non partono. La manifestazione è stata organizzata dal Comitato di Verona Sud, con l’obiettivo di chiedere l’avvio dei lavori.
L’iniziativa si inserisce nel progetto del Comitato di contribuire, e chiedere all’Amministrazione, la realizzazione di zone verdi fruibili dalla cittadinanza.
Una di queste, il cosiddetto polmone verde, è stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del sindaco Federico Sboarina. È il Parco allo Scalo. Correva l’anno 2017.
Ad oggi sappiamo che il Central Park di Verona si chiamerà “Parco Arena”, dopo la presentazione a metà ottobre del concept di Signa Group con l’obiettivo di essere realizzato nel 2026. Come spiegato in una nota del Comune di Verona, “il progetto è presentato da Signa Group, sviluppatore immobiliare tra i più importanti d’Europa, che si è aggiudicato la gara indetta lo scorso gennaio da Ferrovie dello Stato per la trasformazione dell’area dell’ex Scalo Merci di Porta Nuova”.
Un progetto che però ha cambiato vocazione assumendo una traiettoria commerciale e turistica anche se non dichiarata.
«C’è un sogno, una cosa sulla quale ci batteremo sin da subito, abbiamo una zona come quella dello Scalo Merci che deve diventare il nostro Central Park, il più grande parco urbano della città. È attaccato alla stazione, è attaccato alla città e deve diventare il polmone verde della zona di Verona Sud che è stata soffocata finora», aveva dichiarato Sboarina a un quotidiano locale nell’aprile 2017.
La proposta di riconversione dell’ex Scalo Merci ferroviario di Verona Porta Nuova avanzata dal Comune, prevede la realizzazione di un parco di ridotte dimensioni accanto a interventi immobiliari su quasi metà dell’area disponibile.
Quindi non più quello che sarebbe dovuto essere il polmone scaligero o, a quanto pare utopisticamente, un bosco urbano.
Tante le zone d’ombra di un progetto poco chiaro i cui numeri risultano altalenanti e le percentuali, chissà perché, cambiano nel corso degli anni. Tante le domande che non hanno trovato risposta.
A parlarcene Giorgio Bernini del Comitato Verona Sud: «Quella del Parco allo Scalo è una questione in merito alla quale non riusciamo a dissipare le nebbie. Prendendo in considerazione i numeri sorgono le prime domande. Il progetto green, nella pianificazione originaria, prevede una zona di 500mila metri quadrati destinati alla costruzione del cosiddetto Central Park. Tuttavia, a giungo 2019 Comune, Regione e Ferrovie dello Stato hanno stretto un accordo (l’area è di proprietà delle FFSS): la superficie adibita a parco viene ridotta a 450mila mq.
Di questi, 75mila verranno usati per il passaggio della Tav. Una viabilità sotterranea ma la cui area soprastante dovrà essere riservata ai lavori e alle infrastrutture che consentono il passaggio del treno. Dei rimanenti 385mila mq, 100mila verranno usati per creare strutture ricettive: previsti un paio di grattacieli, alberghi e locali commerciali, uffici per terziario e tanto altro. Inoltre, 35Mila mq verranno destinati a parcheggio (all’angolo tra viale Piave e stradone Santa Lucia).
Per cui dai 500mila metri quadri iniziali diventati poi 450mila, l’area si riduce a 250mila mq. Tuttavia, nella contrattualistica firmata c’è scritto che la superficie minima del parco non deve essere inferiore al 50% dei 450mila metri quadri per cui 225mila è la riduzione massima.»
Secondo il Comitato Verona Sud, oltre alla considerevole riduzione, il progetto del Central Park mancherebbe di un elemento centrale di cui non si fa menzione nei documenti: la necessità di bonifica dell’area: «Nel corso della seconda Guerra Mondiale la zona è stata bersagliata da 28 bombardamenti – sottolinea Bernini -. Potrebbero essere depositati residui bellici come già accaduto più volte a Verona. Inoltre, è attraversata dalla ferroviaria dove, il passaggio di treni, ha causato il rilascio di sostanze nocive come pm2c e pm10 per lo sfregamento delle rotaie. A queste va aggiunto l’olio catramato usato per ungere i binari come manutenzione della linea, prodotto nocivo che gocciola e penetra nel terreno. Se si prendono a riferimento i report specifici per la conversione d’uso di una zona ferroviaria, viene segnalata la necessità di bonifica con uno scavo di almeno un metro. Di tutto questo non si fa nessuna menzione e continuiamo a chiederci perché.»
Bernini sottolinea che, secondo la contrattualistica, chi si aggiudicherà l’appalto dovrà trovare benefici economici: «Pertanto – prosegue – per avere un riscontro in denaro, di norma, si procede con la costruzione di edifici e non con zone verdi. Il sospetto del Comitato di Verona-Sud è che, togliendo tutti questi metri quadrati tra TAV e parcheggio, i metri rimanenti sarebbero 270-280mila. Tuttavia, nel contratto, è specificato che è possibile giungere a una riduzione massima di 225mila mq. Quindi il nostro timore è che il margine di metri quadrati si usi per sostenere i costi di bonifica attraverso la costruzione e poi la vendita: tali edifici permetterebbero la copertura dei costi. Costi che non sono ancora quantificati. È un punto nero su cui non abbiamo mai ricevuto risposte.»
Un ultimo tassello. Nel 1987, il consorzio Zai formato da Comune di Verona, Provincia e Camera di Commercio di Verona, «ha regalato 250mila metri quadrati alle Ferrovie dello Stato del Quadrante Europa. Abbiamo trovato l’atto notarile del dono in cui c’è specifica nota. Il costo sarebbe stato superiore ai 2miliardi. Fra le opere che il consorzio Zai avrebbe dovuto fare c’erano gli allacci idrici e di energie, ovvero predisporre la zona per la messa in opera delle Ferrovie.»
«Ora ci chiediamo: nel recente accordo stipulato dal Comune con le Ferrovie e la Regione, è stato considerato questo regalo? L’Amministrazione non ha mai risposto a questa domanda e non ha mani fornito informativa. Sono aspetti per noi limpidi su cui nessuno però si preoccupa di fare chiarezza; ci dispiace anche constatare che la stampa locale sembra disinteressarsene. I cittadini devono sapere. Ora aspettiamo quale sarà il vero progetto che verrà presentato dalla ditta che vorrà realizzare il lavoro. Si sono presentati 4 gruppi e il 31 maggio è scaduto il bando ma, ad oggi, non si sa ancora quale si sia aggiudicata l’appalto.»
È il commento rammaricato di Giorgio Bernini del Comitato Verona-Sud che ci racconta anche quali sono i progetti futuri dell’accoglienza turistica scaligera. Pare che l’intenzione sia quella di costruire il cosiddetto “Liston 2”, una passeggiata che porterà il turista dalla fiera fino in piazza Bra percorrendo un viale scandito dall’ombra degli alberi e negozi, oltre a bar e ristoranti. Insomma, una nuova via del passeggio con uffici e negozi pensata come continuazione della camminata centrale. Tutto il resto dell’area verrà adibita a prato ad eccezione di una luna porzione, che parte dalla zona della rotonda di Stradone Santa Lucia (che ospiterà strutture ricettive) e arriva fino alla stazione, dove verrà steso un lastrone perché sotto passeranno strade. 1600Metri di cemento.
«Quando la TAV attraverso paesi e città deve elargire denaro come opera di compensazione – sottolinea Bernini -. Verona si accontenta di 15milioni di euro per realizzare un tunnel che snellisca il traffico. Un’opera che costerà, però, 20milioni di euro. Pertanto, accontentandosi di 15milioni, i restanti 5 li sborsa la città, ovvero i cittadini. Il perché non lo sappiamo, anche questa risposta è stata elusa. Un ulteriore progetto che rimane pieno di ombre e contro la logica cittadina perché pensata per i turisti. Con la creazione di centri commerciali e catene, non troveremo più negozi locali. Apriranno sempre più ristoranti e bar. Verona è sempre più una grande trattoria.»
Tutte le immagini sono tratte dalla pagina Facebook del Comitato Verona Sud
© RIPRODUZIONE RISERVATA