Disturbi alimentari e pandemia: che cosa sta succedendo?
Negli ultimi due decenni i disturbi alimentari si sono diffusi con sempre maggior frequenza. Cerchiamo di scoprirne le cause.
Negli ultimi due decenni i disturbi alimentari si sono diffusi con sempre maggior frequenza. Cerchiamo di scoprirne le cause.
Negli ultimi 20 anni abbiamo sentito sempre più spesso parlare di disturbi alimentari (i cosiddetti DCA).
Questo sia per un aumento effettivo di incidenza dei disturbi nella popolazione, sia per una maggiore conoscenza e consapevolezza in merito ai disturbi stessi.
Alle note problematiche quali anoressia, bulimia, binge eating, si sono aggiunti negli anni altri disturbi – definiti “disturbi sottosoglia” – che riguardano le condotte di eliminazione, le forme corporee o il nutrirsi a determinate ore del giorno.
A questi si aggiungono inoltre altre problematiche non classificate in modo chiaro ma che riguardano comunque un’estrema cura della propria immagine e della propria salute, come l’ortoressia e la vigoressia.
Un dato che recentemente si è dimostrato particolarmente preoccupante riguarda l’abbassamento dell’età dell’insorgenza dei disturbi del comportamento alimentare: il numero di casi, infatti, appare in crescita tra i ragazzi di 12 anni.
Diversi fattori contribuiscono oggi a un’insorgenza così precoce.
In primo luogo, dobbiamo considerare che lo sviluppo negli anni è diventato sempre più precoce.
Le tappe evolutive raggiunte oggi a 12 anni non sono chiaramente quelle di 20 anni fa.
A questo primo fattore si aggiunge il fattore pandemia: come per tutte le fasce di popolazione, le chiusure in casa dovute ai vari lockdown hanno contribuito a rinforzare alcuni comportamenti disfunzionali con il cibo, essendo quest’ultimo sempre a disposizione a qualsiasi ora.
Un terzo fattore infine ha a che vedere con i tipici confronti che i ragazzi fanno tra loro abitualmente; confronti che per mesi non sono avvenuti in presenza ma per mezzo dei social.
Ormai è noto che un utilizzo di questi mezzi senza alcuna precauzione può essere pericoloso e fuorviante, poiché i filtri di cui disponiamo oggigiorno permettono una radicale trasformazione sia delle immagini che dei video; il rischio quindi per chi si approccia a questi contenuti senza una adeguata consapevolezza di questi aspetti è di incorrere in un senso di inadeguatezza e inferiorità.
Oltre a ciò, sui social è incredibilmente semplice imbattersi in video o post riguardanti consigli per perdere peso velocemente o allenamenti per bruciare un numero elevatissimo di calorie in breve tempo, pubblicati da individui senza alcuna qualifica in materia.
Un utente molto giovane potrebbe sentirsi attratto da questi suggerimenti che promettono un corpo splendido e cadere in una serie di comportamenti dannosi per la propria salute.
È difficile definire quali siano i comportamenti più adeguati che un genitore può attuare al fine di prevenire la comparsa di un DCA, anche perché i fattori scatenanti non si limitano a quelli sopra descritti, ma possono essere fra i più disparati.
Infatti, un disturbo del comportamento alimentare non si sviluppa solo a causa dell’insoddisfazione che si prova verso il proprio fisico, ma può essere anche la manifestazione di una sofferenza diversa e più profonda.
Un tipo di precauzione che sarebbe utile attuare sempre è l’informazione autentica e franca.
Un genitore, che conosce i rischi e i pericoli che il proprio figlio può correre, saprà anche riconoscere determinati campanelli d’allarme, intervenire in modo tempestivo, capire quali sono le figure più adeguate alle quali rivolgersi e rappresentare un luogo sicuro per un confronto caratterizzato da comprensione e da non-giudizio.
Tuttavia, è altrettanto importante non ingigantire quelli che possono essere alcuni segnali, perché è fondamentale non creare allarmismi inutili qualora si osservino alcuni comportamenti “a rischio”.
Non ha senso preoccuparsi eccessivamente nel caso in cui, ad esempio, un ragazzo non mangi più un gelato al giorno come magari era solito fare fino a pochi anni prima. Potrebbe semplicemente attraversare una fase nella quale è usuale cercare di migliorare il proprio aspetto fisico; una giusta dose di pensieri sul proprio aspetto esteriore non determina quindi necessariamente una sofferenza.
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