Shirin Persia: dal Trentino all’Iran lungo la via dello zafferano
Dal Trentino al Khorasan ci sono più di 5.000 km. In mezzo ci stanno tante storie, come quella di uno zafferano e di una birra che uniscono due mondi apparentemente così distanti.
Dal Trentino al Khorasan ci sono più di 5.000 km. In mezzo ci stanno tante storie, come quella di uno zafferano e di una birra che uniscono due mondi apparentemente così distanti.
Ad osservarlo distrattamente, mantenendosi a distanza, il mondo della birra sembrerebbe ancora incagliato in stereotipi maschilisti che, oggi, non hanno più senso di esistere. Approfondendone la conoscenza, invece, si aprono cortili luminosi. Viaggi fatti di colori, spezie e profumi. Come quello che lega Mattarello, frazione alle porte di Trento, al Khorasan, regione nel nord-est dell’Iran.
Un viaggio che ha una doppia voce, tutta femminile. Quella di Lucia Delvecchio, anima del Birrificio Artigianale 5+, e di Ala Azadkia che, assieme al compagno Davide, ha dato vita a Shirin Persia. Un progetto con un obbiettivo ambizioso: offrire e garantire zafferano persiano di altissima qualità aiutando i piccoli produttori locali a rendere sostenibile la loro attività.
Ma partiamo dalla prima tappa del nostro viaggio. Mattarello, dicevamo, dove Lucia, assieme al compagno Massimo, ha dato vita ad un birrificio dai sapori trentini e dallo spirito fortemente femminile. «In effetti il mondo della birra è principalmente declinato al maschile e – spiega Lucia – a volte non è facile essere donna e lavorare al suo interno. Alla fine però è la qualità del lavoro a fare la differenza, e se i tuoi prodotti sono di qualità, il rispetto poi viene da sé. La nostra infatti è un’impresa al femminile, le socie del birrificio sono in maggioranza donne, e quel + che fa parte del nostro nome serve proprio a raccontare la nostra vocazione. Produrre birre, certo, ma affiancando anche iniziative di stampo più sociale e solidale».
Ambiente, sostenibilità ed economia circolare per il Birrificio 5+ non sono solo slogan, ma si traducono in scelte di produzione precise, e in birre che ne trasmettono tutte le caratteristiche. Dall’utilizzo dei prodotti stagionali e della propria terra, come le castagne, fino al riutilizzo delle trebbie come mangime per le mucche dei contadini della zona o trasformate in cracker. «In questi anni abbiamo avviato progetti di commercio equo-solidale, valorizzazione delle tipicità e collaborazione con associazioni del nostro territorio. La sinergia creatasi con Shirin Persia ne è un esempio. Crediamo nell’idea e nel lavoro svolto dalle donne iraniane coinvolte nel progetto».
All’altro capo del nostro viaggio ci attende quindi Ala, originaria dell’Iran. Arrivata in Italia per studiare e che ha deciso di trasformare in una piccola iniziativa imprenditoriale un sogno nato dalla tesi di laurea in ingegneria gestionale. Il progetto Shirin Persia, appunto, che ha l’obiettivo di far conoscere e importare uno dei migliori zafferani al mondo, quello prodotto con sacrificio nella località di Qa’en, nel Khorasan.
«Puntiamo a creare una filiera corta e fare conoscere ai clienti le storie dei produttori iraniani – ci spiega Ala -, garantendo loro un giusto prezzo di vendita e progetti che possano aiutare lo sviluppo sostenibile della loro attività. Creiamo una maggiore conoscenza e cultura dello zafferano nei consumatori, per prevenire le frodi e lo sfruttamento dei produttori. Obiettivo che cerchiamo di raggiungere anche promuovendo l’artigianato locale e il turismo responsabile nelle aree di produzione. Per creare un filo diretto di conoscenza e fiducia reciproca».
In Khorasan le coltivazioni sono caratterizzate da piccoli terreni a conduzione familiare. Questa struttura consente ai coltivatori di curare le colture con pratiche tradizionali e sostenibili che non prevedono l’utilizzo di fitofarmaci e fertilizzanti chimici, ma interventi e cure manuali che consentono un buon controllo della salute dei bulbi. La fertilizzazione dei terreni avviene per mezzo di fertilizzanti organici derivanti dalle deiezioni degli animali allevati.
Il lavoro di Ala e Davide per il “popolo dello zafferano” comprende poi un ventaglio di iniziative tra loro collegate. Da un paio di anni è nata una collaborazione che ha permesso la nascita della prima comunità transnazionale al mondo di Slow Food. Una partnership che, per la sua parte iraniana, vede la partecipazione di alcuni produttori di zafferano, una ONG locale attiva nella promozione dei lavori artigianali, una cooperativa di donne impegnate nella tessitura a mano e tintura di tessuti con colori naturali del paesino di Khorashad, fotografi, grafici e videomaker. «Da questa collaborazione è nata una mostra fotografica che già da qualche tempo sta raccontando la realtà dei produttori di zafferano. Stiamo poi lavorando ad un documentario che coinvolge gli artisti iraniani e tutti gli amici che fanno parte del nostro progetto».
Shirin Persia e Birrificio 5+ si sono incontrati qualche anno fa. Ne è nato un legame forte, che va oltre l’ambito lavorativo. Una comunione di intenti e di ideali. Era solo questione di tempo prima che ne venisse fuori una birra artigianale che fondesse definitivamente le loro anime. Giallo brillante, schiuma bianca densa e compatta per incoronarla. Una birra di frumento in stile americano ad alta fermentazione caratterizzata, ovviamente, dall’aggiunta di zafferano persiano purissimo. Il nome l’avrete già indovinato: Shirin Persia.
Dal Trentino al Khorasan ci sono più di 5.000 km. In mezzo ci stanno tante storie, come quella di uno zafferano che unisce due mondi. Un filo profumato come una birra e colorato, di viola, come quei campi che brillano sotto le stelle del cielo di Persia.
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