È lenta la corsa delle Regioni italiane verso la neutralità climatica al 2050, nessuna è in linea con gli obiettivi intermedi fissati a livello europeo per la neutralità climatica al 2030.

È quanto emerge da La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica: il primo ranking delle Regioni italiane sul clima , il rapporto realizzato da Italy for Climate in collaborazione con Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) presentato alla stampa lo scorso settembre.  

Lo studio è stato promosso dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, presieduta dall’ex ministro dell’ambiente Edo Ronchi allo scopo di supportare la transizione nazionale verso un’economia carbon neutral, stimolando il dibattito sulla base dei risultati offerti.

«La classifica regionale non deve assegnare meriti bensì fotografare una situazione» racconta Andrea Barbabella, coordinatore di Italy for Climate. «Dovendo salvare il pianeta il dato che conta è l’impatto pro-capite, specie se vogliamo raggiungere la neutralità climatica […] il ranking acquisisce un’importanza cruciale per il ruolo strategico ricoperto dalle Amministrazioni regionali, che hanno importanti competenze in tutti i settori d’azione, dalla programmazione energetica a quella dei trasporti, dai processi autorizzativi all’organizzazione dei servizi pubblici».

La valutazione della performance climatica regionale è stata effettuata considerando tre parametri: le emissioni pro capite di gas serra, i consumi pro capite di energia e la quota di produzione di energia rinnovabile. I dati sono stati ricavati dalle statistiche ufficiali prodotte da Enea, Gse, Ispra, Istat e Mise.  Ne è risultato un “fotofinish” per l’anno 2019 (ultimo anno disponibile) e la progressione (trend) conseguita mediamente nel biennio 2017-2019, con un punteggio che misura la loro distanza rispetto alla media nazionale.

Usando la metafora del Giro d’Italia ciclistico si può dire che, nella tappa 2019,  sei sono le  regioni in testa alla corsa con le migliori performance climatiche: Campania prima seguita da Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio; in coda, molto lontane dal target europeo, Toscana, Umbria, Lombardia e, ultima, il Veneto.

La Campania è sopra la media nazionale in tutti e sei i parametri. Il Veneto sotto in cinque parametri su sei. Vedi l’immagine allegata.

Il ranking delle regioni sul clima: scorecard generale

Il rapporto mette in evidenza soprattutto che la metà delle Regioni italiane non ha ridotto le proprie emissioni di gas serra, 14 su 20 hanno incrementato i propri consumi energetici e, allarmante, solo sei hanno aumentato, ma di poco, la quota di rinnovabili mentre le altre le hanno addirittura ridotte. La maggior parte delle regioni è molto distante dall’obiettivo europeo al 2030.  Come dire che tutti i corridori sono un po’ spompati e distratti. A questa velocità, difficilmente concluderanno il Giro d’Italia e il Veneto rischia di uscire dalla corsa prima degli altri.

Tuttavia parte da Verona una prima, forte e qualificata richiesta di cambio di passo.

Nei giorni scorsi  l’Ordine degli Ingegneri di Verona, Confagricoltura Veneto GiovaniLegambiente e Italia Solare hanno inviato una comunicazione a Luca Zaia, presidente di Regione Veneto, per contestare il disegno di legge regionale n.41 che potrebbe fortemente limitare lo sviluppo degli impianti fotovoltaici a terra, che riguarda prevalentemente il mondo agricolo.

Andrea Farsirollo Presidente Ordine Ingegneri di Verona

Nel comunicato presentato alla stampa da Andrea Falsirollo, presidente dell’Ordine insieme ai referenti regionali di Italia Solare, tra l’altro, si legge:

«Questa iniziativa legislativa, […] è stata purtroppo accompagnata da una campagna mediatica contro il fotovoltaico che […] rischia di alimentare una inaccettabile contrapposizione tra suolo e sviluppo delle energie rinnovabili. […] non possiamo rischiare di frenare irreparabilmente la corsa […] verso il traguardo degli obiettivi di sviluppo sostenibile di Regione Veneto, che indicano chiaramente come entro il 2030 la fonte fotovoltaica da sola dovrà arrivare a soppiantare almeno il 60% dell’attuale generazione da fonti fossili. […] Le energie rinnovabili devono essere viste come una concreta opportunità alleata dell’agricoltura, per tornare a coltivare terreni abbandonati ma anche per affiancare attività agricole esistenti […]. Per questo chiediamo che nella Legge sia esplicitato e definito un nuovo delivery model per il fotovoltaico che ponga al centro il non depauperamento del suolo e la tutela della capacità produttiva agricola dei terreni».

Non tarderanno, si spera, analoghe prese di posizione riguardanti le città dove la produzione energetica da fonti rinnovabile è ancora colpevolmente trascurabile e trascurata. È iniziato il “pit stop” per recuperare il “corridore Veneto”?

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