Oltre cento ambasciatori per il Grande Castelvecchio. «Ed è solo l’inizio!» dichiarano dalla Civica Alleanza, comitato che riunisce numerose associazioni cittadine ma anche tantissimi cittadini. I quali, via via sempre più numerosi, stanno offrendo la propria disponibilità per sostenere il progetto di ampliamento del Museo di Castelvecchio all’intero complesso scaligero, negli spazi oggi occupati dal Circolo Unificato dell’Esercito (già Circolo Ufficiali).

Per dare una risposta alle tante domande sul progetto e per fugare ogni dubbio sulle possibili sedi alternative per il Circolo, ieri 23 settembre è stato organizzato un incontro di formazione nel loggiato di Palazzo Giusti. È qui che si sono dati appuntamento i più di cento ambasciatori, riunitisi per ascoltare l’avvocato Stefano Dindo, presidente della Civica Alleanza, e dopo di lui l’architetto Alberto Vignolo, l’ingegner Maurizio Cossato, la storica dell’arte Giulia Adami e Francesco Monicelli, presidente degli Amici dei Musei Civici. L’incontro è stata occasione per diffondere ai partecipanti informazioni e materiali per diventare degli ambasciatori e delle ambasciatrici del progetto. Un’iniziativa pensata non solo per i soci della Civica Alleanza, ma per chiunque sia interessato a farne conoscere le finalità.

Circolo Ufficiali a Castelvecchio, una convenzione temporanea

Aprendo l’incontro, Stefano Dindo ha ripercorso la storia del rapporto fra circolo ufficiali e museo di Castelvecchio, dalla convenzione del 1928 che dichiarava la temporaneità della sede all’interno del castello di Cangrande II, fino ai recenti passaggi di proprietà in forza del federalismo demaniale. Tanti gli aspetti passati in rassegna, dall’opportunità da parte del Circolo Unificato di trarre profitto, attraverso l’affitto per eventi privati, di un bene pubblico occupato gratuitamente, fino alla proporzione fra le funzioni della sede veronese e le sue dimensioni. Se il Circolo romano, che può contare su un numero ben più ampio di frequentatori e deve rispondere anche a funzioni di rappresentanza, occupa circa 600 metri quadrati, perché quello veronese supera i 2000?

Da sinistra, Francesco Monicelli, presidente degli Amici dei Musei Civici, e Pietro Giovanni Trincanato, del consiglio direttivo della Civica Alleanza.

Al centro della proposta della Civica Alleanza per il Grande Castelvecchio resta un punto fermo: nessuna apertura a strumentalizzazioni politiche, nessuna volontà di contrapposizione ideologica con i militari. Molti dei quali, anzi, stanno dimostrando il proprio sostegno al progetto del Grande Castelvecchio, anche alla luce delle mutate esigenze di forze armate ridottesi di numero e trasformatesi in un esercito di specialisti, che vedono nella nostra città un punto di appoggio importante più per le sue strutture sanitarie di eccellenza che per il suo ruolo strategico.

San Giacomo in Galizia, l’alternativa già allo studio

Anche per questo, come ha spiegato Maurizio Cossato, fondatore di Contec ingegneria che da anni coinvolge colleghi e professionisti nell’elaborazione di progetti di recupero e restauro architettonico donati gratuitamente alla città, l’idea di una sede alternativa per il Circolo è nata con, e non contro, l’Esercito. Già il generale Giuseppenicola Tota, allora comandante di piazza a Verona, individuò nel convento di San Giacomo di Galizia, all’interno dell’enorme complesso – più di 6 ettari – dell’Ospedale militare il luogo ideale dove ricavare ambienti di rappresentanza, ma soprattutto una foresteria necessaria ai militari di passaggio a Verona.

Un progetto trasferito su carta proprio dal gruppo di lavoro capitanato dall’ingegner Cossato, che l’ha poi offerto gratuitamente all’Esercito. Un’idea progettuale rispondente alle esigenze delle forze armate e dei frequentatori attuali del Circolo, perché provvisto di quei servizi – in primis un ampio parcheggio e un congruo numero di camere con bagno – inimmaginabili a Castelvecchio.

Un museo moderno necessario per Verona

Le ragioni di un ampliamento del museo inimmaginabile in qualsiasi altro luogo della città sono state messe in luce dall’architetto Alberto Vignolo, fra gli autori delle Fantasie per Castelvecchio, dossier sul progetto di recupero degli spazi del circolo pubblicato e distribuito alcuni anni fa dagli Amici dei Musei Civici.

In effetti, pensare che un museo progettato negli anni Sessanta, pur dal genio di Carlo Scarpa, sia adeguato, nei servizi e nelle funzioni, alle esigenze del 2021 è quantomeno paradossale.

Come lo è pensare che una struttura espositiva senza bagni, senza spazi per la didattica o senza ascensori e percorsi accessibili possa realizzarli distanti dalla sua sede attuale, magari – come propone qualcuno – all’Arsenale. Non si tratta, infatti, di dotare Castelvecchio soltanto di nuovi spazi espositivi, comunque necessari per completare il percorso di visita, o di dare al principale museo cittadino una sala per mostre temporanee e per conferenze indipendente e adeguata, ma soprattutto di rispondere ad esigenze legate ai nuovi modi di fruire la cultura.

Il pubblico convenuto lo scorso 23 settembre all’iniziativa “Diventa ambasciatore del Grande Castelvecchio”, pensata per promuovere il progetto di rinnovo e ampliamento museale negli spazi del Circolo Ufficiali.

Perché, come ha ricordato la giovane storica dell’arte Giulia Adami, girando per l’Europa o per il mondo, ci si può facilmente rendere conto che «i grandi musei sono oggi spazi aperti, che si compenetrano con le città che li ospitano». Spazi di accessibilità culturale, non solo fisica, che accolgono pubblici diversificati e dialogano con tutti, adattando il proprio linguaggio e il proprio messaggio in base all’interlocutore. Musei fruibili per i diversamente abili, che oggi a Castelvecchio sono esclusi da metà delle collezioni, ma anche per i bambini, le famiglie, gli studenti, gli anziani. E questo grazie a un ripensamento generale del concetto di museo che passa anche, necessariamente, dai servizi offerti, compresa quella caffetteria o quel bookshop che non possono più essere considerati un vezzo.

Un appello alla politica cittadina

Il Grande Castelvecchio secondo i proponenti sarebbe per la città un nuovo vettore di sviluppo culturale e turistico, e offre all’Esercito i servizi e gli spazi di cui ha bisogno. Un progetto realizzabile solo se ci sarà la volontà politica da parte del Comune, grande assente fino ad ora in questo dibattito. Il primo passo dovrebbe essere proprio questo, la dimostrazione d’interesse ad acquisire quella parte di Castelvecchio ancora in mano al demanio. Il costo dell’operazione? Nessuno, in virtù delle leggi sul federalismo demaniale. E con un progetto in mano, anche reperire i fondi per gli 11 milioni necessari per spostare il circolo e ampliare il museo non sembra impossibile. Basta che Verona lo voglia davvero.

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