È tutto strano, da un anno e mezzo a questa parte. Non so se ci avete fatto caso, ma in corso c’è una pandemia e tocca adattarsi. Lo ha dovuto fare anche la Mostra del Cinema di Venezia, che, dopo un’edizione (quella del 2020) sottotono, per mancanza di film e generale feeling apocalittico, torna quest’anno con un’edizione che potremmo definire new normal. Vale a dire tarata su questa situazione di semi-normalità, di maggiore confidenza nei confronti della vita in generale, alimentata dal timido ottimismo generato dalle vaccinazioni.

Chi scrive ha saltato l’edizione 2020, ma il programma di quest’anno era davvero troppo ghiotto per rinunciare a priori. Ed eccoci qua. Venezia 78 è partita ed effettivamente la sensazione che si prova in giro è quella di un’edizione piena, non fosse per un paio di dettagli.

Primo, le mascherine. Saltano subito all’occhio e impediscono di credere che le cose non siano cambiate, nel frattempo. Secondo, le prenotazioni. Anche la stampa, quest’anno come l’anno scorso, è costretta a prenotare i posti con tre giorni di anticipo, tramite un sito che non sempre funziona a dovere e col rischio, quindi, di perdere film importanti perché il sito è andato in crash, o perché al momento di prenotare (74 ore prima della proiezione) magari si è in sala a guardare un altro film, con il personale che ti fiata sul collo, pronto a farti spegnere il cellulare.

L’illustratore Lorenzo Mattotti firma per il quarto anno l’immagine del manifesto ufficiale della Mostra del cinema di Venezia 2021.

È tutto strano, lo abbiamo detto. Eppure, a guardare i film, è tutto normale. Quest’anno stanno tornando le star (in questo preciso momento, Pedro Almodóvar e Penélope Cruz stanno presentando Madres paralelas in conferenza stampa), stanno tornando i grossi film in anteprima, come Dune, The Last Duel, Freaks Out, Halloween Kills e Ultima notte a Soho. Alcuni sono stati rimandati causa pandemia (Dune, Freaks Out), altri sono stati finiti dopo i vari lockdown. Il cinema è ripartito, l’intero settore si sta stiracchiando dopo un lungo sonnellino, ed è bello vedere questi blockbuster pronti a infondere un po’ di necessaria linfa vitale a una filiera che ne ha bisogno.

Pedro Almodóvar ha aperto le danze con Madres paralelas, un film che racconta, appunto, la storia di due madri che partoriscono contemporaneamente e che, per una serie di scherzi del destino, si ritrovano a condividere molto più di questa coincidenza. Un melodramma in pieno stile Almodóvar che riflette non solo su temi come maternità e parità di genere, ma anche sulla necessità di fare i conti col passato (la Spagna franchista, ma non solo) per affrontare il futuro.

Ad aprire la sezione “Orizzonti”, subito dopo, è stato invece il dramma politico Les promesses di Thomas Kruithof, con Isabelle Huppert e Reda Kateb. Storia di una sindaca che, di fronte alla prospettiva tradita di diventare ministra, fa quello che non avrebbe mai pensato di fare: si aggrappa al potere con le unghie e con i denti.

In entrambi i casi, dettaglio non poco straniante, i film raccontano un mondo diverso da quello che stiamo vivendo. Un mondo “prima”, senza mascherine e distanziamento. Vedremo se, nei prossimi giorni, ci saranno anche film tarati sul presente. Anche se, in un certo senso, il cinema è fuga dalla realtà e mai come ora ne abbiamo bisogno.

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