Andare oltre la sostenibilità nel vigneto. Una svolta agronomica, enologica e filosofica che si traduce in una biodiversità maggiormente tutelata, un ambiente difeso ma soprattutto valorizzato, soluzioni agronomiche innovative ed eco-sostenibili, tramite la riduzione nell’uso di prodotti chimici a favore di pratiche naturali, tecniche colturali e produttive orientate alla qualità e al rispetto ambientale nell’approccio alla viticoltura.
È questo l’obiettivo del nuovo progetto “FIVI4FUTURE” della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) un programma pluriennale per formare al meglio i Vignaioli, articolato in numerose azioni che mettono al centro la sostenibilità ambientale e la tutela della biodiversità, da sempre pilastri fondativi dell’associazione.

La prima azione attivata è un progetto di ricerca, elaborato da FIVI in collaborazione con la società di consulenza Perleuve dell’agronomo Giovanni Bigot e con l’Università degli Studi di Udine, che punta ad aumentare la biodiversità dei vigneti attraverso la progressiva eliminazione degli insetticidi di sintesi, la riduzione degli insetticidi biologici e il monitoraggio degli organismi utili. Il progetto, della durata di 3 anni, prevede come prima fase il monitoraggio dei fitofagi e dei loro antagonisti in vigna.

«FIVI4FUTURE vuole essere un progetto di ampio respiro: una sorta di contenitore di tante azioni, delle quali questa sulla riduzione degli insetticidi è solo la prima – spiega Gaetano Morella, Vicepresidente della Federazione. – In questo caso i dati raccolti ci restituiranno la fotografia della situazione su tutto il territorio nazionale, dando alle aziende la capacità di capire se, come e quando intervenire nel migliore dei modi. Una ricerca promossa dai Vignaioli per i Vignaioli stessi, grazie alla collaborazione con partner scientifici di alto profilo».

Le informazioni raccolte sono condivise tramite l’app 4Grapes® dalle singole aziende e sono utili per mappare a livello nazionale la presenza dei principali artropodi dannosi alla vite, di acari e insetti utili, individuare le strategie di intervento a minor impatto e a creare le basi per un sistema nazionale di condivisione dati tra i soci della Federazione. In questi primi 4 mesi di attività i Vignaioli che hanno aderito a questa azione hanno eseguito 3.912 rilievi su 277 vigneti, controllando in totale 61.657 organismi.

Al progetto hanno aderito a livello nazionale una cinquantina di cantine delle quali in Veneto se ne contano una decina, tra cui l’azienda agricola Le Fraghe a Cavaion Veronese (VR), tra il Lago di Garda e le colline Moreniche, storicamente a coltivazione biologica. La titolare, Matilde Poggi, è il presidente della FIVI: «Ho deciso di partecipare al progetto perché credo che il monitoraggio nel proprio vigneto sia strategico per una maggiore sostenibilità. Ci aiuta a conoscere meglio le nostre vigne e ci permettere di intervenire in modo mirato. La sostenibilità è ora cruciale anche nella politica agricola comune e per i vignaioli è uno stile di vita».

La ricerca di FIVI4FUTURE in vigna

Un approccio, quello dei produttori che hanno aderito all’iniziativa FIVI che testimonia come un’agricoltura produttiva più sostenibile e un ambiente vivo e ricco di biodiversità possono non solo convivere ma unire gli intenti di ricercatori e Vignaioli.

«Noi crediamo che per aiutare la ricerca ci si debba mettere in gioco, si debba contribuire in qualche modo a sviluppare progetti assieme a università e comunità scientifica» dichiara Luca Ferraro, titolare dell’azienda vitivinicola Bele Casel che gestisce 12 ettari a regime biologico nel cuore dell’Asolo DOCG nei comuni di Cornuda, Maser e Monfumo. «Questo è l’inizio di un bellissimo progetto che nasce dal basso, facendo leva sulle competenze dei Vignaioli e puntando ad aumentarle: è un percorso virtuoso che rafforza il capitale sociale di una grande associazione come la FIVI, che si è messa in gioco sapendo che il futuro dell’agricoltura dev’essere sostenibile, e che la sostenibilità è un obiettivo che si raggiunge solo con la continua ricerca di nuove soluzioni».

Soluzioni in vigna di cui beneficia l’intero ecosistema agricolo che è al centro della responsabilità sociale dei vignaioli che devono avere delle risposte scientifiche sul loro modo di coltivare. «Il progetto è un sostegno concreto alla ricerca. E la ricerca scientifica è un tassello fondamentale per viticoltura dell’oggi e del domani. La collaborazione nata tra operatori sul campo (noi), studiosi (università) consulenti (Professor Bigot) dà la possibilità di avere una mole di dati e prove concrete di notevole dimensione» sottolinea Andrea Mattiello titolare dell’omonima Cantina di Costozza di Longare (VI) nei Colli Berici, che da sempre mette al centro del suo approccio la profonda cura dei vigneti e il legame con il territorio.

Una gestione più sostenibile del vigneto finalizzata alla salvaguardia della biodiversità determina dei vantaggi significativi sia per l’ecosistema che per l’azienda dal punto di vista agronomico ed economico.
«Questo lavoro porterà noi vignaioli a comprendere al meglio alcuni aspetti della viticoltura che ad oggi sono stati sottovalutati. Aiuterà tutti noi a crescere assieme alle nostre vigne. L’obiettivo di tutti dovrebbe essere quello di trattare il meno possibile. Per fare questo dobbiamo raggiungere un alto livello di conoscenza delle fitopatie e del ciclo vitale di alcuni insetti. Questo progetto ci ha insegnato come l’osservazione e il vivere la vigna ci porti a migliorare il nostro approccio verso quest’ultima, trattando solo quando necessario, evitando così di disperdere inutilmente nell’ambiente prodotti fitosanitari» aggiunge Luca Ferraro.

Il programma FIVI4FUTURE è in linea con il piano decennale Farm to Fork, messo a punto dalla Comunità Europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente e che prevede in ambito agricolo di ridurre del 50% l’utilizzo di fitofarmaci entro il 2030.
Oltre a dimezzare l’uso dei prodotti fitosanitari, riducendo ulteriormente quelli più dannosi per ambiente e salute umana, l’Unione Europea ha individuato nel programma Farm to Fork altri tre obiettivi fondamentali: diminuire del 50% le perdite di sostanze nel suolo e del 20% l’uso dei fertilizzanti; ridurre del 50% le vendite di antimicrobici destinati all’allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura, diminuendo i rischi dovuti all’antibioticoresistenza; destinare il 25% dei terreni agricoli ad agricoltura biologica.

«Dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia alla realtà: cambiamenti climatici, nuove malattie e nuovi parassiti, sensibilità del consumatore, tutela di noi operatori, dell’ambiente e delle persone che ci circondano. A mio avviso tutti questi aspetti non possono essere affrontati con ideologie pre-costituite o altro, ma affrontate seriamente. La mia esperienza, lunga quasi 25 anni, mi ha permesso di capire che la ricerca deve essere continuamente sostenuta, anche su temi che ad un certo punto si danno per assodati o risolti. Alcuni parassiti, di cui pensavamo di aver capito tutto, oggi si stanno ripresentando sulla scena con maggiore pericolosità» conclude Andrea Mattiello.

E in un territorio caratterizzato da un così alto valore ambientale, ricco di vigneti e di più di 350 varietà vinicole come quello italiano creare la consapevolezza che un approccio sostenibile che salvaguarda la biodiversità è la chiave per preservare l’identità e il patrimonio della viticoltura del nostro Paese rappresenta un obiettivo cruciale per l’agricoltura del futuro.

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