Visibilmente commossa, Cecilia Gasdia, sovrintendente e direttore artistico della Fondazione Arena ricorda il maestro Ezio Bosso, scomparso l’anno scorso. Avrebbe dovuto dirigere lui la IX Sinfonia di Beethoven in Arena. Lo aveva anticipato in quella serata d’agosto del 2019, alla fine dell’emozionante concerto dei Carmina Burana. Un anfiteatro pienissimo, in piedi, ad applaudire quell’unica esibizione che rimarrà nella storia della musica. Chi scrive ha avuto la fortuna di esserci: la forza, il talento, l’energia e il genio di Bosso riecheggiano per sempre. «Ezio mi aveva detto, partendo da Verona, lascio la città con un vuoto più pieno della mia vita» dice Gasdia.

The show must go on… Lo spettacolo deve continuare ma in ricordo di Bosso. E, come anticipa la sovrintendente, anche l’anno prossimo è in programma una serata in suo onore. Il testimone intanto passa al maestro Erina Yashima, che debutta alla guida di Orchestra e Coro areniani con un cast vocale di primo livello per l’Inno alla gioia. Quasi sold out la serata: domenica 22 agosto alle 21.30 il Gala della IX Sinfonia di Beethoven vedrà sul palco quattro solisti d’eccezione: il soprano Ruth Iniesta, applauditissima Liù al fianco di Netrebko ed Eyvazov, il mezzosoprano Daniela Barcellona e il tenore Saimir Pirgu, richiesti in tutto il mondo e al debutto stagionale in Arena, l’esperto basso Michele Pertusi, fresco vincitore del Premio internazionale Maria Callas.

La sovrintendente della Fondazione Arena Cecilia Gasdia, foto di Serena Dei.

Eseguita solo per tre volte nella storia del Festival, l’ultima sinfonia compiuta di Ludwig van Beethoven per un musicista è «l’equivalente del Monte Everest per uno scalatore» spiega la giovane Yashima, maestro tedesco di origini giapponesi, attualmente impegnata nei complessi d’eccellenza degli Stati Uniti, prima al fianco di Riccardo Muti presso la Chicago Symphony Orchestra, quindi come Assistant Conductor della Philadelphia Orchestra. Lungamente progettata, composta tra il 1822 e il 1824, la Nona rappresenta uno sforzo inedito per organico e ampiezza nel genere sinfonico: oltre alla sperimentazione nell’uso di temi, ritmi e colori mai uditi prima di allora, il compositore introdusse un testo extramusicale, l’Ode alla gioia di Friedrich Schiller. Prima dell’esecuzione del 7 maggio 1824 al Theater an der Wien, mai la voce umana aveva fatto irruzione in una composizione sinfonica. Il pubblico della prima salutò Beethoven, ormai notoriamente non udente, sventolando fazzoletti. 

Le scenografie per l’occasione saranno allestite in collaborazione con la Fondazione Alinari di Firenze, che ha raccolto l’eredità del prezioso archivio storico fotografico: nell’ideale viaggio in Italia all’insegna della Bellezza lungo tutto il Festival, per accompagnare la Nona verranno proiettate le piazze più belle d’Italia e del mondo, colte in istanti speciali dall’alto valore storico e sociale, oltre che documentale. 

“Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero! Fratelli, sopra il cielo stellato deve abitare un padre affettuoso”, scrive Schiller nella sua Ode. E quale luogo migliore è l’agorà, la piazza, simbolo di aggregazione dei popoli.

Per informazioni e biglietti: www.arena.it.

© RIPRODUZIONE RISERVATA