La notizia della morte di Gino Strada lascia spiazzati per più ragioni. E una di queste è proprio l’inadeguatezza di ogni forma di retorica, anche la più velata, di fronte alla trasparenza del suo pensiero.

Era stato a Verona in alcune occasioni: nel 2004, in particolare, aveva partecipato a un seminario che prendeva spunto da un sondaggio condotto dalla società Rimarko di Milano, che aveva intervistato 800 veronesi dai 12 ai 75 anni per capire chi fossero i poveri in città. A distanza di 17 anni il clima è un po’ cambiato e le ragioni sono ben note, però già allora per il 48% degli intervistati la povertà nella propria zona di residenza era considerata molto presente. Strada ascoltava con il suo noto cipiglio, poi a margine ha risposto ad alcune domande che, lette oggi, sembrano attraversare il tempo. Visione lunga, verrebbe da dire. Oppure, il mondo non ha fatto che restare profondamente iniquo.

Che cos’ha da dire un uomo come lei, abituato a lottare in Paesi martoriati dalla guerra, ad una città ricca che si trova a parlare delle sue povertà? 

«I contesti sono evidentemente diversi. Non è possibile paragonare tra loro queste condizioni di miseria: le donne afgane e irachene vivono nella privazione totale, nella distruzione assoluta. Non mi stupisco però che anche a Verona esista il problema. Per molti è pure uno shock, comunque è un segnale che tutti, nel primo o nell’ultimo mondo, siamo vittime delle stesse logiche. Su sei miliardi di abitanti, la metà vive con meno di due dollari al giorno, mentre il 45 per cento della torta è posseduto da 356 persone fisiche. Vi sembra un sistema stabile questo? In più, non abbiamo ancora capito che bisogna eliminare la guerra, considerarla un tabù. Si risolvono enormi difficoltà con la tecnologia, ma ancora ci serviamo della guerra, vi investiamo capitali enormi per poi generare ancora più ingiustizie, povertà e fame».

Quindi gli afflitti di tutto il mondo condividono le stesse radici, le stesse cause…

«Ci è stato imposto di guadagnare sempre e comunque, senza guardare in faccia nessuno. E gli Stati Uniti si ritrovano ora con milioni di nuovi poveri, vittime di una logica sfrenata di mercato».

Ma il capitalismo ci rende tutti sordi, muti e ciechi, come la storia delle tre scimmie

«E’ compito fondamentale dell’informazione aprirci occhi ed orecchie. Poche settimane fa, uno studio eseguito da docenti universitari americani ha affermato che i civili morti in Iraq finora variano da 11 a 55 mila. Altre fonti Usa ritengono altrettanto grave l’impatto dei bombardamenti sulla popolazione afgana. Purtroppo, sui media ci sono vittime di serie A e di serie B, come se non le avesse colpite la stessa ingiustizia».

I dati contenuti nello studio di Rimarko evidenziano che alla parola “povertà” i veronesi associano in prevalenza l’identikit dell’extracomunitario…

«Dobbiamo imparare a fare i conti con queste presenze, cominciare a parlare con loro, conoscerne le storie. D’altronde, da dove scappa questa gente? Sono esseri umani in fuga dalla miseria e dalle guerre, in cerca di una migliore condizione di vita. La Dichiarazione dei diritti umani ancora oggi è una misera carta per moltissime persone. Più che “diritti” si dovrebbero definire privilegi di pochi. Se ogni uomo ne potesse godere, il mondo non sarebbe forse perfetto, ma certo più bello sì».

L’addio a Gino Strada, opera dell’illustratrice e calligrafa Laura Toffaletti, che ringraziamo per averne consentito la pubblicazione.

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