Dopo la prestigiosa inaugurazione affidata a Toni Servillo e al suo monologo dal titolo “Monsieur Baudelaire, quando finirà la notte?” di mercoledì 21 luglio, il Festival della Bellezza di Verona 2021 , arrivato all’ottava edizione e dedicato a “Dante e l’espressione poetica”, è proseguito ieri sera, sempre al Teatro Romano, con il concerto di Vinicio Capossela. La manifestazione proseguirà questa sera alle 21.30 con l’intervento di Umberto Galimberti sul tema “Anima e corpo. Dualismo ingannevole”, domani sabato 24 luglio con il concerto al pianoforte di Gloria Campaner (“Chopin 24 Preludi. Poesia dell’infinito”) e si concluderà – almeno nella sua prima parte – domenica 25 con Alessandro Piperno che affronterà il tema della vendetta in Proust e, ovviamente, Dante. Il Festival della Bellezza proseguirà ad agosto in altre città e location (Isola del Garda, Anfiteatro del Vittoriale e poi in autunno a Vicenza, Firenze, Padova, Mantova), ma a Verona tornerà nuovamente a settembre, prima dall’1 al 2 a Villa Mosconi Bertani in Valpolicella e poi dall’11 al 15 di nuovo al Teatro Romano. Tutte le informazioni sul sito internet e sui canali social del Festival.

Vinicio Capossela (foto Marco Zanella – Ufficio Stampa Festival della Bellezza)

Il cantautore, polistrumentista e scrittore irpino (nato in Germania, ad Hannover, nel 1965) torna ancora una volta a Verona, città a cui è legatissimo, per una performance interamente dedicata al genio di Dante in occasione dei 700 anni dalla sua morte. Il suo spettacolo, dal titolo “Bestiale Comedia”, ripercorre idealmente in musica il viaggio nell’aldilà immaginato nella Divina Commedia dal Sommo Poeta e sempre idealmente, proprio come un novello Virgilio, Capossela decide di accompagnare per mano il pubblico veronese attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.

La scenografia sul palco è essenziale ma evocativa, con alcune sezioni di barche che aiutano a immergersi nel viaggio, nel “nostos”, che Capossela intende intraprendere. La vela di una di queste barche sintetizza, in un’unica immagine, le tre parti in cui si divide l’aldilà dantesco e lo stesso cantautore, per fugare ogni dubbio, si presenta indossando la maschera di un lupo, una delle “tre fiere” che impediscono a Dante di allontanarsi dalla “selva oscura”. Chitarra in braccio (ma nel corso del concerto suonerà anche il pianoforte, le tastiere e la fisarmonica), accompagnato da due musicisti di grande talento, il poliedrico Vincenzo Vasi e il virtuoso Raffaele Tiseo, il cantante ha portato il pubblico all’Inferno attraverso la scelta di brani che, attraverso un fil rouge spiegato con voce profonda dal performer fra un pezzo e l’altro, creano un sentiero discendente verso le profondità della terra e, soprattutto, dell’animo umano. Con frequenti riferimenti all’attualità, che vanno dalla morte di George Floyd al ventennale del G8 di Genova fino ai più recenti e gravi avvenimenti del carcere di Santa Maria di Capua Vetere il concerto si dipana fra miserie e speranze, fra oscurità e luminosità improvvise, in un vero e proprio viaggio nell’aldilà tra santi, creature mitiche, bestie, eroi e, soprattutto, peccatori. Il cambio continuo di maschere (a volte lupo, a volte diavolo, a volte, con un copricapo adeguato, nostromo di una nave da pirata) aiuta anche visivamente a immergersi nell’immaginario di Capossela, che ha sempre, in tutta la sua trentennale carriera (con 16 album all’attivo), abbinato sofisticati riferimenti letterari alle sue canzoni: da Oscar Wilde a Herman Melville, da Joseph Conrad allo stesso Dante, solo per citarne alcuni.

Capossela e i suoi musicisti sul palco del Teatro Romano – Foto Ernesto Kieffer

La dedica a Modigliani, (“Modì”) che ha rappresentato, proprio come Virgilio per Dante, una sorta di guida spirituale e artistica per lo stesso cantante, vuole essere idealmente uno dei momenti più intensi dello show che, dopo la discesa agli inferi con le figure di Ulisse e Achab a indicare le altezze ma anche gli inevitabili limiti dell’uomo, inizia l’ideale ascesa alla montagna del Purgatorio, in una sezione costellata di cover e di nuovi riferimenti musicali. Come un menestrello che molto deve alla scrittura di De André, Capossela non si risparmia nell’omaggiare mostri sacri della musica italiana e mondiale come Bob Dylan (“When the ships come in”), Piero Ciampi (“Il vino”, nella versione dei La Crus), Franco Battiato (“La Torre”) e molti altri. Un modo, questo, scelto per arrivare grazie alle parole e alle note dei grandi autori del passato e del presente fin lassù, in cima al Purgatorio e quindi al Paradiso terrestre. A un passo dal Paradiso vero e proprio.

A quel punto, dopo che il cielo aveva lanciato inequivocabili messaggi per tutta la serata, inizia a piovere copiosamente e il pubblico, d’istinto, comincia ad allontanarsi dai gradoni bagnati del Teatro Romano per trovare un improbabile riparo. Capossela se ne accorge ed esclama: “Che succede? Ah piove!”. A quel punto, non perdendosi d’animo, l’autore de “Il ballo di San Vito” inizia la parte più riflessiva e intima della serata, quella “paradisiaca”, con un crescendo di intensità emotiva che trattiene incollato il pubblico veronese, deciso a bagnarsi pur di non perdersi una sola nota di questo straordinario concerto.

L’immagine ufficiale del Festival della Bellezza 2021 – Opera di Andrea Benacchi

Un concerto che, in fondo, appare a tutti gli effetti un’esperienza di redenzione e riflessione, di spunti letterari e musicali, di crescita personale e collettiva. Non si risparmia Capossela, che a poche centinaia di metri dal Teatro Romano, a “Madonna Verona” a pochi passi dalla Chiesa di Sant’Anastasia, iniziò la sua incredibile carriera e il sentimento reciproco di affetto con la città si percepisce in ogni suo sguardo, in ogni suo sorriso e nello spendersi totalmente per il suo pubblico, sempre particolarmente caldo, nonostante l’acquazzone abbia tentato di spegnere invano gli animi. Cosa che non avviene… gli animi vengono al contrario accesi, infiammati, da un’esperienza che non può che lasciar, alla fine di tutto, intravedere le stelle. Proprio come Dante alla fine di ogni cantica.

Foto di copertina: Ernesto Kieffer

© RIPRODUZIONE RISERVATA