Il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale del rifugiato, appuntamento annuale voluto dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati e richiedenti asilo.

Il numero di persone in fuga dal loro Paese e in cerca di protezione continua a crescere in tutto il mondo e in Europa aumentano le richieste di domande d’asilo.

Secondo il “World Migration Report 2020”, dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, in 50 anni il numero di migranti nel mondo è quasi quadruplicato.

Nel 2019 Il numero di persone che hanno lasciato la propria terra d’origine è arrivato a circa 272 milioni. Secondo il Report 2020 sul diritto d’asilo della Cei – Fondazione Migrantes, la stragrande maggioranza delle persone (circa 200 milioni) migra per motivi legati soprattutto al lavoro, alla famiglia e allo studio. Si tratta di una mobilità relativamente a basso impatto sia per i Paesi invianti che riceventi.

Al contrario, esiste una crescente quota di persone costrette a lasciare le loro case e i loro Paesi per motivi gravi, talvolta tragici, come conflitti, persecuzioni e disastri. Per il Global Trends 2020 – Unhcr, datato 18 giugno 2021, si tratta degli sfollati e dei rifugiati e i numeri sono drammatici.

Si calcola che i migranti forzati siano 82,4 milioni, in aumento per il nono anno consecutivo. Di questi i rifugiati sono 26 milioni, i richiedenti asilo 4,2 milioni. Il 42% sono minorenni, quasi la metà. 1 milione di neonati è venuto al mondo da profugo.

Bambini nel campo profughi di Idlib, Siria, Foto di Ahmed akacha da Pexels

In Italia meno domande d’asilo e riconoscimenti di protezione

In Europa i paesi più interessati dall’accoglienza sono stati Germania, Regno Unito e Francia. L’Italia rappresenta un’eccezione in controtendenza: mentre cioè il numero di persone in fuga e in cerca di protezione nel mondo cresce, il nostro Paese vede decrescere le sue domande d’asilo e anche la sua capacità di riconoscere e dare protezione diminuisce.

Due le principali cause: l’inasprimento della legislazione italiana, realizzatasi a partire dal DL 113/2018 che ha limitato le possibilità di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati, complicando gli interventi di tutela e integrazione. E la pandemia di COVID-19 ha colpito duramente quanti cercano e trovano protezione in Italia rendendo le loro vite, come quelle di molti italiani, più isolate e a rischio di marginalità sociale.

A fine settembre 2020 il totale di migranti, richiedenti asilo e rifugiati nei servizi di accoglienza italiani era di circa 82.100 persone, toccando il minimo dell’ultimo periodo. Un valore così basso lo si trova solo nel 2014.

Sempre nel 2020, in Italia sono state presentate 26.963 domande d’asilo, con un calo del 39% rispetto al 2019. Le domande esaminate sono state 41.753 (compresi quindi gli arretrati degli anni passati): ben il 76% i dinieghi. Quindi solo un richiedente asilo su cinque ha ottenuto protezione in Italia.

Meno richieste di accesso ai servizi d’accoglienza anche a Verona

Per il Dipartimento della Pubblica sicurezza il Veneto accoglie il 5% dei migranti presenti nei servizi di accoglienza (Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna sono le prime tre regioni per numero di accolti): 4.169 in totale, di cui solo 594 (circa il 14%) nei progetti SAI, dedicati ai rifugiati.

Caritas Verona e l’associazione Cir sono le due realtà che lavorano con rifugiati e richiedenti asilo nel territorio di Verona e provincia. Abbiamo quindi chiesto ad Annalisa Avesani, operatrice socio-legale della cooperativa “Il Samaritano”, braccio operativo di Caritas Verona, di commentare questi dati.

Buono a Verona l’accompagnamento al lavoro per i migranti, ma è difficile trovare un alloggio.

«Sicuramente anche il territorio di Verona ha visto diminuire la richiesta di accesso ai servizi di accoglienza per persone migranti, sia nei Cas (i Centri per l’accoglienza straordinaria) sia per il progetto Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione per chi ha ottenuto il diritto di asilo. Ma io aggiungerei che questa contrazione si è avuta non solo a causa della pandemia o della modifica della legge sull’immigrazione. È una diminuzione infatti che è anche conseguenza degli accordi tra Italia e Libia sulla gestione dei migranti che cercano di attraversare il Mediterraneo. Nel caso dei corridoi umanitari invece, è stata proprio la pandemia a bloccare gli arrivi. Per mesi, decine di persone che dai campi profughi di Eritrea e Niger, dovevano essere accolti in Italia sono rimasti in una situazione di stallo gravissima.»

Sull’elevato numero di domande di asilo scartate, Avesani conferma che anche a Verona la tendenza è la stessa. «Voglio però sottolineare che in questi ultimi due anni ho notato, da parte della Commissione di Verona, molta più attenzione alle persone, alle loro storie. A differenza di pochi anni fa in cui le sentenze parevano essere quasi tutte uguali e predeterminate dalla provenienza del richiedente asilo, ho notato una maggiore volontà di indagare, di capire la situazione umana. Un interesse alla persona più attento e sincero. È questa una nota positiva che non va dimenticata, forse conseguenza del ridotto numero di domande ma forse, anche frutto della formazione ed esperienza che via via, chi lavora nelle commissioni, ha acquisito.»

Accoglienza al lavoro, ma manca la casa

Per la Giornata mondiale del rifugiato 2021 l’Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati, ha lanciato la campagna “Insieme possiamo fare la differenza – Together we can do anything per chiedere la piena inclusione dei rifugiati in ogni ambito della società, dal lavoro, allo studio, allo sport.

Per quanto riguarda la situazione nel territorio di Verona, Avesani riporta una buona accoglienza dal punto di vista lavorativo: non mancano per i ragazzi accolti in progetto, le occasioni di stage, tirocini o esperienze professionalizzanti.

«Ciò su cui invece si fa molta fatica, è l’autonomia abitativa. I ragazzi difficilmente trovano un alloggio: vuoi per i prezzi alti, vuoi per la diffidenza dei proprietari, molto restii a concedere un contratto di affitto a persone straniere. È per noi fondamentale, in questo senso, la rete di volontari che ruota attorno al progetto Sai: comunità parrocchiali, associazioni di volontariato, cittadini che creano un ponte tra il progetto di accoglienza e un vera e propria autonomia del rifugiato.»

Hungana Amiri, artista di origine afgana e rifugiata in Canada da bambina, ha realizzato l’emoji per la Giornata mondiale del rifugiato 2021, commissionata dall’Unhcr e da Twitter.

Sensibilizzare l’opinione pubblica perché assuma una mentalità più favorevole verso i rifugiati, è proprio l’obiettivo che si pongono le numerosissime iniziative promosse per la Giornata mondiale dei rifugiati. Segnaliamo la più social: L’Unhcr e Twitter hanno commissionato alla artista afgano-canadese Hungama Amiri di creare l’emoji per la Giornata 2021. È la prima volta che un emoji è stato disegnato da un rifugiato. Il disegno presenta un cuore blu a coppa tra due mani per simboleggiare protezione e solidarietà. Sarà attivata su ogni tweet in italiano che utilizza gli hashtag #GiornataMondialedelRifugiato e #WithRefugees fino al 23 giugno.

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