Sabato 15 maggio il movimento civico Traguardi – capitanato da Tommaso Ferrari – ha davo il via, davanti alla scalinata di Palazzo Barbieri in piazza Bra a Verona, alla campagna elettorale in vista delle prossime elezioni amministrative 2022. Una conferenza stampa che ha “fatto il paio” con quella dello scorso ottobre, quando venne presentata la squadra e proclamata una vera e propria dichiarazione d’intenti, con un appello a tutte le forze democratiche alternative ai governi di centro-destra degli ultimi 15 anni a Verona per formare una coalizione compatta e creare un programma di rilancio della città. Guardando avanti, invece, sabato prossimo al Parco di Villa Mirandola a Settimo di Pescantina lo stesso Traguardi ha organizzato un evento aperto alla cittadinanza dal titolo “La città del futuro” in cui dialogheranno varie figure di spicco del mondo della cultura, dell’economia e del sociale di Verona, per approfondire le potenzialità della nostra comunità e capire come svilupparle nei prossimi anni. 

Ferrari, il “dado è tratto”. Sabato scorso da Piazza Bra Traguardi ha lanciato di fatto la campagna elettorale. Perché è stato importante questo evento?

«Traguardi è di fatto nato dopo una debacle elettorale e trovarsi, dopo quattro anni di incontri nei quartieri e dopo aver creato una struttura ramificata in tutte le circoscrizioni, pronti con una lista per ciascuna Circoscrizione della città e con una lista per il Consiglio comunale era il nostro obiettivo originario. Ora l’importante è non ripetere l’errore del 2017, cioè arrivare a sei mesi dalle elezioni con molte idee ma senza un programma, un candidato e una coalizione che lo sostenga. Per questo abbiamo fatto questo nuovo appello, rivolto a tutti coloro che non si riconoscono nei governi di centro-destra che la città ha avuto negli ultimi 15 anni e che pensano che la città in questo periodo si sia fermata. È necessario mettere a sistema tutto quello che abbiamo elaborato in questi anni. È un patto per la Verona del Futuro.»

A proposito di futuro… Trarguardi è un movimento civico formato da “giovani”…

«La maggior parte dei componenti di Traguardi ha meno di 40 anni, è vero, ma è anche vero che all’estero a 33 anni non si è considerati giovani per far politica. Anzi, forse è l’età ideale per mettere a disposizione idee, energia e via dicendo. Basti pensare ai presidenti di Francia o Canada, ma sono solo i primi esempi. Al contrario in Italia se non hai almeno cinquant’anni sarai sempre considerato un “giovane”. Noi in generale abbiamo al nostro interno sia over 50 sia under 30 e di fatto abbiamo dimostrato che la politica può e deve essere intergenerazionale. Anzi, potrebbe essere proprio quello il segreto per il riscatto della città.»

Ferrari e i componenti del movimento civico Traguardi davanti a Palazzo Barbieri

Rispetto alla conferenza stampa di ottobre 2020 cosa è cambiato e quali sono le novità del vostro messaggio rispetto ad allora? 

«Intanto noi sentiamo l’urgenza di dare questo messaggio. L’alternativa deve essere politica ma anche di vera e propria gestione della città. Negli ultimi 15 anni, secondo noi, Verona si è fermata, per infrastrutture, per una smart city che ancora non esiste, per gli asset strategici come gli aeroporti e via dicendo, per non parlare di cose più vicini alla quotidianità dei cittadini come le semplici zone pedonali nei quartieri, che non si sono mai realizzate. Dobbiamo costruire una alternativa a questo governo che nasca dalla società civile. Qui non sto parlando di destra o sinistra, ma di una coalizione che lavori per la ripartenza della città nei prossimi… quindici anni. Il nostro appello va oltre gli steccati classici. Verona deve tornare ad essere competitiva. Ad ottobre abbiamo condiviso il messaggio con alcuni personaggi provenienti da vari mondi della società veronese e che per qualche ragione si erano allontanati dalla politica, pur facendo ancora molto per la città. Sabato scorso, invece, il messaggio che volevamo trasmettere era che Traguardi da movimento civico piccolo è diventato molto grande nei territori e nelle competenze. La nostra è un’evoluzione. Abbiamo voluto condividere i nostri valori e le nostre idee per prepararci in tempo a  creare un’alternativa valida. Abbiamo in testa lo schema di una coalizione più larga possibile. Chiunque lavorerà per un progetto comune lavorerà per Verona.»

Damiano Tommasi

Avete indicato anche voi, come altri, il nome di Damiano Tommasi per il candidato unico del centro-sinistra. Perché vi convince così tanto? 

«Per noi il candidato deve essere una persona che possa essere espressione di un’ampia coalizione e che possa condividere il fatto che Verona debba essere aperta al mondo anche in termini di accoglienza e coniugare tradizione e innovazione. Damiano è un amico e lo conosciamo da tempo. È un ottimo candidato sindaco e lo ha dimostrato con la sua vita. Investe in cultura e internazionalità in una città che spesso è internazionale ma allo stesso tempo anche un po’ troppo chiusa. È una persona che ha mostrato i valori che larga parte dei veronesi possono aderire. Per questo motivo crediamo che possa essere la persona giusta. Ovvio che se ci dice di si sarebbe un’ottima notizia per la città e per il progetto in cui crediamo per Verona, ma credo in generale ancor di più in una grande coalizione e in un programma valido, a prescindere di chi poi alla fine sia il candidato sindaco. Anche se non fosse Damiano Tommasi il progetto continuerebbe ad esistere. Dobbiamo trovare chi lo interpreti al meglio e sulla sua persona, ribadisco, abbiamo un giudizio estremamente positivo.» 

Veniamo all’incontro che avete organizzato a Villa Mirandola sabato. Cosa succederà il 29 maggio alle 10? 

«Innanzitutto si tratta di un evento che era stato pensato e organizzato prima della pandemia. Lo riproponiamo come lo avevamo pensato a suo tempo e con lo stesso programma, perché ancora assolutamente attuale. Dialogheremo con persone e mondi della società civile per parlare delle sfide che la città che avrà davanti nei prossimi anni. La sfida ambientale è la sfida delle sfide perché non è solo una questione di sopravvivenza del nostro Pianeta, ma anche di riconversione della città. Anche dal punto di vista economico. Abbiamo parlato in questi anni tante volte dei quartieri, ma abbiamo visto investimenti da questo punto di vista per dare loro la svolta. Si tratta di un mondo del no-profit che deve dialogare con il profit, perché i bisogni dopo la pandemia sono cambiati. Verona deve diventare di nuovo attrattiva. A questo proposito c’è anche la sfida culturale da affrontare, che non significa solo rifondazione dei musei o trovare nuovo slancio alla ripartenza turistica. Verona dev’essere internazionale in senso ampio, non deve aver paura del diverso e ribadire il suo ruolo di città di scambio e crocevia di merci e culture.»

Con chi affronterete queste tematiche? 

«Ci sono vari tavoli a cui parteciperà sempre un rappresentante di Traguardi: uno sull’ambiente, con Federico Testa, presidente di Enea, e il professor Giorgio Mion di Univr, uno sull’economia e società con Giordano Riello ed Erica Dal Degan di Confcooperative Verona, poi ce ne sarà uno dedicato ai quartieri con Carlo Rugiu (direttore UOC di Nefrologia e dialisi di Legnago) e Italo Sandrini delle Acli, e in fine un tavolo dedicato al settore culturale con Damiano Tommasi e Paola Marini, ex direttrice delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Tutte persone accomunate da esperienze diverse che mettendole insieme possano creare spunti interessanti. Questo tipo di eventi possono aiutare a riflettere tutti insieme e portare un valore aggiunto al dibattito cittadino.»

Infine parliamo di “V come Verona”, il podcast che ha tenuto giocando sull’alfabeto e i principali concetti legati all’innovazione e alla società che potrebbero (e dovrebbero) interessare la nostra città nei prossimi anni. Ora che è arrivato alle battute finali – ricordiamo che lunedì prossimo su Spotify si troverà l’ultima puntata dedicata alla lettera Z – qual è il bilancio di questa “avventura”? 

«Questo podcast è stato per me un’esperienza molto significativa. Mettersi in ascolto di persone e testimoni che ti possono parlare dei singoli temi e che non rispondono con slogan ma con idee chiare e concrete, è stato davvero importante per me e spero che lo sia stato anche per chi ci ha ascoltato. Alla fine la cosa più interessante è stata constatare che esiste un filo rosso fra le varie esperienze. Più si andava avanti con le lettere dell’alfabeto e le varie tematiche e più tanti temi tornavano, da diversi interpreti che dicevano spesso le stesse cose. Si è trattato di un bel risultato e di un’occasione di crescita, perché è risultato chiaro che ci sono le potenzialità per la città per essere davvero sostenibile, crescere economicamente e non lasciare indietro nessuno Rappresenta, secondo me, anche un utile strumento con cui raccontare cosa vuoi fare a chi vuole approfondire le singole tematiche. Non è una politica fatta di slogan, ma di riflessioni e di parole che, in qualche caso, sono più importanti di tante altre.» 

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