Negli ultimi giorni Verona, suo malgrado, è ritornata al centro della cronaca nazionale. Per quale motivo? Questi i fatti.

La prefettura, come è normale che accada ogni 24 mesi, ha pubblicato il nuovo bando per la ricerca di posti per i richiedenti protezione internazionale. Davvero nulla di nuovo, visto che è da anni che questa procedura consente di trovare una collocazione a quelle persone che vengono avviate al percorso di accoglienza, che si fonda su norme di diritto internazionale.

Una fase che, coordinata e organizzata dagli enti gestori secondo parametri e requisiti definiti dalla stessa prefettura, prosegue il tempo necessario al completamento dell’iter per l’ottenimento del permesso di soggiorno o il suo eventuale diniego.

L’aspetto singolare della vicenda è che sia stata portata in risalto da molte testate giornalistiche senza evidenziare che il bando prevede sì la ricerca di 1.200 posti, ma che essi non vadano ad aggiungersi a quanto previsto dal precedente bando che, viceversa, era per 1.900 posti.

I numeri

Nel proporre la notizia, nessuno li ha inizialmente citati. Si sono dovuti muovere gli Enti Gestori a fornire una sintesi del contesto veronese attraverso un comunicato datato 24 maggio.

Proviamo ad analizzarli in modo dettagliato, per offrire un parametro oggettivo.

Nel bando 2019 i posti previsti, come detto, erano 1900, ben 700 in più rispetto a quello attuale. Sono poi circa 500 in meno rispetto al biennio 2019/2020 le persone effettivamente in accoglienza, per un totale di 1.154, parametro che evidentemente è servito come riferimento alla Prefettura per indicare nel bando il valore di 1.200.

Da questi dati si evince una sola e univoca conclusione: il fenomeno dell’immigrazione a Verona non è fuori controllo, non è un’emergenza e di sicuro non è in aumento.

Quando si affronta il tema dell’immigrazione e le notizie a esso collegate, appare quantomeno ingenuo pensare che l’errata informazione sia frutto di equivoci. Basti osservare come l’annuncio del nuovo bando della Prefettura, all’inizio proposto in modo superficiale dalla stampa, sia stato utilizzato sia a livello nazionale sia locale in modo del tutto pretestuoso.

Non c’è altra ragione se non la finalità politico-elettorale e la volontà di creare allarme.

Matteo Salvini in primis ha alimentato post virali capaci di mistificare la realtà oggettiva quali ad esempio: “Immigrazione, il caso a Verona: trovare subito 1.200 case per i profughi”, “Ecco perché bloccare gli sbarchi è un dovere”, “Con milioni di Italiani in grave difficoltà, bloccare ingressi, sbarchi e sprechi è un dovere”.

La reazione della politica veronese

Se il comportamento del leader leghista non stupisce più di tanto, data la sua capacità di utilizzare qualsiasi spunto per ribaltarlo e costruirci una nuova notizia utile a creare un vero e proprio stato di allarme perenne, quello che sconvolge è che a medesimo livello si siano abbassati esponenti locali della politica veronese che ben dovrebbero conoscere i numeri del territorio e ai quali non può essere assegnata attenuante alcuna in termini informativi.

Il post del Sindaco di Verona Federico Sboarina

Su tutti il sindaco Federico Sboarina che, sempre dal proprio profilo Facebook e senza riferirsi direttamente al bando, ha però ritenuto di dover rassicurare la propria cittadinanza con un post che va anche all’attacco del ministero degli Interni: “Il ministro Lamorgese non difende i confini nazionali. Verona non diventerà una zona franca per i migranti clandestini”.

Eppure, il nostro sindaco dovrebbe conoscere la realtà e sapere, al di sopra di ogni ragionevole dubbio, che non c’è nessun rischio che Verona diventi una zona franca dell’immigrazione e che non ci sia nessun allarme imminente.

Di ugual tenore rispetto ai post di Sboarina sono state le dichiarazioni del coordinatore di Fratelli d’Italia Ciro Maschio che precisa: “Non è accettabile che in piena pandemia con le enormi difficoltà che stanno affrontando i cittadini, esploda anche un’emergenza migranti che si scarica sulle comunità locali”.

Le riflessioni del coordinatore non si fermano e alzano, semmai, i toni dello scontro: “Quanto sta avvenendo non è casuale, ma è frutto di una volontà politica del governo, in continuità col precedente governo giallorosso, entrambi con lo stesso ministro Lamorgese, figlia della follia immigrazionista della sinistra”.

Non è da meno il consigliere regionale Daniele Polato che sentenzia: “Anziché far pubblicare bandi alle Prefetture, si provveda al rimpatrio immediato dei “finti profughi”.

Bandiere elettorali

Abbiamo assistito dunque a una lunga teoria di tweet, dichiarazioni, post, condivisioni di una notizia proposta in modo superficiale che, infine, è diventata a tutti gli effetti una fake news.

Nessuno si è premurato di analizzare i numeri o di commentare le politiche sull’immigrazione in modo serio e competente, ma – ancor peggio – nessuno probabilmente ha letto il bando della Prefettura.

Non tutto funziona nell’iter di accoglienza, questo è fuori di dubbio, tantomeno nella lunga fase che dovrebbe portare a una integrazione delle persone che acquisiscono il diritto a rimanere in Italia, ma sconvolge pensare che a Palazzo Barbieri l’approccio sia stato così superficiale e volto a tutti i costi al trasformare tutto in bandiera elettorale.

La sede della Prefettura a Verona, foto di Osvaldo Arpaia

Un bando che aspetta risposte

Il bando 2021 presenta delle novità rispetto a quello del 2019 ed è su questo che forse sarebbe stato utile sentire l’opinione del nostro primo cittadino. Ad esempio, un commento sul fatto che vengano aumentate le ore di vigilanza notturna nell’accoglienza diffusa, raddoppiate e portate a 8, a maggior tutela del controllo e della sicurezza pubblica, e che anche le ore di presidio diurno degli operatori vengano aumentate del 20%.

Le novità non si fermano qui. Sarebbe utile capire come il nostro Comune intenda muoversi rispetto alla presenza nel bando, contrariamente a quello del 2019, della possibilità di favorire l’integrazione attraverso i lavori socialmente utili, che andrebbero giocoforza a vantaggio di tutta la comunità. O infine, quale sia la valutazione politica che fa la nostra Giunta in merito all’aumento degli standard qualitativi dell’accoglienza previsti dal bando e richiesti agli enti gestori, tali da limare le opportunità del tanto vituperato lucro, contro il quale più volte si era scagliato Salvini a inizio legislatura.

Queste sono le riflessioni che vorremmo condividere e sulle quali vorremmo confrontarci con il sindaco Sboarina e, più in generale, con la politica, sempre più in prima linea nel rincorrere finti scoop con la conseguenza, a volte, di venire coinvolta, se non di creare, fake news. I cittadini hanno bisogno di chiarezza, trasparenza e professionalità, specie in una materia complessa come quella legata all’immigrazione. Non di allarmi inutili e ingiustificati.

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