Un Verona a tratti dominante è riuscito a mettere sotto il Torino in una partita che è stata il ritratto di un girone di ritorno in cui alle prestazioni positive raramente sono corrisposti i risultati.

Juric si affida alla coppia di mancini Ilić-Baràk a centrocampo, mentre davanti opta per un mix di esperienza e freschezza con Zaccagni e Salcedo dietro a Kalinić. 

Il primo tempo è dominio gialloblù

Fin dalle prime battute è il Verona a imporre il suo ritmo, con numerose occasioni arrivate nel corso del primo tempo, soprattutto dalla solita fascia sinistra, in cui Lazovic e Zaccagni si trovano come sempre alla perfezione. Quel che manca, come troppo spesso è accaduto in questa seconda parte di stagione, è la precisione sotto porta e nell’ultimo passaggio. 

Per tutto il primo tempo l’Hellas appare in controllo totale, con una pioggia di cross dalla sinistra che Salcedo e Faraoni cercano di trasformare colpendo al volo ma senza riuscire a superare il muro del Torino che, schiacciato dietro, riesce a ribattere anche una doppia conclusione a botta sicura di Zaccagni e Baràk sugli sviluppi di un calcio di punizione. 

I  numerosi cross non riescono a sortire l’effetto sperato e la cooperativa della fascia sinistra, questa volta priva di Dimarco che entrerà solo nel secondo tempo, prova a penetrare e arrivare direttamente al tiro, con Lazovic che tira sull’esterno della rete e Zaccagni che impegna Sirigu sul primo palo all’inizio del secondo tempo. 

Nella seconda frazione Juric rivoluziona l’attacco: escono Zaccagni e Salcedo per Colley e Lasagna, con Kalinić che rimane al centro, per venire incontro e smistare palloni verso i due velocissimi esterni. La soluzione sembra funzionare, con l’attaccante ex-Udinese che, in una posizione più decentrata del solito, trova un movimento “alla Robben” con sterzata e gran sinistro a giro, parato ancora una volta da Sirigu.

Ottimo esordio per il giovane Pandur

Il giovane Pandur, all’esordio in Serie A, è una delle buone notizie di giornata: ci sono ben 13 anni a separare il giovane croato e l’ex portiere del PSG, ma, dopo un gran rischio corso nel primo tempo con un’uscita nel traffico che ha costretto Ilić a salvare sulla linea, il portierino gialloblù si è dimostrato ampiamente all’altezza della massima serie, con due chiusure sul primo palo prima su Belotti, bomber di razza, e poi su Bonazzoli. 

Dopo 85 minuti di dominio totale, in cui il Torino è riuscito solo a mettere a referto un paio di ripartenze ma senza dimostrarsi particolarmente pericoloso, arriva il gol del vantaggio granata. È forse la prima situazione della partita in cui la difesa del Verona ha un momento di disattenzione, lasciando Ansaldi liberissimo di pennellare un cross dalla sinistra sulla testa di Vojvoda, che è bravo a trovare la traiettoria giusta e superare un incolpevole Pandur. 

Lo svantaggio a cinque minuti dal termine riporta la mente dei tifosi alle troppe leggerezze e disattenzioni che hanno costellato il girone di ritorno, ma a evitare la beffa arriva il solito Dimarco, ormai ufficialmente difensore goleador di questo Hellas, che conclude una bella manovra, per una volta dalla destra, con gran tiro di mezzo esterno che non lascia scampo a Sirigu. 

Lo sfogo di Ivan Juric

Il pareggio, arrivato dopo una grande prestazione, lascia certamente l’amaro in bocca, ma non sono i due punti persi a far perdere il sonno a Ivan Juric. Intervistato dai giornalisti di Dazn a fine partita il tecnico di Spalato non usa mezzi termini: vedere tutti questi giovani fare così bene è motivo di orgoglio per l’allenatore, ma a Juric non va proprio giù di “lavorare per le altre squadre” e parla apertamente di “mancanza di rispetto totale” da parte di una società che, dopo il raggiungimento dell’obiettivo stagionale, non ha ancora chiarito quali siano le volontà per il futuro della squadra. 

Il tecnico gialloblù Ivan Juric (foto hellasveronachannel)

Juric vorrebbe vedere il suo lavoro premiato da un cambio di passo da parte di Setti, con più ambizione e più investimenti, o, se non altro, con chiarezza e onestà (e magari una carezza in più.)

Di certo non è né il primo né l’ultimo allenatore a trovarsi in una situazione simile, ma la sua unicità sta (anche) nel candore e nella totale trasparenza con cui mette “in piazza” argomenti delicati, senza nascondersi e senza cercare facili consensi, in un mondo in cui le interviste del dopopartita sono di solito un mix di frasi fatte e luoghi comuni. 

Questo allenatore e questa squadra di comune non hanno proprio nulla, e ai tifosi non resta che sperare di poterseli godere almeno per un altro anno.

Foto di copertina: hellasverona.it

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