25 aprile sul lago di Garda
76 anni fa l’ultima battaglia della Seconda Guerra Mondiale In Italia avvenne in provincia di Verona, al monte Casale, nel comune di Ponti sul Mincio: venne combattuta il 30 aprile del 1945.
76 anni fa l’ultima battaglia della Seconda Guerra Mondiale In Italia avvenne in provincia di Verona, al monte Casale, nel comune di Ponti sul Mincio: venne combattuta il 30 aprile del 1945.
Nell’inverno 1943-1944 si formano i Comitati di Liberazione Nazionale in tutto il territorio occupato. I Comitati, che rappresentano tutti i partiti antifascisti, guidano e coordinano l’azione delle bande partigiane in loco. L’organismo centrale CLN si forma a Roma a opera di sei partiti (Azionista, Comunista, Democratico-cristiano, Demolaburista, Liberale e Socialista) ed è presieduto da Ivanoe Bonomi. Un ruolo fondamentale ebbe, in particolare, il CLNAI (Alta Italia). Il 25 aprile è il giorno della liberazione di Milano ed è la data simbolo della fine dell’occupazione nazifascista del Paese. Nei giorni dell’insurrezione accaddero anche, come nel resto dell’Europa liberata, episodi di giustizia sommaria. Accanto alla resa dei conti con i collaborazionisti, comune a Italia e Francia, va anche tenuto conto di una specificità italiana, e cioè del fatto che da noi in quei giorni giunge a compimento una guerra civile particolarmente sanguinosa, le cui radici risalgono a vent’anni prima.
Il fatto d’armi di Monte Casale è veramente singolare: più lo si medita e più se ne riconosce l’alta valenza civile, morale, il grande afflato di amor patrio, di dedizione fino al sacrificio personale. Esso ha visto la partecipazione delle più svariate forze: soldati italiani delle forze regolari, partigiani, americani, disertori della Wehrmacht, giovanissimi patrioti, tutti protesi a un unico intento: costringere alla resa una pericolosa compagnia tedesca che nell’intento di raggiungere la Val d’Adige, avrebbe potuto causare ulteriori lutti e rovine. In una parola c’era l’anelito di debellare il vecchio ordine politico, militare e sociale a favore di uno nuovo che fosse “costruito” all’insegna della libertà, della pace, della democrazia, della dialettica dei partiti, di un più moderno e più giusto patto sociale.
Nella giornata di Monte Casale vi è stato l’intervento del nuovo esercito italiano, il IX Reparto Arditi della 104° compagnia del Gruppo di combattimento Legnano che dopo le numerose battaglie nel Corpo italiano di liberazione, esprimeva l’orgoglio, la dignità, la volontà di un esercito deciso a riscattare l’onore dell’Italia dopo l’infausta data dell’8 settembre. Ma accanto agli Arditi vi erano i partigiani della Brigata Avesani e della Brigata Italia, che potevano garantire il successo dell’azione.
Inoltre erano i soli che potevano dare tutte le informazioni e indicare i percorsi strategici per giungere alla sommità del colle e costringere alla resa quella compagnia tedesca a poca distanza dalla fortezza di Peschiera del Garda e di Castelnuovo. I partigiani di quelle brigate erano reduci da innumerevoli azioni nella zona del lago di Garda e nella pianura veneta volte a indebolire l’apparato oppressore fascista, ma soprattutto a sabotare il passaggio delle truppe del Reich verso il fronte del sud.
La celebrazione del 25 aprile non è diventata in forza dell’abitudine una ricorrenza rituale e pacificata, da festeggiare nell’indifferenza civile: è una data che fa ancora discutere e questo è segno di vitalità e di rilevanza. La Festa della Liberazione è attraversata dal fecondo paradosso di essere unitaria e partigiana, in senso storico e anche letterale. In qualche modo certifica che un popolo non è una mera sommatoria di individui ma una identità diffusa che si costruisce dentro il processo storico. La data è importante e non corrisponde alla effettiva fine della guerra in Italia, che avvenne il 3 maggio: per scelta precisa, e su proposta dell’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, si preferì infatti assumere il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò l’insurrezione totale nei territori ancora occupati dai tedeschi. Un solo ideale animava quei patrioti: la fine della guerra, la fine del regime di Salò, la cacciata dei tedeschi, l’Italia restituita finalmente alla pace e alla democrazia.
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