Chievo e la coperta troppo corta
Gli uomini di Aglietti escono sconfitti nello scontro diretto con il Cittadella dopo una gara che ha evidenziato ancora una volta gli atavici difetti della squadra gialloblù.
Gli uomini di Aglietti escono sconfitti nello scontro diretto con il Cittadella dopo una gara che ha evidenziato ancora una volta gli atavici difetti della squadra gialloblù.
Avevamo invocato continuità soltanto pochi giorni fa, ma ieri contro il Cittadella, nella gara valida per la 34esima giornata del campionato 2020-2021 di Serie BKT, la banda di Aglietti non è riuscita nell’intento. Anzi, da un possibile pareggio, che già sarebbe risultato per alcuni aspetti deludente, si è tornati a casa addirittura con una sconfitta nel sacco, che fa vedere letteralmente i sorci verdi ai gialloblù. Purtroppo, infatti, il Chievo torna a casa senza punti dal Tombolato contro una formazione sì organizzata e ben disposta ma non certo in un momento di brillantezza e che avrebbe potuto essere aggredita in maniera più efficace. Invece, con un tattica accorta e con un solo vero e proprio tiro in porta, la squadra padovana è riuscita a portarsi a casa il massimo risultato con il minimo sforzo. Ancora una volta, d’altronde, la truppa pandorata è riuscita a incappare nei suoi storici difetti: mancanza di determinazione e freddezza in zona gol e qualche amnesia difensiva che gli avversari sono sempre fin troppo abili a sfruttare.
Dopo un primo tempo equilibrato e giocato su buoni ritmi, la seconda frazione di gioco è stata caratterizzata da grande lotta a centrocampo e dalla girandola di sostituzioni con cui Venturato e Aglietti hanno provato a incidere sull’inerzia del match. E se da una parte le “sventagliate” precise e illuminanti di Ciciretti e l’atteggiamento positivo (per una volta) di Djordjevic (subentrato a uno spento De Luca) ci hanno fatto a un certo punto sperare di riuscire a portarla a casa, dall’altra parte Gargiulo, anche lui un subentrato nel finale, ha trovato più efficacemente il diagonale vincente, superando con un tiro ravvicinato il non del tutto incolpevole Semper. L’assalto finale di Mogos e soci non ha portato a veri pericoli per la porta granata e la sconfitta si è così, anche un po’ a sorpresa, materializzata quando meno la si attendeva.
Peccato, peccato davvero perché la gara di lunedì scorso contro il Pisa al Bentegodi ci aveva restituito un Chievo finalmente tonico e cinico al punto giusto da portare a casa l’intera posta in palio e dare la sensazione di aver intrapreso, finalmente, la strada giusta per questo finale di regular season. La partita contro il Cittadella, al contrario, ci lascia più di qualche perplessità, anche perché se da un lato mancano in rosa, ormai è più che acclarato, attaccanti in grado di fare la differenza a questi livelli, dall’altro è pur sempre vero che per due-terzi la squadra gialloblù risulta fra le migliori del campionato, con una difesa poco battuta (portiere che può ben figurare in Serie A, centrali di difesa sempre più efficaci e autorevoli, laterali in grado di spingere e difendere con continuità) e con un centrocampo che può vantare una coppia, quella formata da Obi e Palmiero, di primo livello. Gli esterni, poi, possono rappresentare il valore aggiunto, con Garritano che spesso ha vestito i panni del goleador e Canotto che se da un lato presenta più di qualche carenza tecnica che non sempre lo aiuta a essere efficace negli ultimi metri, dall’altra con la sua corsa e determinazione riesce a risultare costante spina nel fianco nelle difese avversarie.
E allora? Qual è il problema? Il problema è che se manca un attaccante davvero di categoria puoi pure “sbatterti” per tutti i novanta minuti cercando di superare gli avversari, che ormai hanno capito l’antifona e si chiudono a riccio con spesso tutti gli undici uomini dietro la linea della palla, ma non riuscirai mai a trovare il pertugio giusto per andare in rete, a meno che qualche elemento della mediana non s’inventi qualcosa di imponderabile. In passato è capitato con alcune estemporanee giocate di Ciciretti e più recentemente con quelle proprio di Canotto e Di Gaudio, bravi a scardinare il bunker costruito dagli avversari. Però il gioco di Aglietti, che non sa più davvero cosa inventarsi per risolvere l’atavico problema dell’attacco asfittico, vorrebbe protagonista più che altro il gioco di squadra, che come detto risulta efficace solo fino ai 16 metri finali. Da lì in poi è tutto un pregare e sperare. Ma per i play off pregare e sperare forse non basterà.
Dalle retrovie incalzano infatti Brescia (per fortuna ieri battuto dall’Empoli) e soprattutto Reggina, distante ormai un solo punto e con la promettente gara contro la Cremonese al prossimo turno, mentre all’orizzonte si profila una sfida da in&out contro il Venezia allo stadio “Penzo” sull’isola di Sant’Elena. Non sarà facile contro i lagunari, che avranno anche loro desiderio di riscattare la bruciante sconfitta maturata nei minuti di recupero contro la Salernitana, ma ormai si è arrivati al punto in cui anche un pareggio in trasferta contro una diretta concorrente potrebbe non bastare. Il prossimo turno, fra l’altro, è ricco di scontri diretti (Brescia-Spal, Salernitana-Monza, Lecce-Cittadella) e potrebbe rivoluzionare nuovamente la classifica nelle prime posizioni. Certo è che non c’è davvero più tempo: per ottenere quello che sta diventando ormai l’agognato obiettivo (che all’inizio della stagione ai più appariva al contrario una sorta di “minimo sindacale”) bisogna rimettersi a correre e a farlo con efficacia, soprattutto in area di rigore. Il calcio, d’altronde, è un gioco semplice: chi segna vince. Monsieur Lapalisse avrebbe probabilmente da dirci qualcosa in questo senso, ma forse più che a noi dovrebbe dirlo a Fabbro e compagni. Là davanti è arrivato il momento di tirare fuori le unghie, i denti, la grinta, la determinazione, il cuore. Una palla sporca, un rimpallo, un rimbalzo favorevole. Tutto può diventare buono per scagliare il pallone alle spalle del portiere avversario. Ma occorre arrivarci con la cattiveria degli attaccanti veri. Il resto, si sa, verrà da sé.
Foto di copertina: Obi in azione – Foto BPE (Maurilio Boldrini)
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