«Proviamo a cambiare la scuola»
Camilla Brandao, promotrice del progetto "The school R-Evolution" ci racconta la genesi e lo sviluppo di un'iniziativa che potrebbe rivoluzionare il mondo dell'apprendimento.
Camilla Brandao, promotrice del progetto "The school R-Evolution" ci racconta la genesi e lo sviluppo di un'iniziativa che potrebbe rivoluzionare il mondo dell'apprendimento.
“Immagino una scuola diversa: dove emozioni, talenti, creatività, gioco, tecnologia, pensiero critico, competenze globali, mindfulness possano trovare spazio”: questo il messaggio d’apertura del video “immagino una scuola diversa” che si può trovare sulla pagina Youtube “School Fulness”. Da queste premesse parte l’ambiziosa scommessa, focalizzata sul mondo della scuola, di Camilla Brandao, promotrice del progetto “The school R-Evolution”, che come prima tappa prevede la creazione di un documentario finanziabile con una donazione su gofundme: attraverso una raccolta fondi, l’obiettivo è raggiungere un budget di 85.000 euro necessari per la sua realizzazione.
Si badi, Camilla Brandao non è affatto una sognatrice: vanta anzi un’esperienza di tutto rispetto: è sociologa, assistente sociale, con un Dottorato in Psicologia Dello Sviluppo e Dell’Educazione; ha lavorato in diversi paesi (Italia, Australia, Francia, Spagna, Inghilterra) e per organizzazioni nazionali e internazionali (Ocse, Invalsi, Observa Scienze in Society) come ricercatrice; può vantare inoltre anche esperienza come insegnante di scuola primaria e come Consulente Scolastica, avendo una profonda conoscenza del mondo educativo. Si è infine specializzata sul tema dell’Intelligenza Emotiva negli Stati Uniti, presso l’Università di Yale, allo Yale Center For Emotional Intelligence.
Brandao, ci spiega la scelta di un Progetto documentario?
«È un passaggio necessario per creare una coscienza collettiva. Certo, l’idea di una trasformazione è un bisogno diffuso, che si percepisce, ma c’è bisogno di creare una visione comune che accomuni e unisca i diversi approcci esistenti (Steineriani, Montessoriani, scuole libertarie, home schooling…) perché, se tutti sono d’accordo nella necessità di un cambiamento, di fatto è come se ciascuno avesse una propria dimensione che non comunica con le altre. Ci sono vari modelli pedagogici e ciascuno è come se vivesse in una propria realtà: io invece vorrei unire le persone che vogliono la trasformazione e creare una rete che possa incidere sulla realtà.»
Come sarebbe strutturato questo documentario?
«Il documentario, depositato alla Siae, sarà diviso in sette capitoli, ciascuno con un preciso focus: le sfide della scuola italiana nel XXI secolo, lo sviluppo psicologico del bambino e le modalità di apprendimento, il riconoscimento e lo sviluppo dei talenti, il ruolo di musiche e pratiche meditative per migliorare il benessere, ridurre l’ansia e regolare le emozioni, l’inclusione, l’immigrazione e la DAD; l’ambiente architettonico e l’Università. Con un chiaro obiettivo: migliorare la scuola pubblica italiana, che passa sia dal confronto con le esperienze educative di altri paesi sia, per esempio, anche da profondi interventi nell’edilizia scolastica: come può un ragazzo concepire la bellezza nel degrado delle strutture scolastiche?»
Ci sono in questa struttura elementi innovativi come l’introduzione della Mindfulness e la musica a 432Hz, che potrebbero far storcere il naso a qualcuno…
«L’ho sperimentato io stessa nelle scuole, e nei miei alunni ho potuto constatare la differenza tra il prima e il dopo. Ma vorrei fosse chiaro l’approccio alla questione: tutto il documentario è condotto da esperti del settore, di fama nazionale e internazionale; nello specifico, in merito a questo passaggio del documentario, la nostra proposta parte da una consolidata bibliografia di studi scientifici sviluppati da università del livello, ad esempio, di Harvard.»
La scuola italiana, per come è strutturata oggi, certifica competenze (almeno sulla carta), la vostra invece punta su un altro modello di sviluppo della persona. In realtà, il punto di arrivo auspicato per la scuola italiana sarebbe quello di essere un pilastro del sistema produttivo, in grado di produrre addetti e tecnici per il mondo del lavoro. La vostra proposta sembra voler scardinare questa impostazione e il sistema economico potrebbe opporre resistenza al cambiamento.
«Il fatto è che la società stessa sta cambiando. Il futuro, considerando i cambiamenti sociali, le innovazioni continue e lo lo sviluppo della robotizzazione e dell’intelligenza artificiale, è sempre meno di operai ed addetti e vedrà protagoniste generazioni di ragazzi che – anche secondo un report del World Economic Forum (2016) – si troveranno nelle condizioni di doversi inventare un lavoro, più che di cercarlo. Per fare questo sono necessarie abilità che non sono il focus dell’attuale sistema scolastico: è quindi prioritario, oggi, che nell’educazione dei nostri ragazzi siano valorizzati il pensiero critico, l’empatia e la creatività, la capacità di risolvere problemi complessi ed inediti, la possibilità di apprendere in modo continuo. C’è anche un altro aspetto complementare che non va sottovalutato: per ottenere questo cambiamento, bisogna che gli insegnanti siano formati anche sulle abilità emotive, così da comprendere e riconoscere le abilità dei loro studenti in modo da poter valorizzare i loro talenti. Al momento, purtroppo, questo aspetto viene poco o nulla curato nella formazione dei docenti, specie nella scuola pubblica. Per esperienza personale, ho verificato che nel 95% dei casi i docenti sono stati poco o per nulla preparati su questo e si vede dai loro comportamenti in classe, dal loro modo di comunicare con gli alunni. Il cambiamento, per essere sostanziale, deve coinvolgere tutti i protagonisti della scuola.»
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