Non è un Paese per Donne
Continua la battaglia contro l'iva al 22% su assorbenti e simili, ma le iniziative a livello nazionale continuano a essere troppo a macchia di leopardo. A Verona Traguardi ha proposto un'apposita mozione.
Continua la battaglia contro l'iva al 22% su assorbenti e simili, ma le iniziative a livello nazionale continuano a essere troppo a macchia di leopardo. A Verona Traguardi ha proposto un'apposita mozione.
Anche se l’8 marzo è passato da un po’ non è mai fuori luogo parlare di rivendicazione e parità di genere. In uno Stato in cui un rasoio da barba o un tartufo sono considerati beni di prima necessità mentre l’assorbente è un vezzo di lusso no, non può andare tutto bene.
Sono 5 milioni le donne in età fertile che in Italia pagano un’iva al 22% su tamponi, assorbenti, coppette vagili e prodotti simili per l’igiene femminile, quella che, a furor di cronaca, è ormai nota come Tampon Tax. Nonostante le diverse mozioni presentate, le numerose petizioni e le varie iniziative l’aliquota è stata abbassata (5%) solo su merce biodegradabile non sempre facile da reperire nei supermercati e presso le farmacie.
In molti altri Paesi non è così e l’Italia, anche questa volta, si ritrova a ricoprire l’ormai consueto ruolo di fanalino di coda: il Regno Unito dall’inizio dell’anno ha abolito la Tampon Tax insieme a Canada, Irlanda e India; in Francia l’iva è al 5,5% e in Germania al 7%. La Scozia, capofila delle buone pratiche, ha deciso di distribuire gratis gli assorbenti alle studentesse.
Con un pirandelliano lanternino possiamo rintracciare qualche slancio civico, a spot qua e là lungo lo stivale: alcuni paesini della Toscana hanno deciso di togliere l’iva sugli assorbenti acquistabili in farmacia ed è il Comune a sobbarcarsi l’onere, mentre la catena di supermercati Coop in occasione della settimana della Festa della Donna ha azzerato la Tampon Tax nei propri punti vendita grazie alla campagna Close the Gap – riduciamo le differenze.
Le realtà più piccole sembrano essere sensibili all’argomento, mentre quelle più grandi come Verona si muovono a singhiozzo. Qui arriva la proposta di Traguardi, il movimento civico che ha presentato una mozione a Palazzo Barbieri per azzerare o almeno ridurre l’iva sui prodotti di igiene femminile: «È una questione di competenza nazionale ma mi interessava capire se a livello comunale si potesse fare qualcosa – ha commentato Beatrice Verzè, consigliera di V circoscrizione di Traguardi-. L’argomento necessità spiccata sensibilità e mi sta particolarmente a cuore. La mia attenzione è stata catalizzata da un’iniziativa del Comune di Guardistallo, Pisa, in cui è stata azzerata l’iva sugli assorbenti venduti dalle farmacie del territorio: una lodevole proposta ma purtroppo ancora circoscritta a singole realtà. Sulla scia di questo buon esempio, Traguardi ha depositato una mozione all’inizio di dicembre ma è ancora in attesa di essere discussa dal Consiglio comunale di Verona. L’unica risposta ricevuta fino a ora è stato il silenzio. Sicuramente non è una proposta rivoluzionaria ma ha un profondo valore simbolico. Vuole fungere da messaggio e da azione di supporto verso le cittadine veronesi e non solo».
In media una donna in età fertile ha 13 cicli mestruali all’anno che variano dai 3 ai 5 giorni con una spesa dedicata ai prodotti di igiene specifica che oscilla dai 40 ai 50 euro. Una voce significativa nel bilancio delle spese personali e/o familiari che potrebbe e dovrebbe essere evitata.
«Azzerare la Tampon Tax significa porre in essere un gesto concreto non solo a livello economico ma anche culturale: noi donne non siamo solo mamme, siamo anche giovani studentesse, lavoratrici e imprenditrici. Per quanto siano lodevoli le iniziative in favore della maternità non possiamo chiuderci nel riduzionismo per cui, semplicemente, l’essere donna si esplicita nell’avere figli. Tutte, soprattutto le più giovani, hanno bisogno di supporto. Il secondo tentativo, più audace, è scardinare il tabù del ciclo mestruale, da sempre motivo d’imbarazzo sia per chi lo esperisce mensilmente, sia per chi ne parla. Ricordo ancora che, al liceo, ci si passava sotto banco gli assorbenti, in modo furtivo e con un pizzico di vergogna come se fosse un difetto da nascondere. Questo atteggiamento deve finire: parliamo e parlate apertamente di ciclo e dolori mestruali, perché è fisiologico. Insegnate a chi vi guarda sdegnosamente schifato che essere donna è anche dolore e sacrificio».
Il ciclo non è un tema da demonizzare, una parola da sibilare nell’orecchio dell’amica come se fosse una confidenza, una bruttura da non condividere con papà o col migliore amico perché, sia mai, sono uomini. Non esiste il prettamente femminile o l’esclusivamente maschile, esistono l’apertura di genere e l’empatia condivisa tra persone scandite dal supporto reciproco.
«Credo che quello della Tampon Tax sia un piccolo tassello di un grande soffitto di vetro che deve essere sfondato – risponde convinta Beatrice Verzè -. Abbattere l’iva significa aprire una breccia verso una direzione intrapresa ma che richiede ancora tanto sforzo: la parità di genere è un obiettivo ancora lontano. Segnano questo gap atteggiamenti quotidiani come il catcalling, l’indifferenza, il mancato supporto tra donne, l’ingiusta disparità di salario… l’elenco sarebbe infinito ma siamo noi a dover segnare un punto fermo. Non è una bandiera di destra o di sinistra, è di tutti e per tutti. Tassare un assorbente o un pannolino al 22% è inconcepibile perché sono beni di primissima necessità di cui non si può far a meno».
È un errore non solo economico, ma anche culturale. Rinsaldiamo questo tessuto sociale sfilacciato partendo dall’educazione, dalle scuole e dai più giovani, facendo chiarezza su temi centrali nella vita di ognuno di noi, come la sessualità e il ciclo. Formiamo tutti e tutte alle buone pratiche, ai pensieri inclusivi e non discriminanti attraverso il dialogo e il confronto, attraverso la sicurezza che non ci siano imbarazzi e la libertà di commettere qualche errore. Ognuna di noi dovrebbe pretendere di guadagnare come il suo compagno, di non essere fischiata per una gonna corta, di non dover dimostrare di essere intelligente, di essere una madre o di non esserlo, di non pagare gli assorbenti solo perché ha naturalmente il ciclo. Con dignità pretendetelo e battetevi ogni giorno. Non è un Paese per Donne ma così forse un giorno lo diventerà.
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