Si è svolta ieri anche a Verona in Piazza Bra la manifestazione pacifica “La scuola si fa a scuola!”, organizzata dai comitati “Ridateci la scuola”, “E la scuola no?” e dalla Rete degli Studenti Medi di Verona, in collaborazione con i comitati nazionali “Rete nazionale scuola in presenza” e “Priorità alla scuola”. Circa mille persone si sono riunite tra famiglie, insegnanti, dirigenti, bambini e adolescenti per dire che la scuola si fa a scuola, che la DAD non è una soluzione e che è necessario far tornare in classe tutti gli studenti di ogni ordine e grado.

Anche Debora Meggiolaro, tra le organizzatrici della manifestazione e membro del movimento territoriale “Ridatecilascuola”, si dice molto preoccupata per gli effetti di una dad prolungata, soprattutto sugli adolescenti. «È inspiegabile come, in un intero anno, il governo non sia riuscito a organizzare un’alternativa alla chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. La scuola non è solo erogazione di servizi e contenuti didattici, ma anche e soprattutto un luogo relazionale ed emozionale, una palestra di vita assolutamente necessaria. A scuola si va per stare insieme, per guardarsi negli occhi, per litigare, per confrontarsi, anche per trovare motivi di frustrazione che poi vengono superati. È il momento in cui i ragazzi crescono.


Debora Meggiolaro

Oltretutto, le scuole si sono organizzate molto per gestire in sicurezza l’emergenza sanitaria e gli studi finora a disposizione suggeriscono che le scuole non rappresentano cluster di contagio. Privare un minore del diritto allo studio sta creando un danno enorme a questa generazione. Gli adolescenti vivono ormai in pigiama, non si alzano neanche più dal letto, non possono fare sport, mangiano in modo disordinato, non vivono le relazioni se non attraverso i social. Temo che il risultato di tutto questo lo vedremo tra qualche anno, quando una generazione bruciata dovrà confrontarsi con il proprio futuro, e non sarà facile dopo un periodo di alienazione sociale così prolungato. La DAD sta inoltre facendo emergere tutte le difficoltà e le carenze del Paese dal punto di vista informatico e digitale, ma anche professionale, perché molti insegnanti non sono predisposti alla tecnologia. Manca una politica dall’alto che ci restituisca un Paese in grado di gestire tutto questo in modo adeguato. Manca la formazione del corpo docenti. E d’altro canto,

non possiamo pensare che una famiglia con più figli in DAD abbia a disposizione più computer, e gli spazi domestici adeguati per garantire la necessaria concentrazione. Una madre che lavora poi, cosa dovrebbe fare? Prendere ferie per poter seguire i figli in DAD? Tutto questo rappresenta un problema che va assolutamente affrontato.»

In piazza anche Alessandro Anderloni, regista e attore, che da sempre organizza iniziative di teatro con le scuole. «Ho ricevuto una lettera dai bambini per noi adulti: “Ci avete detto di stare lontano e ci siamo stati, di lavarci le mani e ce le siamo lavate, di metterci le mascherine e ce le siamo messe. Abbiamo rispettato le regole. Le scuole hanno arieggiato le aule.

Alessandro Anderloni

Abbiamo mangiato da soli la merenda mentre voi adulti vi lamentavate perché non potevate andare al ristorante. Ormai gli amici li abbiamo solo su Facebook. Ci avete detto di non fare ginnastica e non l’abbiamo fatta. Però voi avete fatto le leggi per andare a correre in prossimità di casa. Non ci avete organizzato i nostri tornei di calcetto ma avete fatto il campionato di calcio e i mondiali di sci. Ci avete impedito di cantare e voi avete organizzato Sanremo e cantato canzoni brutte, tra l’altro. Ecco noi bambini vi abbiamo ascoltato. È ora che voi adulti ascoltiate i bambini”. E loro oggi qui in piazza ci stanno dicendo che vogliono tornare a scuola.»

Daniela Piazza referente per la regione del Veneto del Comitato Nazionale EduChiAmo 0-14: «La DAD non può sostituire l’essere umano e la relazione che si crea tra i coetanei. La scuola è un diritto e favorisce l’apprendimento di nozioni, ma anche crea relazioni affettive tra i ragazzi che sono importantissime per il sano sviluppo psico-fisico dell’essere umano.»

La lettura in piazza Bra di un brano di Isaac Asimov ha dato lo spunto a una riflessione sul significato di che cosa sia la scuola. Nel suo intervento Giulia Ferrari, fondatrice di “Ridatecilascuola“, ha ribadito l’importanza di una scuola aperta a tutti e a tutte, quale organo vitale di uno stato autenticamente democratico e che sia in grado di tradurre in realtà il diritto di eguaglianza. Rachele Peter, co-fondatrice della stessa organizzazione, ha ricordato i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori che più di tutti hanno dovuto rinunciare alla scuola, e che sono ormai prostrati dall’isolamento e dalla mancanza di spazi di relazione e di condivisione.

E la scuola no!“, attraverso la voce di Valentina Infante, ha messo l’accento sulla parità di genere in una società dove la cura e la gestione dei figli, anche in DAD, ricade sulla donna, costretta a sacrificare e talvolta a rinunciare al lavoro.

Camilla Velotta, coordinatrice della Rete Studenti Medi di Verona, ha richiamato la necessità di investimenti strutturali sulla scuola per la tutela del futuro di un’intera generazione.

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