Chievo: la convalescenza è solo all’inizio
In un momento in cui il gioco non brilla come in passato servirebbe un bomber in grado di sopperire alle carenze di squadra.
In un momento in cui il gioco non brilla come in passato servirebbe un bomber in grado di sopperire alle carenze di squadra.
È un Chievo ancora convalescente – e non potrebbe essere altrimenti – quello andato in scena ieri sera al Bentegodi contro il Frosinone. Un Chievo che evidentemente ha bisogno ancora di un po’ di tempo per recuperare la perfetta forma fisica e soprattutto mentale, al momento deficitaria. Un Chievo, però, che in qualche modo, con le unghie e con i denti, ha saputo alla fine portarsi a casa un pareggio prezioso, non tanto per il punto in più in classifica, ma piuttosto per aver tenuto a distanza una diretta concorrente per l’accesso ai play-off.
La squadra di Alessandro Nesta, dal canto suo, deve probabilmente recitare più di un mea culpa, perché se non ha ottenuto l’intera posta in palio è stato principalmente per l’incredibile sfilza di errori sotto porta dei suoi attaccanti (da Novakovich a Rohden passando per Iemmello), incapaci di concretizzare la superiorità (soprattutto di natura atletica, che si è poi riflessa sull’aspetto mentale) che si è manifestata nel secondo tempo, con il passare dei minuti.
Meglio così, anche se va dato a Cesare quel che è di Cesare e cioè a Massimo Bertagnoli, che a tempo scaduto ha effettuato uno di quei salvataggi miracolosi in piena area che, come si dice in gergo, equivalgono a un gol. Una sorta di “ciliegina sulla torta” per lui, che ha saputo in quel frangente intervenire tempestivamente impedendo a Iemmello di realizzare un gol praticamente già fatto, ma – allargando lo sguardo all’intera gara – ma capace di giocare una partita attenta, di sacrificio in difesa e supporto in attacco. Bravo, anche perché sostituire uno dei “pretoriani” di Aglietti come Mogos non era facile. Il “cingolato” rumeno spinge dall’inizio dell’anno sulla fascia senza sosta, sempre con grande efficacia, e non a caso il calo dell’intera squadra corrisponde (anche) con il suo calo personale. Qualche giorno di riposo di sicuro non avrà nuociuto al numero 32 gialloblù, che probabilmente sarà già fra i titolari domenica al “Granillo”, contro l’agguerrita Reggina.
Tornando a Bertagnoli, si tratta di una delle poche note liete di una partita che per il resto ha mostrato ancora una volta un gioco piuttosto “involuto” rispetto a quello mostrato dai gialloblù fino a solo qualche settimana fa. Ci sta ed è anche normale per molti aspetti, ma è ovvio che i correttivi andranno trovati in fretta, per non mettere a rischio la partecipazione alla fase successiva della regular season, i play-off appunto, da sempre obiettivo stagionale dichiarato. Bisogna, infatti, guardarsi alle spalle per il ritorno di alcune compagini che fino a qualche tempo fa lottavano soprattutto per non essere invischiati nella zona “calda” e che ora, a fronte di una serie di risultati utili consecutivi, hanno recuperato terreno nei confronti della truppa pandorata.
A dirla tutta, però, anche se la prima posizione attualmente occupata dall’Empoli appare effettivamente ormai “andata”, la seconda – che permetterebbe comunque una salita diretta in A – rimane matematicamente ancora alla portata. Ovvio però che per provare a raggiungerla e staccare subito il biglietto per il piano superiore servirebbe una decisa inversione di rotta, che al momento non appare del tutto immediata per Obi e soci.
Il problema di fondo, in questo momento, è proprio il gioco. Già, perché se fino a qualche tempo fa il Chievo creava in media almeno una decina di palle-gol a partita, con una manovra ariosa e che coinvolgeva tutti gli effettivi, ora la palla scorre con molta meno fluidità e diventa sempre più complicato superare la “tre-quarti” avversaria e avvicinarsi all’area di rigore. Palmiero, l’unico che in questo momento sta continuando a giocare ancora su livelli più che discreti, a volte sembra predicare nel deserto, con giocate tanto sopraffine quanto illuminanti per i compagni, che non sempre però sono nella condizione mentale e atletica per cogliere gli inviti del regista. Fatto sta che le cosiddette “palle-gol” avute ieri sera a disposizione dai vari Fabbro, Margiotta e De Luca sono arrivate col contagocce.
Poi certo il Chievo non ha nemmeno in rosa quel “cecchino infallibile” che altre formazioni invece hanno e che in caso risolverebbe gran parte degli attuali problemi di Mister Aglietti. Pensiamo ad esempio al Lecce di Eugenio Corini, che solo sabato scorso ha rifilato ben quattro reti in un tempo al Chievo e che non a caso là davanti può vantare due goleador come Coda e Pettinari, abili a trasformare in oro tutto ciò che passa dalle loro parti. Anche ieri sera, ad esempio, Michael Fabbro ha avuto a disposizione due occasioni sotto porta, un po’ “sporche” se vogliamo, ma ghiotte. Purtroppo Fabbro, che si impegna sempre tantissimo con il suo costante “punzecchiamento” alle difese avversarie e supporto all’azione di difesa e centrocampo, difficilmente può arrivare “lucido” all’appuntamento con il gol e non a caso le ha gettate malamente al vento. E la stessa cosa si può dire anche dei suoi compagni di reparto in altre occasioni nel recente passato.
Riassumendo, dunque, da una parte è ovvio che la principale carenza attuale stia soprattutto nella “macchinosità” del gioco clivense, che non crea quella mole di occasioni che un tempo potevano supportare in qualche modo la scarsa vena realizzativa degli attaccanti e quando non era De Luca a segnare ci pensavano solitamente centrocampisti come Ciciretti o Garritano a supplire le carenze. Dall’altra, invece, proprio perché il Chievo non ha in questo momento la capacità di arrivare in area con facilità, sarebbe indispensabile come il pane avere quel tipo di giocatore che ti permette di levare le cosiddette “castagne dal fuoco” e portare a casa punti preziosi. Quelli che al momento stanno mancando al Chievo per il definitivo salto di qualità.
L’importante, però, è imboccare il percorso di guarigione e arrivare alla fase cruciale del torneo al top della forma. Dopo la sfida in terra calabra arriverà, per fortuna, l’agognata pausa in campionato che permetterà al Chievo di sistemare alcune situazioni e lavorare sullo stato psicologico e atletico. Alla ripresa mancheranno ancora otto partite alla conclusione: le sfide casalinghe contro Spal, Pisa, Cremonese e Ascoli e quelle in trasferta a Empoli, Cittadella, Venezia e Chiavari contro la Virtus Entella. Un percorso ricco di insidie, che il Chievo deve affrontare con il piglio giusto per portarsi a casa il premio finale.
Immagine di copertina: Foto BPE (Maurilio Boldrini)
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