Il filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, dice che “la nostra epoca è caratterizzata da “relazioni liquide”, vincoli molto fragili che stabiliamo con le persone intorno a noi. Come succede con l’acqua, questi legami effimeri occupano momentaneamente uno spazio nella nostra vita, ma vengono drenati velocemente così come sono entrati nella nostra esistenza. Queste relazioni scompaiono a causa dell’infedeltà, di conflitti o con il pretesto del bisogno di libertà.

Le relazioni liquide stanno sempre “perdendo acqua”. Ma non scompaiono mai prima di avere bagnato o addirittura annegato i protagonisti, che diventano naufraghi in un pozzo di solitudine. Senza dubbio si tratta di una realtà molto triste perchè, in fondo, significa che siamo soli”. Spesso le persone entrano in crisi di fronte ad una società che  spinge a cambiare continuamente e ad adattarsi a contesti molto diversi; questo impedisce di costruire relazioni forti e durature, relazioni attraverso le quali potersi collegare con la propria essenza al di là dei bisogni immediati.

La comunità diventa un problema nella consapevolezza sociale, quando perde tanto delle sue componenti, quando smette di essere oggetto di un dibattito sulle relazioni tra individui. La domanda “chi sono io?” Viene lasciata ai soggetti stessi, che si creano e costruiscono il proprio posto nella società, autonomamente e quindi si determinano da soli. Siamo in un mondo liquido, che non può tenere una forma per troppo tempo e che cambia di stato continuamente. Ci siamo così adattati alla continua richiesta di avere un’identità flessibile, che va rinegoziata più volte, che ci permetta di affrontare questi cambiamenti veloci.

Tutto questo fa esplodere incertezze e fragilità soprattutto  nelle relazioni che vengono vissute, spesso, come legami e vincoli di dipendenza. Ora sempre di più  si parla di relazioni pure, che non hanno bisogno di un legame, di un vincolo ma di connessioni e la loro durata è lasciata alla volontà dei singoli individui. Ci si connette per un po’ con un partner o un amico, ma senza approfondire nella propria  essenza e soprattutto senza compromettersi. Eppure le persone dicono di innamorarsi ancora o di soffrire per amore.

La poetessa e drammaturga Sarah Kane sostiene che “è nella natura dell’amore desiderare un futuro”; ma allora, di cosa sono fatte le coppie di oggi visto che il futuro di molte di esse è fragile e incerto? Romanticamente mi affido ad Amore, gli chiedo se ancora abbia questo potere, se sia  in grado di tenere insieme le coppie anche di oggi, anche quelle formate da individui liquidi. C’è chi mi ha detto però, che l’amore non lo ha mai conosciuto, che non ha mai incontrato l’altra metà, non ha mai vissuto un’unione completa. Ma si è accontentato di qualcosa di simile. Ed è rimasto magari 50 anni in coppia. Ma in che modo?  Quali i compromessi?

Che cosa significa incontrare l’altra metà  e  cosa necessita la  coppia per unirsi in un legame fatto di sentimento? Quali sono gli ostacoli della coppia di oggi? C’è poi chi dice di morire per amore o, purtroppo, di uccidere per amore. E se ci si ama così tanto, perchè ci si ferisce? E perchè alcune volte si si arriva ad uccidere?

Sono tante le domande che ruotano attorno alle relazioni, ai legami e alla coppia; al loro immaginario, simbologia, ad amore e a psiche. Cercheremo insieme allo psicoterapeuta Stefano Baratta – nel corso di quattro incontri dal titolo “Psiche che dice” in diretta streaming online sui canali Facebook e YouTube di Heraldo (il primo incontro è in programma questo pomeriggio alle 18.31) – di fare qualche riflessione su queste tematiche e magari di trovare altre domande, tra le righe del pensiero di Carl Gustav Jung: “Assimilare l’intuizione che la vita psichica ha due poli, rimane ancora un compito del futuro”.

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