Una buona notizia: dal 2005 le principali industrie energivore europee sono obbligate da un sistema chiamato ETS (Emission Trading System) ad acquistare il diritto di emettere CO2 nell’aria.

La scorsa settimana una tonnellata di CO2 ha raggiunto il prezzo più alto di sempre a 38.5€ registrando un aumento del 20% circa in pochi giorni, raggiungendo un più 50% dallo scorso novembre. Il rally del prezzo potrebbe non fermarsi e dimostra di poter raggiungere il prezzo soglia di 100€ alla tonnellata.

ETS è un sistema che crea un mercato delle emissioni di gas climalteranti  e obbliga coloro che usano combustibili fossili ad assumersi il costo dell’inquinamento atmosferico che provocano. Può essere considerato una delle pietre miliari su cui si fonda la politica dell’Unione Europea per contrastare i cambiamenti climatici, uno strumento essenziale per ridurre in maniera economicamente efficiente le emissioni di gas a effetto serra e accompagnare la transizione energetica.

Non è escluso che in un prossimo futuro possano essere coinvolti anche i consumi domestici e i trasporti su strada.

Se questo dovesse accadere, a questi prezzi, per viaggiare con la nostra auto a benzina dovremmo ad esempio spendere tra 100 e 200 Euro l’anno per acquistare il diritto di emettere CO2 nell’aria e altre 200/300 Euro per riscaldare il nostro appartamentino con gas naturale.

Da ormai quindici anni l’ETS (Emission Trading System) è operante nei 28 paesi dell’Unione Europea, più l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia, coinvolge per ora oltre 11000 impianti ad alto consumo di energia (centrali energetiche e impianti industriali, come le cartiere, le ceramiche, le vetrerie, le acciaierie) e le compagnie aeree, interessa circa il 45% delle emissioni di gas a effetto serra totali dell’Europa.

Come funziona il mercato dei diritti di emissione della CO2.

A ogni impresa consumatrice di combustibili fossili vengono assegnate delle quote di emissioni: tonnellate annue di CO2 che può emettere sulla base  della migliore tecnologia disponibile. Viene fissato così un tetto limite alla quantità totale di alcuni gas serra che possono emettere nell’aria.

Alla fine di ogni anno, se le imprese non hanno superato il tetto dispongono di un’eccedenza di diritti di emissione da vendere o trattenere per il futuro, viceversa, devono acquistarne di nuovi o pagare una sanzione di 100€/tonnellata di CO2 emessa in eccedenza.

L’ETS ha creato così un mercato dei diritti di emissione che nel 2020 ha raggiunto un valore di 229 miliardi di euro, predisposto piattaforme dove tutti coloro che sono interessati possono acquistare o vendere i diritti come qualsiasi altra commodity (rame, petrolio, soia, grano, …).

I giornali, non solo quelli specializzati (vedi Sole24ore 07.02.2021, Sissi Bellomo “Nel rally dei permessi per la CO2 rincari record e speculazione in campo”), hanno fornito molte diverse interpretazioni al forte e repentino aumento di prezzo di questo periodo. È vero che da qualche tempo i fondi speculativi internazionali si stanno interessando alla CO2 e, fiutando futuri aumenti, stanno acquistando diritti facendo lievitare i prezzi.

In fondo in fondo però l’unica seria spiegazione la si può trovare nella determinazione dell’Europa ad attuare con il Green New Deal e la Next Generation EU la transizione energetica del continente, una forte volontà che da poche settimane ha trovato analoghi programmi negli USA di Biden e nella China di Xi Jinping.

Con il rafforzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 passati dal 40% al 55% e la conferma di avere una Europa Carbon Neutral al 2050, i tetti limite verranno abbassati e i permessi di emissione diventeranno per gli inquinatori sempre più scarsi e costosi.

Più diventa costoso emettere gas serra più si è incoraggiati a scegliere energie e sistemi di produzione puliti; si accelera così un processo di rinnovamento virtuoso di cui, da qualche mese, si avverte l’incombenza.

Chi sembra ancora non accorgersi di questo cambio di passo in un momento di cambiamento epocale è l’attuale Amministrazione di Verona.

Da quasi tre anni si è impegnata ad approvare un piano per coinvolgere la città nella transizione energetica Paesc (Piano Ambientale Energia Sostenibile e Clima): obiettivo ridurre le emissioni dei veronesi del 40% al 2030 e avere poi Verona Carbon neutral al 2050 e ancora non si conoscono le azioni su cui il Comune vuole impegnarsi, la loro efficacia, i loro costi, il loro impatto sulla vita dei cittadini.

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