Roma-Verona: il pallone racconta…
Sabato 15 aprile 1978, il treno diretto a Roma sul quale viaggiava la squadra gialloblù, si scontrò con un altro convoglio. L'intera comitiva si salvò per miracolo
Sabato 15 aprile 1978, il treno diretto a Roma sul quale viaggiava la squadra gialloblù, si scontrò con un altro convoglio. L'intera comitiva si salvò per miracolo
In occasione della sfida tra Roma e Verona la mente dei tifosi scaligeri torna a sabato 15 aprile 1978. A poche giornate dalla fine del campionato, la formazione gialloblù di Ferruccio Valcareggi procedeva verso una tranquilla salvezza, quasi un piccolo scudetto per quei tempi.
Il viaggio in treno, che avrebbe permesso alla squadra di raggiungere la Capitale per disputare la sfida con i giallorossi di Gustavo Giagnoni fu, però, funestato da un’imprevista tragedia. Alle 13.40, La “Freccia della Laguna”, il convoglio rapido diretto a Roma, appena lasciata la stazione di Bologna, si scontrò un altro treno proveniente da Bari e diretto a Trieste. L’impatto fu tremendo, le vittime furono 49 mentre ben 150 furono i feriti. La comitiva gialloblù si salvò per miracolo. Qualche minuto prima, infatti, l’intero gruppo capitanato dall’allenatore Valcareggi, dal segretario Giancarlo Fiumi e dall’accompagnatore Nello Nuvolari si era appena spostato nel vagone ristorante per il pranzo. Sarebbe bastato scegliere il turno dopo e il destino avrebbe potuto essere completamente diverso.
Il segretario Fiumi, uscito come tutto il resto della comitiva miracolosamente illeso, si precipitò nel vicino paese di Casalecchio per avvisare la Lega – a quel tempo i cellulari non esistevano – la quale posticipò la partita al mercoledì successivo. Il giorno prima la squadra ripartì alla volta di Roma, questa volta in pullman, e uno di loro, il difensore Arcadio Spinozzi, si fermò sul posto a depositare un mazzo di fiori. La partita, invece, disputata nel pomeriggio del 19 aprile terminò con la vittoria della Roma per 2-1. Una rete di Mascetti pareggiò l’iniziale vantaggio giallorosso giunto su autorete di Esposito mentre il gol del definitivo successo romanista arrivò a due minuti dal termine con Santarini. Dopo quello che era successo solo pochi giorni prima, però, il risultato finale contava gran poco.
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