Verona-Napoli non è mai stata una partita come tutte le altre. Nella storia gialloblù sono diversi gli incroci tra le due squadre che hanno scritto pagine importanti, più o meno belle, rimaste nei ricordi del popolo dell’Hellas.

Siamo nel campionato 1973-74 e domenica 21 aprile 1974 è in programma allo stadio “Bentegodi” proprio la sfida con la formazione partenopea. La compagine guidata da Luis Vinicio si appresta a chiudere la stagione senza particolari pensieri, mentre i gialloblù di Giancarlo Cadè sono alla ricerca – come succedeva spesso in quegli anni – di punti salvezza.

Nel Napoli milita l’attaccante brasiliano Sergio Clerici detto “El Gringo”, che anni prima aveva disputato due stagioni con la maglia del Verona, lasciando in tutti un ottimo ricordo. Tutto succede alla vigilia del match quando la squadra napoletana si trova a pranzo al “Grand Hotel” in Corso Porta Nuova. Arriva una telefonata, è il presidente Saverio Garonzi che vuole salutare l’ex giocatore gialloblù. La telefonata, dal tono assolutamente amichevole, si chiude con una richiesta dal parte del giocatore nei confronti del suo ex presidente. Clerici, una volta terminata la carriera, vorrebbe aprire una concessionaria Fiat in Brasile e Garonzi, che ne possiede una in città, potrebbe metterci una buona parola. Il tutto finisce lì, mentre il match termina con la vittoria del Verona per 1-0 grazie a una rete segnata da Livio Luppi al 33′ del primo tempo.

Saverio Garonzi, all’epoca della dirigenza dell”Hellas Verona

Quella telefonata, però, dal contenuto assolutamente innocuo, diventa fatale per le sorti del club gialloblù. Il colloquio telefonico tra Garonzi e Clerici viene riportato da “La Gazzetta dello Sport” e si ravvisano gli estremi dell’illecito sportivo. Il Giudice Sportivo Corrado De Biase chiama a testimoniare entrambe le parti in causa. Clerici ammette il colloquio telefonico mentre il presidente scaligero lo nega, una posizione questa che risulta determinante. Il Verona viene punito con tre punti di penalizzazione da scontare nella stagione successiva e il presidente dell’Hellas viene inibito per un anno.

Garonzi, però, convinto della sua innocenza, presenta subito il ricorso alla CAF (Commissione d’Appello Federale ndr). La Sampdoria, nel frattempo, che in caso di condanna del Verona fiuta la possibilità di un ripescaggio, si inserisce a sorpresa nel procedimento. In un caldo pomeriggio di giovedì 18 luglio succede l’inimmaginabile e va in scena il grande imbroglio e arriva la mazzata finale: il Verona viene retrocesso all’ultimo posto e spedito in Serie B senza passare dal via, mentre a Garonzi viene comminata una squalifica di tre anni.

La decisione, inappellabile, mandò nel pieno sconforto tutto il popolo gialloblù che insorse nei confronti del Palazzo per quella decisione assurda. Garonzi, invece, determinato com’era, non si perse d’animo e promise ai tifosi una pronta risalita in serie A. L’anno successivo, nella bolgia dello spareggio di Terni contro il Catanzaro, grazie a una rete di Roberto “Pantofola” Mazzanti il presidente gialloblù avrebbe ancora una volta mantenuto la promessa fatta.

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