L’Università di Verona entra a far parte di un autorevole progetto europeo. Il dipartimento di Culture e Civiltà dell’Università di Verona, infatti, ospiterà un progetto che durerà fino al 2026 e che ha come obiettivo studiare come gli imperatori romani, da Augusto a Diocleziano (ossia dal 31 a.C. al 297 d.C.), venivano rappresentati in ritratto e a figura intera nelle città delle province romane. E non si tratta qui solo di festeggiare il contributo da parte dell’Unione Europea di quasi 2 milioni di euro, che per la cultura sono acqua nel deserto in questo momento, ma anche per il prestigio che è stato riconosciuto all’ateneo scaligero.

Quello di Verona infatti è uno dei soli 17 atenei e centri di ricerca italiani tra 327 selezionati nell’ultimo bando Consolidator Grant 2020. Un risultato importante anche per Dario Calomino, archeologo classico specializzato in numismatica greca e romana, alla guida del progetto da lui ideato, che attualmente lavora come Research Fellow presso il Dipartimento di Lettere Classiche e Storia Antica dell’Università di Warwick, nel Regno Unito.

Dario Calomino, archeologo classico specializzato in numismatica greca e romana, alla guida del progetto finanziato dall’UE di cui l’Università di Verona è capofila

Oltre al valore scientifico in sé, il progetto permetterà di creare un team di giovani ricercatori e ricercatrici che si occuperanno di diverse aree di competenza e vede anche la partecipazione di studiosi del King’s College di Londra e del Manufacturing Centre dell’Università di Warwick (UK). Anche se si tratta di uno studio comparato di numismatica antica, non mancherà l’uso di tecnologie avanzate: un team di ingegneri esperti nell’utilizzo di tecnologie digitali in 3D si occuperà dello studio e della ricostruzione dei ritratti romani provinciali, combinando elementi presi dalle monete con quelli scultorei.

La ricerca tramite lo studio comparato di monete e sculture prodotte nelle province imperiali, dalla Spagna alla Grecia fino all’Asia Minore e al Vicino Oriente, ha l’obiettivo di porre al centro il punto di vista della periferia imperiale, mentre fino ad ora è prevalsa la centralità della capitale. La novità della ricerca, dunque, consiste nella valutazione di come, attraverso la numismatica e la statuaria, venisse recepita l’immagine del potere di Roma nelle province dell’Impero. A fare da fulcro saranno il punto di vista politico-ideologico e le tradizioni culturali delle élite provinciali.

Il rapporto tra centro e periferia dell’Impero romano era di fatto complesso e vedeva combinarsi e contaminarsi, sotto l’ombrello apparentemente omologante della pax romana dai tempi di Augusto, modi diversi di intendere il potere e i rapporti gerarchici. Un potere che, anno dopo anno, si spostava a partire dalle origini degli stessi imperatori dal centro verso la periferia, dalla dinastia Giulio-Claudia a quelle degli imperatori provinciali da Settimio Severo in poi, passando per imperatori-sacerdoti come Elagabalo (218 al 222 d.C.) fino alla fondazione (330 d.C. circa) di una nuova Roma in Oriente, ovvero Costantinopoli.

In questo lasso di tempo, ovvero nei primi quattro secoli dell’era cristiana, assistiamo non solo a un crescente peso economico e culturale dell’Oriente che incide progressivamente sui rapporti di forza, ma anche a una contaminazione dell’immaginario imperiale. Questo comporta, per esempio, che la deificazione del giovane favorito di Adriano, Antinoo (100-130 d.C.), avvenga con un ritratto statuario modellato sul dio egizio Osiride. Oppure che la rappresentazione di Costantino I, nel volto sopravvissuto alla colossale statua, rinunci al realismo tipico dell’arte romana per una scelta più ieratica e distante del potere, di stampo greco-orientale.

La statua di Giulio Cesare Ottaviano Augusto ai Fori Imperiali a Roma, foto di Nemanja Peric.

L’ERC Consolidator Grant è uno dei finanziamenti più prestigiosi dell’Unione Europea e fa parte del programma Horizon 2020 ha una dotazione finanziaria di quasi 80 miliardi di euro in sette anni, con una dotazione complessiva superiore al 30%, rispetto a quella del programma precedente. Risorse importanti che, come visto, sebbene l’Italia non abbia brillato come sistema attrattivo, hanno premiato i ricercatori italiani che sono quelli che si sono meglio distinti tra le 39 nazionalità rappresentate: ben 47 progetti finanziati contro i 45 dei tedeschi e i 27 dei francesi.

Se il sistema Italia non ha brillato, il Veneto un mezzo sorriso lo può fare: oltre all’Università di Verona, anche a Cristiano Nicosia, professore nel Dipartimento di Beni culturali dell’Università di Padova, è stato assegnato sempre dal Consolidator Grant un assegno da 1.987.141 euro, per finanziare il suo progetto che studierà in modo nuovo gli aspetti sociali, economici e ambientali dell’Età del Bronzo.