L’occasione mancata
L'ennesimo pareggio a reti inviolate maturato allo Stadio Mazza lascia in parte l'amaro in bocca ad Aglietti e i suoi uomini, che forse avrebbero potuto osare qualcosa in più.
L'ennesimo pareggio a reti inviolate maturato allo Stadio Mazza lascia in parte l'amaro in bocca ad Aglietti e i suoi uomini, che forse avrebbero potuto osare qualcosa in più.
Si potrebbe pensare che un pareggio a Ferrara, in casa di una delle principali pretendenti alla promozione diretta in serie A, sia un risultato assolutamente positivo e per molti aspetti, sia chiaro, lo è. L’ennesimo 0-0 maturato allo Stadio Mazza contro la Spal (il terzo delle ultime tre sfide in terra romagnola) in effetti sarebbe stato firmato da chiunque alla vigilia e si tratta in ogni caso di un buon punto, quello portato a casa, anche e soprattutto alla luce di quanto poi visto nel primo tempo, quando i padroni di casa allenati da Pasquale Marino hanno spinto costantemente sull’acceleratore per cercare di portarsi in vantaggio. Un dominio abbastanza schiacciante, che ha visto Alberto Paloschi e soci (a proposito, erano ben quattro gli ex della gara: oltre all’attaccante anche Lucas Castro e Nenad Tomovic, entrambi in campo dal primo minuto, e Salvatore Esposito, entrato nella ripresa) andare al tiro in diverse occasioni, soprattutto con l’esterno d’attacco Di Francesco.
A metà del primo tempo, poi, poteva arrivare il patatrac. Gigliotti effettua un intervento scomposto in area, colpendo il pallone con il braccio, e l’arbitro Guida, dopo un attimo di esitazione e forse consigliato da qualche collaboratore, indica il dischetto del rigore. Dagli undici metri si presenta Alberto Paloschi che calibra un tiro angolato a mezz’altezza, sul quale come un gatto si avventa l’ottimo Semper che, con il braccio di richiamo, sventa in calcio d’angolo. Scampato il pericolo, il Chievo continua per tutto il resto del tempo a difendersi con ordine, ma senza mai riuscire a superare con convinzione la metà campo avversaria. Si gioca, in pratica, a una porta sola fino al 42esimo minuto quando Joel Obi – onorando il numero 10 che porta sulla maglia – compie una magia ingannando due avversari e propiziando la seconda ammonizione dello spallino Strefezza. In dieci contro undici la Spal si abbassa subito e già alla fine della prima frazione di gioco il Chievo dà l’impressione di poter sferrare la zampata decisiva.
Nella ripresa ti aspetti un Chievo all’assalto, complice la superiorità numerica e il calo di energie che inevitabilmente i ferraresi prima o poi cominceranno ad accusare, anche per l’enorme sforzo prodotto nel primo tempo. E in effetti nei primi minuti si nota una maggior convinzione di Mogos e soci nel cercare la profondità e schiacciare il piede sull’acceleratore. Marino, che nella ripresa lancia in campo l’esperto Floccari al posto del deludente Paloschi, mette di fatto nove uomini a difesa di Thiam non lasciando sbocchi alla compagine di Aglietti, che nonostante il prolungato possesso palla fatica non poco a trovare spiragli giusti. Non a caso, in tutto il secondo tempo, gli unici veri pericoli portati alla porta della Spal arrivano da tiri dalla distanza da parte di Palmiero e Garritano. In area, nonostante gli ingressi in serie di De Luca, Ciciretti, Giaccherini e Fabbro, gli spazi sono intasati e non si riesce a trovare la giocata capace di scardinare la difesa avversaria.
Insomma, un tempo per ciascuno non fa male a nessuno, ci verrebbe da dire. L’equilibrio in realtà non c’è mai stato nel corso della gara, che si è giocata quasi sempre in una sola metà campo: quella del Chievo nel primo tempo e quella della Spal nel secondo. Alla fine, però, le difese hanno prevalso ancora una volta sugli avversari e lo 0-0 non è stato schiodato. Tenendo conto del valore dell’avversario e della non perfetta condizione atletica di alcuni elementi che si devono ancora riprendere dai recenti infortuni (Obi, Giaccherini, Fabbro) si tratta di un pareggio che può essere comunque salutato con favore da parte del popolo gialloblù. Di certo, però, c’è che l’espressione colta fino in tribuna stampa da parte di Aglietti al triplice fischio finale fa ben comprendere la delusione del tecnico toscano, che probabilmente si sarebbe aspettato maggiore veemenza da parte dei suoi nel cercare la via del gol. Forse la stanchezza generale del periodo e, comunque, un eccesso di prudenza al cospetto di un avversario, la Spal, sì “azzoppato” dall’espulsione ma sempre pronto a vendere cara la pelle, non ha permesso quell’assalto che anche i tifosi – probabilmente – avrebbero voluto. Di certo con le polveri bagnate in attacco (Djordjevic ancora una volta è stato il fantasma di sè stesso, mentre Margiotta stavolta non è riuscito a incidere come contro la Reggina) e l’estro del “Giak” e di Ciciretti ancora non del tutto riesploso, risulta difficile trovare quei gol e quelle vittorie con continuità necessarie per recuperare le posizioni in classifica.
Poco male. Il campionato non dà tregua e già sabato alle 14 si presenta per la compagine “pandorata” un’altra sfida di quelle da far tremare i polsi. Al Bentegodi, infatti, arriva nientepopodimeno che l’Empoli capolista. Niente paura, però: il Chievo di questi tempi ha tutte le carte in regola per riuscire a fare lo sgambetto ai toscani. Aglietti – che peraltro in passato ha allenato per un biennio la squadra toscana – ci terrebbe di sicuro tantissimo.
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