Il tennis italiano ha trovato un nuovo campione
Jannick Sinner, a soli 19 anni e 3 mesi, è diventato il più giovane italiano a conquistare un torneo ATP.
Jannick Sinner, a soli 19 anni e 3 mesi, è diventato il più giovane italiano a conquistare un torneo ATP.
Le divinità dello sport sono strane, spesso imprevedibili. Possono mettere le ali ai piedi a un ragazzone giamaicano o dare una resistenza senza fine ai giovani africani degli altopiani del Kenia. Talmente imprevedibili da mettere una racchetta in mano a un dodicenne della Val Pusteria e trasformarlo in pochi anni in un prospetto di futuro campione del tennis mondiale. Esile e filiforme, con lunghi capelli rossi e l’espressione decisamente ancora imberbe, Jannick Sinner ha confermato i suoi passi da gigante vincendo il suo primo torneo ATP a Sofia, in Bulgaria. Grazie a questo successo, è diventato da ieri l’italiano più giovane, nella storia del nostro tennis, a vincere un torneo del circuito. Con i suoi 19 anni e 3 mesi ha superato l’altro italiano Claudio Pistolesi, che vinse nel 1987 il suo primo e unico torneo ATP della sua carriera a 19 anni e 7 mesi. Per dare un’idea del valore dell’impresa compiuta dal giovane altoatesino – con i dovuti paragoni – basti pensare che un certo Roger Federer vinse il suo primo torneo a 19 anni, 5 mesi e 26 giorni.
A differenza di altre discipline sportive, nel tennis, proprio per la sua natura elitaria, certi risultati si possono raggiungere solo con l’organizzazione e, soprattutto, con il fondamentale supporto di adeguate infrastrutture. Tutti ricorderanno i fasti degli anni settanta di Panatta e Bertolucci quando l’enorme ondata di popolarità di questo sport portò alla nascita un po’ dovunque di Centri Federali e circoli tennistici, culminando nel 1976 nella storica conquista della Coppa Davis. Fasti che pur mantenendosi a buoni livelli anche nei decenni a seguire, sembravano non essere più in grado di raggiungere certe vette. Ci siamo appassionati ai vari Canè, Nargiso e Volandri ma nessuno di questi è mai riuscito ad avvicinarsi nel ranking mondiale alle posizioni che contano. La svolta è arrivata grazie all’eccezionale lavoro messo in atto nel decennio scorso dalla FIT che ha portato ai successi di Schiavone e Pennetta in campo femminile e di Fognini e Berrettini in campo maschile, quest’ultimi entrati entrambi nella top ten mondiale, dopo anni di cocenti magre. A tal proposito, si è rivelata lungimirante l’idea del presidente federale Biraghi di dare vita a SuperTennis, un canale digitale che si è rivelato un formidabile strumento di promozione di questo sport, soprattutto verso i più giovani. La naturale evoluzione ha portato alla presenza di ben otto atleti nei primi cento del ranking ATP dove la stella è ora rappresentata proprio da Jannick Sinner.
Abile praticante dello sci, come tutti i ragazzi altoatesini, il giovane campione ha scoperto che il tennis poteva rappresentare la svolta per il suo futuro, grazie alla felice intuizione di Riccardo Piatti, che vedendolo tirare i primi colpi, notò in lui il classico predestinato. Tra i due nacque subito un rapporto quasi viscerale che portò Jannick a seguire il suo maestro allo storico club di Bordighera, quando aveva solamente tredici anni. Per Piatti, che nella sua carriera ha allenato campioni del calibro di Djokovic e Raonic – tanto per citarne alcuni – Sinner rappresenta il suo capolavoro finale, il regalo che tutti gli appassionati di tennis attendevano da decenni. Chi lo segue da qualche anno, quindi, non è rimasto stupito dal successo ottenuto ieri contro il canadese Pospisil. Dotato di un fisico magro e dinoccolato ma in grado di far partire colpi di una potenza devastante, è salito agli onori della cronaca quando due mesi fa è arrivato sino a quarti di finale di un torneo di altissimo prestigio come il Roland Garros, battuto solo da Rafa Nadal, da tutti considerato come il sovrano incontrastato di ogni epoca della terra rossa, al quale ha reso la vita difficile, riuscendo a giocare quasi alla pari ben due set. Nella finale vinta in Bulgaria contro Pospisil, ha dimostrato, oltre alle indubbie qualità, di possedere anche una grande forza mentale. Conquistato con autorità il primo set, ha ceduto nel secondo, in preda a un inaspettato black out dove ha prevalso, forse per la prima volta, un pizzico di nervosismo. Nel terzo set, però, ha saputo ritrovare la giusta dose di tranquillità, rispondendo colpo su colpo a un avversario ispiratissimo, soprattutto nel servizio, arrivando a conquistare il successo con un tie-break giocato da vero cannibale qual è. Ora Sinner annusa già l’entrata nei primi venti (dopo questa vittoria diventa ora il numero 37) e chissà quali altri successi potrà ottenere da qui in avanti, quando alle esperienze fatte in questi anni si abbineranno i miglioramenti attesi del suo livello muscolare e di quel gioco di volo, attualmente suo punto debole.
Non tutti ricorderanno, che l’origine del tennis potrebbe essere fatta risalire addirittura alla “pallacorda“, gioco praticato inizialmente dai Longobardi e sviluppato successivamente in una versione più evoluta dai Francesi che lo chiamarono “tenes“, parola derivante dal latino “tenus“ che significa corda tesa, prima che Inglesi e Americani contribuissero alla sua crescita definitiva. Ecco, quindi, che possiamo pensare che con Jannick Sinner, il tennis sia finalmente tornato alle origini. Teniamocelo stretto, non bruciamolo e, soprattutto, godiamocelo.
©riproduzione riservata