È mancato nella notte, improvvisamente, Renato Bernuzzi, personalità che ha segnato in maniera significativa la storia della musica veronese a partire dagli anni Sessanta. La città lo conosce come Renato dei Kings anche se il gruppo ha avuto una genesi che ha visto la partecipazione del musicista successiva alla formazione originaria.

I Kings affondano le radici nel 1961 quando la formazione si faceva chiamare The Angels. Il ritmo, il gusto e le sonorità sono quelle della musica spensierata e allegra del rock&roll che stava rivoluzionando modi e costumi non solo a livello musicale. È una svolta epocale che coinvolge più generazioni anche se l’onda emotiva più forte è quella della spinta giovanile. L’intera società – affascinata da orizzonti musicali che permettevano virtuosismi ed evoluzioni sonore nuove – ne è coinvolta. E Verona non è da meno.

Ennio Ottofaro, Dario De Santi, Franco Busini e Marcello Butturini, forti di un gusto e di una primordiale formazione musicale affine, fondano quel gruppo che di li a poco sceglierà il nome di Kings. L’inizio, come spesso avviene, è “romantico”: i giovani musicisti provano nella cantina del fondatore Ottofaro – ora leader della band tributo ai Dire Straits – in cerca di un successo che arriva rapidamente ma non senza la dovuta gavetta.

La formazione dal vivo a San Giovanni Lupatoto: da sinistra, Daniamo Pelanda, basso, Renato Bernuzzi, voce, Pierpaolo Adda, batteria, Ennio Ottofaro, chitarra, Gilberto Storari, chitarra. Fonte profilo Facebook di Renato Bernuzzi

Dopo qualche cambio di componenti e l’appoggio a Dino nei suoi primi dischi, il gruppo segna in primo passaggio di notorietà: non solo accompagnerà il cantante nelle sue produzioni ma parteciperà a diversi festival. Nel 1965 è la volta di Renato, chiamato a sostituire il cantante Dino Zambelli che decide di seguire un altro percorso. Con Renato il gruppo si trova convolto in progetti originali e in cover di alcuni successi internazionali. È lui, da subito, pur essendo entrato in fase successiva, una delle anime più significative del gruppo.

Il brano de I Kings nel film “Per un pugno di canzoni”, del 1966

Un uomo energico, capace di organizzare, pianificare e dare libero sfogo al suo indubbio talento. È un periodo fiorito che porta i Kings – dopo aver partecipato come gruppo di spalla nella tournée di Antoine ed essere apparsi nel film “Per un pugno di canzoni“, in pieno stile musicarello – a una serie di concerti, serate e collaborazioni che sembrano essere senza freni.

Con la fine degli anni Sessanta inizia un periodo difficile per il gruppo, situazione che li porterà allo scioglimento. Nessuno, però, si dà per vinto. Nemmeno Renato, che prosegue la carriera solista affiancandola all’organizzazione di concerti, di eventi e serate di karaoke dove lui stesso interpreta i brani più significativi della storia della musica nazionale e internazionale. Una pausa che segna, come spesso accade, la nascita di nuove esperienze ed orizzonti. La sorpresa, negli anni 80, in occasione del Verona Beat vede il gruppo riprendere le sue attività con rinnovato entusiasmo.

Nella nottata appena trascorsa purtroppo il faro si è spento. A ricordarlo è l’amico di sempre Ennio Ottofaro: «Renato stava bene, l’avevo sentito energico e pieno di spirito solo appena qualche giorno fa. È stato colui che ha mantenuto intatto il ricordo dei Kings, cantando per cinquantatré anni Caffè amaro, della quale sono compositore e scritta da Pierpaolo Adda. Una canzone che è una sorta di inno non solo per noi e per Verona. Musica e parole abbinate alla sua voce per qualcosa che rimarrà sempre nei cuori di molti. Era prima di tutto un amico, con cui bevevo il caffè spesso. Verona lo ha amato, come artista ma soprattutto come uomo. Era sempre pronto alla battuta. Renato, come si usava negli anni ‘60, era frontman, un uomo di spettacolo, che saltava sul palco come un canguro, esile ed agile. Ci mancherà, come espressione di quella Verona beat che ha segnato la nostra adolescenza. Sono senza parole.»

Da sinistra, Mario Cammalleri con Renato Bernuzzi in una foto recente

Mario Cammalleri, musicista che negli anni del beat prendeva parte alle band de “Le Scosse” e dei “Sexmachine” e oggi si esibisce in diversi pianobar veronesi, anche ultimamente si era sentito con Renato. «Giusto dieci giorni fa stavamo organizzando una serata musicale insieme. Prima che arrivassero le basi per il pianobar, lo accompagnavo al pianoforte e alle tastiere mentre lui si esibiva in standard degli anni Cinquanta e Sessanta. L’ho conosciuto che avevo quindici anni, lui pochi di più, punto d’incontro il bar Motta di via Mazzini. Non era ancora entrato a far parte de I Kings ed era già un cantante musicalmente preparato. Una persona stupenda, sincero nei commenti musicali. Negli ultimi tempi era un po’ stanco, ma non di musica. Resterà per sempre l’icona del beat veronese