Verona rimandata su vivibilità e sostenibilità
Nel Rapporto Legambiente sull'Ecosistema Urbano 2020, Verona risulta 70esima nella classifica dei 104 capoluoghi di provincia. Fosse a scuola sarebbe da 5 meno meno.
Nel Rapporto Legambiente sull'Ecosistema Urbano 2020, Verona risulta 70esima nella classifica dei 104 capoluoghi di provincia. Fosse a scuola sarebbe da 5 meno meno.
Nei giorni scorsi è stato presentato il Rapporto numero 27 di Legambiente sull’Ecosistema Urbano italiano elaborato in collaborazione con la società di consulenza Ambiente Italia e “Il Sole 24 ore”. Un appuntamento importante perché fornisce uno strumento di misura della vivibilità e della sostenibilità delle nostre città.
I 104 capoluoghi di provincia coinvolti sono stati classificati secondo sei principali componenti ambientali: energia, acque, aria, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, la cui qualità è stata valutata utilizzando diciotto indicatori di Ecosistema, costruiti con i dati ufficiali pubblicati per il 2019 da Istat, Aci e Ispra.
Legambiente pensa così di fornire uno strumento utile alle amministrazioni pubbliche per indirizzare la loro azione di governo ma anche ai cittadini per verificare l’efficacia delle iniziative intraprese dai loro rappresentanti, offrendo anche un pregevole forse unico confronto con altre città europee.
«Con questo nuovo report vogliamo dare un contributo alla riflessione globale sul futuro delle città partendo dalle esperienze positive» conferma nell’introduzione Mirko Laurenti, responsabile Ecosistema Urbano di Legambiente.
Le città che hanno offerto le migliori prestazioni complessive nel 2019 sono risultate Trento, Mantova e Pordenone con votazioni prossime all’otto. Le migliori città venete sono state Belluno, risultata sesta, e Treviso, undicesima.
Per noi è interessante esaminare nel dettaglio la situazione di Verona, quest’anno retrocessa di tre posizioni fino alla 70esima, con un punteggio di 48,7 su cento. Nella pagella scolastica si meriterebbe 5 meno meno: insufficiente con lieve tendenza al peggioramento.
Lo facciamo utilizzando l’immagine fornita da Legambiente con le valutazioni per ogni singolo indicatore di ecosistema.
Nella produzione di energia rinnovabile, con 1950 piccoli impianti fotovoltaici installati, Verona si posiziona brillantemente al terzo posto. È un ottimo risultato ma è doveroso far notare che solo il 2% dell’energia consumata dai veronesi è soddisfatto dalla produzione rinnovabile locale e l’obiettivo della decarbonizzazione cittadina è ancora molto lontano.
Invece la capacità di depurazione delle acque e il loro consumo procapite pone la città oltre l’80esima posizione; a questo si aggiunge la notevole dispersione nella rete idrica. Dal bilancio di sostenibilità di Acque Veronesi si apprende infatti che circa il 37% dell’acqua potabile viene persa prima di raggiungere i rubinetti delle case.
Non è invece una novità la scarsa prestazione nella gestione dei rifiuti urbani dove la raccolta differenziata veronese è intorno al 50% quando gli obblighi di legge la vorrebbero al 65% e Treviso realizza un 87%.
Ma è nella qualità dell’aria, con le concentrazioni delle polveri sottili PM10, di ozono e di biossido di azoto NO2 dove si riscontrano le condizioni peggiori che trascinano Verona, anche qui, oltre l’80esima posizione. Purtroppo è una situazione cronica alla quale non abbiamo, come Paese, voluto adottare soluzioni efficaci. Si tratta di un aspetto che desta serie preoccupazioni per la salute e l’Italia, sistematicamente sopra i limiti consentiti, in violazione delle direttive europee e per questo motivo sottoposta a procedura di infrazione.
Nella mobilità cittadina il report segnala poi situazioni varie. Il numero di persone che utilizzano mezzi pubblici è buono (13sima posizione), l’offerta di trasporto pubblico e di piste ciclabili hanno pure buoni indicatori, ma il numero degli incidenti stradali è preoccupante (72esimo posto).
Opportuno segnalare che il PUMS (Piano Urbanistico Mobilità Sostenibile), recentemente presentato in bozza dal vicesindaco Luca Zanotto, stima al 5% del totale la attuale mobilità ciclistica veronese con l’obiettivo dichiarato al 2030 di raggiungere il 12.3%. Il confronto con Treviso ora al 25%, Padova al 17%, Ferrara al 27% è umiliante.
Infine l’ambiente urbano con l’estensione del verde a 31 mq per abitante e il numero di alberi ottiene una valutazione relativamente positiva ma la scarsità di isole pedonali e l’uso efficiente di suolo necessitano di maggiore attenzione.
Un giudizio quindi complessivamente negativo, leggermente mitigato dalla considerazione che il rapporto pone per il progetto veronese Steps (Shared Time Enhances People Solidarity) includendolo fra le diciassette best pactices italiane. Si tratta di una iniziativa realizzata insieme da Comune, Università, Ater e cinque cooperative sociali veronesi allo scopo di migliorare la qualità della vita e combattere la solitudine in Terza Circoscrizione, l’area più popolosa e anziana di Verona, per la quale la Commissione Europea ha stanziato nello scorso luglio quattro milioni di Euro in tre anni.
Preziosa la dichiarazione della presidente di Legambiente Verona Chiara Martinelli nel comunicato stampa di accompagnamento al rapporto: «La città perde 3 posti non per un peggioramento oggettivo dei dati, che in qualche caso danno flebili segnali positivi, ma per una sostanziale immobilità generale che imperversa da anni. Molte altre città fanno meglio investendo su mobilità sostenibile, ottimizzazione nella raccolta dei rifiuti, risparmio idrico e aumento del verde pro capite. A Verona siamo fermi da anni con gli investimenti strutturali».
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