«Andiamo, altrimenti quei poveretti muoiono di fame.»

Inizia con questa citazione Fiore di Roccia di Ilaria Tuti, una frase potente che irrompe dalla voce di Maria Plotzner Mentil (1884-15 febbraio 1916) ultima Portartice Carnica e fonte di ispirazione di questo romanzo.

Ambientato durante la Prima guerra mondiale il romanzo porta alla luce, per l’appunto, le gesta eroiche delle Portatrici della Carnia in Friuli. Donne di ogni età che dal loro paese, Timau, raggiungevano le alte montagne friulane a supporto dei soldati Italiani impegnati nella resistenza agli austriaci.
Di tali figure dimenticate Ilaria Tuti ha saputo raccontare con maestria le valorose prodezze dedicando interamente a loro la sua ultima opera.

Nata nel 1976 a Gemona, dove risiede, Ilaria Tuti, dopo aver lavorato come illustratrice, ha pubblicato racconti gialli e fantasy in riviste e antologie ottenendo il “Premio Gran Giallo città di Cattolica” nel 2014.
Nel 2018 ha esordito nella narrativa gialla con Fiori sopra l’inferno, pubblicato da Longanesi Editore. Il thriller ha come protagonista la commissaria e profiler sessantenne Teresa Battaglia impegnata in un caso di omicidi da risolvere. Un romanzo che ha ottenuto un grandissimo consenso di critica e pubblico non solo in Iitalia ma anche all’estero.

Stesso trionfale destino il suo successivo thriller Ninfa Dormiente, uscito ancora per Longanesi Editore nel 2019, che rappresenta il seguito del precedente, la protagonista è sempre l’intrigante commissaria Battaglia chiamata a sciogliere un nuovo mistero.

Quest’anno, col medesimo editore, la scrittrice ormai di fama internazionale, ha pubblicato il suo nuovo libro Fiore di roccia, che si allontana dalla saga thriller per approdare a un romanzo storico.

Si tratta di un’intensa storia di vita ambientata nella Prima guerra mondiale ma soprattutto una storia di donne esistite realmente, le cui imprese valorose sono, per lo più sconosciute al grande pubblico.
Infatti, quando si parla di azioni eroiche del periodo di belligeranza ciò che viene in mente, nell’immaginario comune, sono le gesta valorose di comandanti, capitani, soldati. Uomini non certo di donne.
Tuttavia pochi sanno che la guerra è stata teatro anche di grandi azioni eroiche di donne che hanno contribuito con discrezione ma con un vigore non comune alla resistenza Italiana durante il primo conflitto mondiale, in particolare, tra le montagne friulane nella zona Carnia.

Con Fiore di Roccia Tuti rende giustizia a queste donne e in particolare a Maria Plozner Mentil, ultima Portatrice, uccisa da un cecchino austriaco mentre stava trasportando al fronte con la sua gerla – cesto in vimini a forma di cono rovesciato aperto in alto munito di due cinghie per essere portato a spalle e usato per trasportare materiali vari – un carico di munizioni.
A Maria Plozen Mentil nel 1997 è stato conferito dal Presidente della Repubblica la medaglia al valore militare, quale ideale rappresentante delle Portatrici Carniche.

Una foto di Ilaria Tuti dal suo profilo Facebook

Il racconto della Tuti è per lo più tratto da eventi corrispondenti alla realtà anche se alcuni personaggi, in particolare, la protagonista, Agata, sono frutto della sua pura fantasia. La scrittrice delinea in Agata l’immagine di una ragazza contadina e molto povera – le Portatrici Carniche sono raccontate dalla storia come donne agresti e indigenti – che insieme alle compaesane e amiche del paese dove vive risponde, nonostante la miseria, alla richiesta di aiuto dell’esercito italiano in seria difficoltà.
Il fronte, locato tra le montagne friulane, aveva necessità di viveri e munizioni che nessuno poteva far arrivare stante il fatto che tutti gli uomini erano impegnati in battaglia.

Queste donne decideranno di aiutare l’esercito senza alcuna esitazione. Tra gli impervi sentieri della montagna con le gerle in spalla porteranno dal paese fin all’alto piano il necessario – viveri, munizioni, lettere dei propri cari – per dare aiuto ai soldati nonostante l’immensa fatica e il pericolo di una guerra in corso.

Con una scrittura poetica, scorrevole ed estremamente intensa Ilaria Tuti racconta queste coraggiose figure femminili senza, tuttavia, cadere in una eccessiva celebrazione.
La scrittrice con una narrazione profonda ma molto misurata, semplice e diretta fa partecipe il lettore di un fondamentale pezzo di storia che ha fatto grande il nostro Paese in termini di solidarietà, unione, amore non solo verso la propria nazione ma verso gli esseri umani.

Un romanzo che onora la forza delle donne italiane mettendo in luce il loro valore per quello che è stato come persone: individui che nonostante l’estrema povertà e fragilità fisica hanno, attraverso una impresa davvero difficile, difeso strenuamente l’Italia e i suoi giovani soldati in guerra.

La toccante bellezza di questo romanzo sta nel fatto di avere da un lato, la grande capacità di coinvolgere il lettore, grazie alla costruzione di una storia eretta con maestria e scolpita liricamente, e dall’altro di non perdere ne in delicatezza, ne in eleganza nonostante tante vicende di guerra narrate siano molto cruenti.

Un libro da non perdere perchè racconta una memoria che è stata sepolta per troppo tempo e che deve essere portata all’attenzione di tutti stante il valoroso apporto che ha dato alla storia Italiana.

Oggi a Timau di Paluzza (Udine), il paesino delle Portarici, c’è un museo storico dedicato alla Grande Guerra “La zona Carnia nella Grande Guerra” nel quale si trova un settore che racconta di queste donne eroiche.