Approda anche a Verona la sesta Rassegna nazionale dei maestri intarsiatori lignei, che inaugura oggi pomeriggio alle 17 in Sala Renato Birolli. Il progetto curato dall’associazione Quinta Parete – e realizzato in collaborazione con la prima circoscrizione Centro storico – mette al centro un’arte che non è relegabile solo nella dimensione dell’artigianato. Un accento che proprio in riva all’Adige ha particolare significato, dato il prezioso patrimonio custodito in Santa Maria in Organo ad opera di fra’ Giovanni da Verona.

L’esposizione di fatto esprime il legame che la produzione dei maestri contemporanei mantiene con la storia dell’arte, dal Trecento fino alle avanguardie novecentesche. Sono sedici gli intarsiatori che espongono: Arturo Biasato, Erica Biscarini, Marcello Buccolieri, Carletto Cantoni, Bruno De Pellegrin, Nino Gambino, Lino Giussani, Francesco Lazzar, Luigi Mandelli, Giuseppe Mazo, Neri Nanni, Daniele Parasecolo, Aniello Smilzo, Fabio Tamburi, Noemi Verdoliva, insieme a un omaggio al maestro veronese Aldo Tomelleri. La mostra fa seguito a un percorso che ha toccato Desenzano, Belluno, Cantù, Cremona, Padova, e proseguirà nei prossimi mesi in diverse sedi nazionali.

Arturo Biasato, Le tre donne

«Ogni edizione si arricchisce di nuovi intarsiatori, si rinnova nelle opere esposte e si mette in relazione con il patrimonio storico e culturale di ogni città ospitante – afferma il curatore, Federico Martinelli -. A questa tappa veronese sono sei i nuovi maestri che si sono uniti al progetto, a conferma che questa proposta interessa anche gli esordienti.»

Dal Rinascimento ai giorni nostri

Il percorso espositivo riporta i contenuti iconografici dell’arte sacra dei secoli passati e della tradizione rinascimentale, insieme a composizioni che radicano nel linguaggio pittorico del Novecento, tra figurazione e astrattismo. «È un mondo di nature morte, scorci metropolitani, grattacieli, elementi naturali, accanto a figure sacre – anticipa Martinelli -. Gli astratti, poi, creano vortici di colore, geometrie dissolte o rigorose, in cui la composizione, la struttura dell’immagine, i bilanciamenti cromatici sono emblematici di quanto la tarsia lignea possa esprimere. Scompare l’immediatezza, il gesto, e il movimento diventa minuzioso, si dilata nel tempo della sua esecuzione.»

Il catalogo contiene anche un breve saggio del professor Pierluigi Bagatin, socio ordinario dell’Accademia dei Concordi di Rovigo e direttore della rivista “Beni culturali e ambientali in Polesine”, dedicato all’arte di fra’ Giovanni da Verona, di cui possiamo citare alcuni passaggi.

L’eredità di fra’ Giovanni da Verona

«La diversità delle tecniche e delle tematiche iconografiche degli intarsiatori odierni rispetto a quelle dei “maestri di prospettiva” del Quattro-Cinquecento, non rende dissimile il trasporto che gli uni e gli altri ebbero per una materia artistica tanto calda ed esplicita come il legno, rendendo così assolutamente doveroso ed esplicito l’omaggio corale della rassegna verso l’artista veronese e i suoi capolavori in Santa Maria in Organo. […]

Alla soglia dei quarant’anni, fra’ Giovanni si dimostra artista di cultura vasta e aggiornata, impegnato a fornire progetti (senz’altro per il campanile, forse per la chiesa) in stretta collaborazione con scultori, tagliapietra, mastri murari. Una misura umana di spontanea affabilità gli consente di reggere le fila di un coinvolgimento notevole nel settore suo proprio degli interventi lignari e contestualmente di tenere i contatti con la migliore cultura artistica locale e non.

Solo su questo piano si possono spiegare la frequentazione del Mantegna, intinta di famigliarità, e la costante gravitazione su Santa Maria in Organo delle maggiori personalità pittoriche veronesi, da Liberale ai Dai Libri ai Morone. Il coro di Santa Maria in Organo (1494-1499) scaturì da un consapevole e calibratissimo intendimento di arte e di cultura, che aveva ben presente lo stato della professione lignaria applicata alla tarsia nelle sue più celebrate realizzazioni italiane (a Verona non c’erano tradizioni di intarsio ligneo prospettico degne di rilievo).

[…]«Gran maestro di commessi di prospettive di legno», «valente di disegno e d’opera», come sottolinea convintamente il Vasari, fra Giovanni fu di un virtuosismo stupefacente nell’uso dei legni. Con le astuzie di un artista peritissimo, scegliendo i legni, i tagli e la stagionatura degli stessi, creando riflessi cromatici diversi con il bagno in oli bollenti e l’uso di altre sostanze, fra Giovanni – come i più bravi dei suoi colleghi – dava l’illusione del vero, anche nel soggetto singolo, non solo nell’insieme.[…]

Le sue «preghiere di legno» non si nutrivano del rifiuto medievale del mondo, delle sue arti e delle sue conoscenze. Non avevano il tono agghiacciante di una danse macabre. Ma con pacata didascalicità fra’ Giovanni dava fiato nei suoi cicli al controcanto dell’esaltazione della gloria umana, costruendo le icone di un mondo di pellegrini dello spirito

L’esposizione è a ingresso gratuito, dal martedì alla domenica dalle 10 alle 12.30 e 15 alle 19, dal 25 ottobre al 12 novembre.

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